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Resistenza Houthi spinge Onu a scaricare Riyadh

houthisGli Houthi, con la loro spettacolare risposta all’aggressione saudita, stanno costringendo l’Onu a rivedere la sua posizione. Secondo indiscrezioni pubblicate dall’agenzia Reuters e dal quotidiano libanese Al-Akhbar, il nuovo piano Onu per la pacificazione dello Yemen prevede le dimissioni dell’ex presidente-fantoccio Mansur Hadi e del suo vice e, entro un mese dalla firma dell’accordo, la formazione di un Governo di unità nazionale con la piena inclusione degli Houthi.

Un simile progetto vedrebbe accolta la base delle richieste della Resistenza e dell’ex presidente Saleh, che sarebbe anch’esso coinvolto nel futuro politico dello Yemen, in netta contrapposizione a quanto sostenuto da Riyadh. E che le indiscrezioni siano veritiere, è dimostrato dalle dichiarazioni di Hadi, che ha attaccato violentemente l’inviato speciale dell’Onu Walid Shaykh e la road map proposta per la soluzione della crisi.

Hadi, dopo essersi prestato senza riserve ai giochi sauditi, si vede ora scaricato e senza alcuna copertura né futuro politico, mentre i suoi principali avversari, gli Houthi, saranno al Governo. Una constatazione doppiamente amara per lui, se si considera che la risoluzione dell’Onu 2216, varata sotto dettatura saudita e con il totale appoggio di Washington e di larga parte dell’Occidente all’inizio dell’aggressione, prevedeva il disarmo degli Houthi, il loro ritiro dalla capitale e lo scioglimento delle loro istituzioni.

Il motivo della radicale modifica delle posizioni dell’Onu sta negli ormai mutati equilibri internazionali e nella presa d’atto, ormai indifferibile, del catastrofico esito dell’aggressione consumata da Riyadh. Al Palazzo di Vetro, anche i più stretti alleati/complici dei Saud hanno ormai compreso che lo Yemen può divenire la tomba del regime saudita, e stanno manovrando per sganciarsi e salvare il salvabile.

Alla radice di questo “miracolo” c’è la Resistenza Houthi che, malgrado l’enorme disparità di forze, ha scelto di combattere per uno Yemen diverso, e c’è un Popolo che si è stretto attorno ad essa ed al suo Esercito rifiutandosi di chinarsi ad un padrone saudita.

È questo quello che andrebbe rimarcato, e che invece è colpevolmente ignorato dai media occidentali in nome di antichi rapporti di forza e di ricchezza che stanno ormai svanendo. È il martirio di un Popolo sottoposto ad una sanguinosa aggressione, affamato da un blocco inumano, ma che rifiuta di piegarsi e combatte fino ad una vittoria che sta cominciando a delinearsi.

Una lezione per il cosiddetto “mondo civilizzato”, ma troppo “forte” per un Occidente che da troppo tempo ha dimenticato cosa significhi battersi realmente per una causa.

di Salvo Ardizzone

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