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Regime Saudita, Israele farà il lavoro sporco contro l’Iran

Il Regime Saudita sta cercando di trasferire la guerra dalla Siria al Libano, con il rischio di provocare una reazione a catena. Nell’ultima settimana, l’Arabia Saudita è stata protagonista in una serie di eventi che hanno scosso sia il regno al proprio interno che l’intera area mediorientale, inasprendo ulteriormente le ostilità nei confronti dell’Iran.

Nonostante la strategia del Regime saudita non sia tuttora chiara, questa serie di sviluppi sta aumentando le tensioni all’interno della regione, provocando molti interrogativi riguardo le prossime mosse del regno. Uno dei fatti più rilevanti è stato l’annuncio a sorpresa delle dimissioni da parte del premier libanese Saad Hariri durante la sua visita in Arabia Saudita. Sebbene questa dichiarazione trovasse la sua “giustificazione” nell’accusare l’Iran e Hezbollah di ingerenze nella politica del mondo arabo, con il passare dei giorni ha acquisito sempre più la forma di una volontà da parte dell’Arabia Saudita di punire Hariri per aver cooperato con Hezbollah nel governo libanese.

Inoltre, l’ordine di arrestare da parte del principe Mohammed bin Salman 11 principi ed ex funzionari sauditi con l’accusa di corruzione ed il successivo “strano” incidente aereo verificatosi nella parte meridionale del regno, durante il quale un principe saudita ha cercato di fuggire dal Paese usando un elicottero successivamente colpito dalle forze aeree saudite, uccidendo nove passeggeri e la crew a bordo, costituiscono a loro volta due punti salienti della settimana.

Tuttavia, questi non sono stati gli unici sviluppi correlati all’Arabia Saudita. Donald Trump ha espresso via Twitter il suo supporto per le decisioni prese dal re Salman e dal principe erede Mohammad bin Salman. Jared Kusher, il genero di Trump, ha visitato l’Arabia Saudita e Israele nei giorni precedenti l’ondata di arresti. In Israele, il ministro degli Esteri ha diffuso un documento di posizione tra le ambasciate straniere dopo le dimissioni di Hariri.

Mahmoud Abbas, il capo dell’Autorità Palestinese, ha intrapreso una visita urgente in Egitto e in Arabia Saudita. Bruxelles, invece, ha ricevuto una richiesta inaspettata da parte dell’Arabia Saudita nella quale si comunica che una delegazione saudita si recherà in Europa la prossima settimana per discutere dei metodi per la lotta al terrorismo.

Ci si domanda, quindi, se esista una connessione tra questi punti, e se sono collegati a loro volta alla crisi del Qatar dell’estate scorsa e alla riconciliazione tra l’Autorità Palestinese e Hamas. L’idea predominante tra gli ufficiali dell’intelligence e gli studiosi è che questi passi sono designati per consolidare l’influenza di Mohammad bin Salman in visione al passaggio di potere nelle sue mani.

Il Regime Saudita è particolarmente vicino all’amministrazione Trump, inoltre nell’ultimo anno si è verificato un miglioramento delle relazioni diplomatiche tra Riyadh e Tel Aviv, affiancate da una cooperazione nel campo dell’intelligence. Questo avvicinamento si basa principalmente su un punto in comune, ossia l’avere l’Iran come nemico comune considerandolo una minaccia per la stabilità della regione.

L’insieme di questi eventi non fa altro che rafforzare il presupposto che essi costituiscano una parte dell’ambizione saudita di raggiungere un nuovo ordine regionale. Dal fronte diplomatico, si può collegare le ambizioni saudite alla riconciliazione interna palestinese, la quale è stata guidata dall’Egitto ma con il sostegno finanziario dell’Arabia Saudita e degli Emirati. Inoltre, la possibilità di presentare un nuovo documento a Israele e all’Autorità Palestinese da parte dell’amministrazione Trump per cercare di trovare un accordo di pace tra i due popoli, potrebbe richiedere una cooperazione tra Stati Uniti e Regime Saudita. D’altra parte, le ambizioni saudite potrebbero avere altri risultati, come riportato in un articolo di Haaretz all’ex ambasciatore statunitense in Israele Dan Shapiro, a cui è stato chiesto se i sauditi stanno spingendo Israele in guerra con Hezbollah e l’Iran.

Shapiro sottolinea la possibilità che, dopo che la Siria è riuscita a sopravvivere alla guerra, i sauditi cercheranno di spostare la battaglia con l’Iran dalla Siria al Libano, tentando di far fare a Israele il loro sporco lavoro. Secondo l’ex ambasciatore, questo potrebbe provocare una reazione a catena, cosa tanto desiderata dai sauditi. Inoltre, Shapiro cerca di mettere in guardia Israele dalla possibilità di essere manovrato dai sauditi in un confronto militare con il Libano, in particolare contro Hezbollah, il quale dopo le dimissioni di Hariri potrebbe cercare di ottenere il sostegno e l’unità dell’opinione pubblica attorno a sé.

di Alessia Biella

 

 

 

 

 

 

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