Cronaca

Regione Lombardia, Fontana indagato

La Regione Lombardia che ha fatto registrare numeri record di contagi e di decessi durante l’emergenza Covid-19, ha subito un altro duro colpo, questa volta per mano del suo presidente Attilio Fontana. Infatti, è emerso un giro di soldi e di conti correnti occulti.

Acquisti? No, donazioni. Si gioca tutto su questo versante l’inchiesta della Procura di Milano che ha iscritto nel registro degli indagati Attilio Fontana dopo che l’antiriciclaggio ha lanciato un “alert” partito subito dopo che il governatore della Lombardia ha tentato di effettuare un bonifico da 250mila euro in favore della società del cognato. L’operazione, ovviamente, sarebbe avvenuta “all’insaputa” del parente. L’indagine è stata avviata per atto dovuto per capire se i 5,3 milioni fossero davvero della madre, all’epoca 82enne.

I tanti interrogativi sul governatore della Regione Lombardia

Non tornano molte cose nella vicenda Fontana, un’indagine che nasce dalla vicenda dei “camici” trasformatasi poi in donazione con il governatore della Regione Lombardia indagato per “frode in pubbliche forniture”. Un’indagine che si amplia e scoperchia altre oscure vicende visto che sono spuntanti anche 5,3 milioni di euro di fondi gestiti sino al 2015 da trust con sedi alla Bahamas. L’indagine adesso si sofferma proprio su questi soldi per capire se questa mole di denaro appartenesse davvero alla madre di Fontana e poi ereditati dal figlio. Si cercherà soprattutto di capire il perché si è ricorso a questa architettura finanziaria e se vi siano state delle incongruenze nei movimenti di denaro.

La vicenda dei soldi detenuti illegalmente all’estero dalla famiglia Fontana fino al 2015 è spuntata quasi per caso. In base alle prime informazioni, risulta che i due trust sono stati aperti 10 anni fa dalla madre di Fontana, Maria Giovanna Brunella. Nel 2015, al momento della sua morte, l’eredità è passata al figlio che in quel periodo era già sindaco di Varese. Fontana decide quindi di ricorrere allo “scudo fiscale” e di dichiararli allo Stato italiano. I Pm hanno avviato una serie di accertamenti tecnici soprattutto per capire perché il governatore abbia deciso di gestire 4,4 milioni su conti svizzeri attraverso lo strumento del mandato fiduciario, cioè affidandoli a una società terza.

Fontana dovrà chiarire molte discrepanze tra cui i motivi che lo hanno portato a maggio scorso a predisporre un bonifico da 250mila euro verso la società del cognato. La cifra, infatti, corrisponde al mancato profitto del parente causato dal provvedimento che verrà preso il giorno dopo, cioè quello di trasformare la “vendita” dei 75mila camici alla Regione in “donazione” e la rinuncia dell’azienda a farsi pagare dalla Regione i 49.353 camici e i 7mila set già consegnati. L’alert all’antiriciclaggio è scattato perché nell’operazione mancavano una causale coerente e le parti correlate, oltre al fatto che i soldi provenivano da una “persona esposta politicamente” e per giunta detenuti in passato in conti esotici.

Obiettivo risarcimento

L’obiettivo di Fontana sarebbe stato quello di ristorarlo di tasca propria e chiudere la faccenda il prima possibile. “Quando è venuto a sapere della fornitura”, ha spiegato ieri il legale del governatore Jacopo Pensa, “per evitare equivoci gli ha detto di trasformarla in donazione e lo scrupolo di aver danneggiato il cognato lo ha indotto in coscienza a fare un gesto risarcitorio. Purtroppo, le parole del difensore contraddicono lo stesso Fontana che sino al 7 giugno affermava di non saperne nulla e di essere estraneo ai fatti quando in realtà sarebbe stato l’assessore Cattaneo, incaricato al reperimento di camici e materiale medico durante l’emergenza Covid, ad informarlo di quanto successo.

Purtroppo, queste poco limpide vicende non riguardano il solo Fontana e la Regione Lombardia, ma un intero sistema politico ormai marcio e corrotto.

di Sebastiano Lo Monaco

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