Report sulla difficile rinascita della Grecia
La Grecia è stata negli anni passati su tutte la prime pagine dei giornali europei e mondiali, la traballante situazione economica, il referendum ed il commissariamento da parte dell’Unione europea hanno contrassegnato gli ultimi anni della vita degli ellenici. In questi giorni, a dare un’ulteriore conferma delle difficoltà con la quale si trovano ad avere a che fare sia il governo che i cittadini greci è arrivato lo il report redatto da Dunja Mijatovic, commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa che ha condotto un’analisi dettagliata.
Il report è stato redatto dopo che il team ha soggiornato in Grecia nel giugno scorso dal 25 al 29 dove sono state prese in analisi non solo le condizioni economiche, ma anche le dinamiche che vedono protagonisti i tanti immigrati che arrivano in Grecia. Il movimento dei rifugiati nell’isola del Mediterraneo è molto corposo e visti i non facili momenti che sta vivendo Atene, a subire le conseguenze sono anche coloro che arrivano con un carico di aspettative non indifferente.
Rimandando al report che si può trovare on line, le conclusioni della Mijatovic non lasciano spazio ai dubbi: il processo di austerità imposto dall’Unione europea alla Grecia si è tradotto in una violazione dei diritti umani che ha visto come protagonisti sia gli ellenici che gli immigrati che si trovano in Grecia; eppure stando alle dichiarazioni di Moscovici la Grecia dopo i tre programmi di salvataggio è un “Normale Paese dell’eurozona.” Questa affermazione è del luglio scorso, quando il commissario Ue ha lodato le riforme che sono state imposte ad Atene.
A queste eccessive dichiarazioni hanno fatto da contraltare i risultati del report della Mijatovic che ha dipinto un altro scenario, ben più fosco di quello descritto da Moscovici, visto che nelle 30 pagine redatte dal team si è analizzato l’impatto dell’austerity sulla Grecia. Le manovre imposte alla nazione ellenica hanno colpito duramente il reparto pubblico andando a ledere principalmente il diritto alla salute dei cittadini che è sancito dalla Carta sociale europea, altro settore fortemente colpito è il comparto dell’educazione.
I numeri parlano chiaro e non lasciano spazio all’immaginazione: I servizi relativi alla maternità sono stati tagliati del 73% nel periodo che va dal 2009 al 2012, mentre quelli inerenti alla salute mentale sono stati pressoché dimezzati tra il 2011 ed il 2012; ad essere dimezzati o fortemente ritoccati sono stati anche gli stipendi di medici e infermieri creando una situazione di collasso nel settore sanitario dove sono venuti a mancare 4mila medici e 18mila componenti del personale sanitario.
Come sempre accade nei periodi di austerity è aumentato il numero dei suicidi che tra il 2010 ed il 2015 è arrivato al 40%, emblematico anche il caso dei decessi derivanti dalle “infezioni nosocomiali”, ossia le infezioni dovute alle cattive condizioni sanitarie degli ospedali. In aumento anche i picchi di Hiv e tubercolosi tra chi fa uso di sostanze stupefacenti il tutto a causa di uno scarso accesso all’assistenza sanitaria che è andato peggiorando negli anni del commissariamento, tanto da far approvare al Parlamento una legge per cui i dottori sono obbligati nei confronti dei malati gravi a scrivere l’aspettativa di vita dei pazienti sulla ricetta dei medicinali, cercando di risparmiare sui farmaci verso soggetti che hanno pochi mesi di vita.
Questione che riguarda anche l’aspetto vaccinale visto che nel 2016 il 60% dei bambini non è stato vaccinato, in aumento anche la mortalità infantile stando ai dati della Banca centrale greca vi è stata un’impennata che ha visto salire dal 2,5% del 2008 al 4% del 2014.
Altri settori presi in considerazione sono quelli dell’istruzione e della disoccupazione; se il sistema sanitario ellenico è ridotto al lumicino non è diversa la situazione del settore scolastico/universitario, anch’esso colpito duramente dalla mannaia della troika visto che i fondi sono crollati vertiginosamente dai 5.645 milioni del 2005 ai 4.518 milioni del 2017. “I tagli al bilancio hanno gravemente colpito il personale docente che è stato significativamente ridotto, così come la retribuzione degli insegnanti che hanno però visto aumentare il loro orario di lavoro”, si legge nel report.
Il tasso di disoccupazione è sceso al 19%, ma rimane il più alto dell’intera Unione europea seguito da quello spagnolo e da quello italiano, il tutto nel “ritorno alla normalità” sbandierato da Moscovici.
di Sebastiano Lo Monaco