Cronaca

Recovery Plan, solo nove miliardi alla sanità

In questi giorni si sta assistendo allo squallido spettacolo della politica italiana che, in piena pandemia, sta dando il peggio di sé. Tra riaperture ballerine e Dpcm in continua evoluzione, si sta giocando una partita di fondamentale importanza per i prossimi anni. Parliamo del Recovery Plan che, mentre nazioni come Francia e Germania sono già avanti con il lavoro, l’Italia sta seriamente rischiando di perdere terreno.

Leggendo tra le pagine del Recovery Plan si può intravedere un numero che ha fatto molto indignare il comparto sanitario. “Spiace considerare che a un settore così vitale, specie in questo momento, non sia stata riservata la centralità che meriterebbe. Va bene un finanziamento generale, ma le disuguaglianze che esistono sul fronte della sanità tra le varie regioni resteranno invariate”, spiega Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri.

Per Anelli, “nove miliardi non sono una somma trascurabile, ma non sono tantissimi, se si considerano i tagli inferti alla sanità dalle Regioni negli ultimi vent’anni”. Sforbiciate che hanno reso ancora più profonde le distanze tra i sistemi sanitari dei vari territori. Quello che serve davvero, quindi, oltre i nove miliardi “che comunque spero siano distribuiti in maniera uguale per tutti sulla base alla popolazione, è un fondo ad hoc per colmare il divario tra le varie parti d’Italia aggravato dalla pandemia in corso”.

Recovery Plan, alla sanità nove miliardi su 196

Stanziare nove miliardi su un totale di 196 è uno schiaffo a chi si trova a lavorare nella sanità pubblica, una sanità rattoppata, con personale allo stremo, ospedali fatiscenti e nessun ricambio visto che in molte regioni i concorsi sono bloccati da anni. Gente che va in pensione ma che non viene sostituita, con metodi di reclutamento che vengono effettuati con dei bandi che garantiscono contratti a tempo (quando va bene un anno).

La sanità italiana è stata massacrata negli anni sino a creare l’abominio di una sanità in mano alle regioni, creando delle situazioni opposte come possono essere la sanità calabrese allo sbaraglio e quella dell’Emilia Romagna, punta d’eccellenza della nazione. La sanità italiana per la politica altro non è che il vaso di coccio tra i vasi di ferro, un vaso al quale destinare le briciole se non gli avanzi.

di Sebastiano Lo Monaco

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