Regime saudita: “Vuoi la libertà? Nega le torture”
La famiglia dell’importante attivista per i diritti delle donne saudite, Loujain al-Hathloul, ha dichiarato di aver respinto una proposta del regime saudita per ottenere la liberazione della figlia dal carcere, in cambio di una testimonianza video in cui nega le torture e le molestie subite in carcere. “La sicurezza dello Stato saudita ha visitato recentemente mia sorella in prigione. Le hanno chiesto di apparire in video per negare la tortura e le molestie. Fa parte di un accordo per liberarla”, ha scritto su Twitter suo fratello Walid al-Hathloul, che vive in Canada.
Walid ha continuato dichiarando che Loujain, che ha recentemente celebrato il suo trentesimo compleanno in prigione, aveva inizialmente accettato di firmare un documento in cui negava di essere stata torturata, come condizione preliminare per la sua liberazione. Tuttavia, recentemente i funzionari del regime saudita l’hanno visitata di nuovo in prigione per chiederle di negare di essere stata sottoposta a torture e molestie in un video come parte di un accordo di rilascio. La famiglia è rimasta in silenzio nella speranza che il caso potesse essere risolto privatamente. “Chiedere di apparire in un video e negare la tortura non sembra una richiesta realistica”, ha twittato Walid.
Sua sorella Lina ha dichiarato separatamente che Loujain era sotto pressione per negare la richiesta di tortura. “Non so cosa sto rischiando scrivendo questo. Forse danneggerà mia sorella. Ma non posso tenerlo per me”, ha scritto su Twitter. “A Loujain è stato proposto un accordo: negare la tortura e sarà libera. “Qualunque cosa accada, lo sto certificando un’altra volta: Loujain è stata brutalmente torturata e molestata sessualmente”, ha sottolineato Lina.
Loujain al-Hathloul è tra le decine di attiviste saudite per i diritti delle donne, che attualmente sono sotto processo dopo essere state arrestate nel corso di una dura repressione dei dissidenti politici e degli attivisti per la democrazia. Le detenute hanno denunciato che durante gli interrogatori vengono sottoposte a tortura, tra cui scosse elettriche, frustate e aggressioni nelle celle. Il regime saudita ha recentemente intensificato una crudele campagna repressiva contro scrittori, dissidenti e attivisti per i diritti umani. Negli ultimi anni, Riyadh ha anche ridefinito le sue leggi antiterrorismo per colpire gli oppositori politici, soprattutto sciiti.
di Giovanni Sorbello