Repubblica Centrafricana, 30 mila in fuga da violenze
Nella Repubblica Centrafricana sono avvenuti nuovi scontri armati tra il Movimento per la Liberazione della Repubblica Centrafricana e Rivoluzione Giustizia, scontri nati lo scorso 27 Dicembre. Le violenze hanno costretto alla fuga più di 30mila abitanti della Repubblica Centrafricana, chi è riuscito a sfuggire ha trovato rifugio nella città di Paoua dove è stato approntato un campo d’emergenza gestito da Medici Senza Frontiere.
Dalle testimonianze raccolte dai volontari che hanno assistito le 30mila persone in fuga, lo scenario è apocalittico: villaggi incendiati, estorsioni, stupri e violenze contro chiunque capiti a tiro. La situazione è ancora estremamente grave. La Repubblica Centrafricana ha una popolazione totale di 5.166.510 mila abitanti con un tasso di crescita del 2,142%. Il Pil pro capite è di 800 dollari mentre il reddito pro capite è di 541 dollari, numeri impietosi che danno l’idea dell’estrema situazione nella quale si trova il Paese.
Colonia dal 1903 al 1960 ha visto la presenza di francesi e belgi, nel 1956 un referendum indetto dai francesi portò all’approvazione della nuova Costituzione entrata in vigore nel 1958. Durò poco l’indipendenza perché dal 1962 al 1993 presero piede i regimi militari.
Tornando ai giorni nostri e alla fuga dei 30mila, Medici Senza Frontiere ha diffuso un comunicato che fa il punto sulla terribile situazione mettendo in luce che tutti i centri sanitari che si trovano nelle periferie sono chiusi ed è impossibile riuscire ad ottenere un minimo di assistenza.
A causa dei continui combattimenti, Msf è stata costretta a sospendere le proprie attività nei centri periferici, stando sempre alle testimonianze arrivate molti di questi centri sono stati saccheggiati sull’onda della violenza incessante nonostante la regione di Paoua sia una delle più tranquille si registrano violenze in ogni luogo; violenza generata dalla totale incapacità delle autorità regolari e statali di garantire una forma di sicurezza. Molti dei combattenti irregolari non vengono pagati e vessano la popolazione, già stremata di suo, togliendo quel poco di denaro che hanno a disposizione, aggravando ancora di più una situazione già di suo terrificante.
Emblematica è la storia di uno dei fuggiti: Josianne Wankian, 37 anni, madre di nove figli, vive nel villaggio di Betokomia, a pochi chilometri da Paoua. Il 28 dicembre 2017, alle 5 del mattino, ha sentito dei colpi di arma da fuoco vicino alla propria casa. Suo marito e il figlio tredicenne sono fuggiti all’istante perché correva voce che la violenza avrebbe risparmiato le donne, ma non gli uomini, per cui non avrebbero avuto scampo. Poco dopo alcuni uomini armati sono entrati in casa in cerca di cibo e denaro. Josianne era sola con i figli più piccoli. Per fuggire incolume insieme a loro, ha dovuto chiedere in prestito 12mila franchi a un commerciante di capre e oggi ha trovato rifugio a Paoua, a casa di una sorella maggiore.
Non era la prima volta che la famiglia di Josianne veniva vessata dai guerriglieri, era già successo nell’agosto del 2017 quando i ribelli hanno fatto irruzione nella sua abitazione ed hanno estorto cibo o denari; non contenti dei soldi che hanno estorto hanno rubato i pochi averi e dato a fuoco alla casa, da quel momento la vita di Josianne si è svolta nei campi.
Di storie come quella di Josianne ne è piena la Repubblica Centrafricana ed a poco può l’encomiabile operato di Msf che opera nella regione dal 2006, dando modo di poter usufruire di un pronto soccorso, di un ospedale pediatrico e dell’assistenza primaria pediatrica. Il tutto avviene nel silenzio più roboante del mondo occidentale in tutt’altre faccende affaccendato, salvo poi lamentarsi di coloro che, arrivati in europa, chiedono solamente di avere una vita dignitosa, cosa che non gli è stata permessa quando si trovavano in casa loro.
di Sebastiano Lo Monaco