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Repubblica Centrafricana: chi sono i Seleka?

di Mauro Indelicato

Dopo aver trattato in questa testata la presa di Bangui da parte del gruppo dei Seleka, torniamo ad occuparci della tensione che vi è nella Repubblica Centrafricana in questi giorni; come già detto nei giorni scorsi, il presidente Bozizè è stato deposto e l’esercito regolare non ha replicato agli attacchi dei Seleka ed oggi, di fatto, la capitale Bangui è amministrata dai ribelli, anche se a livello internazionale si preme affinché si realizzi un governo di unità nazionale, che comprenda anche il vecchio regime.
Ma la confusione cresce di ora in ora; questo perché, i Seleka non hanno mai avuto una guida carismatica a guidarli, l’unica figura di spicco è quella di Michel Djotodia, il quale però si autoproclamato presidente e molti stati, come per esempio il Sudafrica ma anche la stessa Unione Africana, non riconoscono un presidente autoproclamato.
Il concetto è stato ribadito giorni fa in Ciad, dove si è tenuta una riunione dell’unione dei Paesi centrafricani, nel quale, anche se oramai si ammette al deposizione di Bozizè, dall’altro lato però non si riconoscono i Seleka come rappresentanti della nazione.
La situazione sul campo è alquanto confusa: c’è chi parla di un graduale ritorno alla normalità, ma chi anche di una paura molto forte tra i cittadini della capitale Bangui.
Le fonti che emergono, in un Paese in cui non ci sono più le istituzioni, sono soltanto quelle delle ONG presenti sul campo, come Emergency e Medici Senza Frontiere, e quelle delle missioni umanitarie della Chiesa cattolica e di altre confessioni.
Dal sito dei Medici Senza Frontiere, si apprende come non ci siano più sparatorie e che l’ordine pubblico adesso viene garantito, ma l’accesso all’acqua ed alle cure mediche resta un miraggio per gran parte della popolazione, così come a rilento procede l’erogazione di energia elettrica.
Una suora invece, impegnata a Bangui, afferma come nelle prime ore dopo l’ingresso dei Seleka, in molti hanno perso tutto quello che avevano, perché alcune bande sono entrate nelle case e, dichiarando di agire in rappresaglia alla ricchezza accumulata da pochi ricchi a scapito della povera popolazione, hanno fatto autentiche razzie: “Gli abitanti della città, già di per sé poveri – si legge in una nota di altri esponenti di alcune missioni umanitarie – adesso hanno ancora meno. C’è un clima di terrore.”
Ma la paura, non proviene soltanto dalle bande di ladri che compiono saccheggi in giro per il paese, specie dopo le prime ore della caduta di Bozizè; la tensione deriva infatti anche dal fatto che non si capisce chi siano veramente i Seleka.
“Li sentiamo parlare – afferma un cittadino ad un sito dedicato al conflitto centrafricano – e non parlano né il francese, né la nostra lingua, abbozzano l’inglese. In più, dal colore della pelle direi che molti provengono dal Magreb o dal Ciad, indossano i turbanti e sono musulmani. Insomma, direi che di centrafricani lì in mezzo ce n’è davvero pochi; il nostro Paese non è governato da nostri concittadini”.
I Seleka in effetti, sono un mistero; di loro, si è iniziato a parlare circa un anno fa, quando molti gruppi di opposizione a Bozizè, in sella dal 2003, iniziarono ad organizzarsi e ad imbracciare le armi contro il regime militare; poi, nello scorso febbraio, sono arrivati gli accordi di pace con il quale si divideva il governo tra le due fazioni in lotta, infine la ripresa degli scontri e l’epilogo dei giorni scorsi, ma del loro posizionamento internazionale, della loro ideologia e delle loro intenzioni, poco o nulla è trapelato, nemmeno da quando hanno occupato i palazzi del potere di Bangui.

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