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Delle 248 guerre scoppiate nel mondo gli Stati Uniti ne hanno avviate 201

Stati Uniti – Un notevole articolo appare nel numero di giugno 2014 dell’American Journal of Public Health, a firma di esperti in salute pubblica con tanto di titoli accademici, che tratta il ruolo della sanità pubblica nella prevenzione della guerra (The Role of Public Health in the Prevention of War: Rationale and Competencies). L’articolo è divulgato e commentato da un autore pacifista, David Swanson, nel post “Esperti di salute pubblica identificano il militarismo come una minaccia”.

Nell’analisi degli esperti di salute pubblica salta agli occhi un dato scioccante: “Dalla fine della seconda guerra mondiale, ci sono stati 248 conflitti armati in 153 sedi in tutto il mondo. Gli Stati Uniti hanno lanciato 201 operazioni militari all’estero tra la fine della seconda guerra mondiale e il 2001, e da allora, altre, tra cui l’Afghanistan e l’Iraq. Nel corso del 20° secolo, 190 milioni di decessi potrebbero essere direttamente e indirettamente collegate alla guerra – più che nei precedenti quattro secoli”.

Questi dati – nota Swanson – sono più utili che mai di fronte all’attuale tendenza accademica negli Stati Uniti di annunciare la morte della guerra. La riduzione dei conteggi dei morti e la visualizzazione dei decessi messi in relazione con la popolazione globale hanno portato diversi autori a sostenere che la guerra stia scomparendo. Certo, la guerra potrebbe e dovrebbe sparire, ma è solo probabile che accada se troviamo l’unità e le risorse per farla sparire.

“La percentuale di morti tra i civili e le modalità per la classificazione dei decessi civili è dibattuta, ma i civili morti in guerra costituiscono dall’85% al 90% delle vittime causate dal conflitto, circa 10 civili muoiono per ogni combattente ucciso in battaglia. Il bilancio delle vittime (per lo più civili) derivante dalla recente guerra in Iraq è contestato, con stime che vanno da 124mila a 655mila a più di 
 un milione, e, infine, più recentemente stabilirsi su circa un milione e mezzo. I civili sono stati oggetto di morte e di violenza sessuale in alcuni conflitti contemporanei. Dal settanta per cento al 90% delle vittime dei 110 milioni di mine piantate dal 1960 in 70 Paesi erano civili”.

Anche questo è essenziale, dal momento che a difendere l’inizio della guerra è la motivazione che la guerra è necessaria  per prevenire il peggio, chiamato genocidio. Non solo il militarismo genera genocidio piuttosto che prevenirlo, ma la distinzione tra guerra e genocidio è sottilissima. L’articolo prosegue per citare solo alcuni degli effetti della guerra sulla salute, di cui vengono citati solo alcuni punti salienti: “L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) della Commissione sui determinanti sociali della salute ha sottolineato che la guerra colpisce la salute dei bambini, porta allo spostamento e la migrazione, e diminuisce la produttività agricola. Mortalità infantile e materna, i tassi di vaccinazione, risultati di nascita, la qualità dell’acqua e servizi igienico-sanitari sono peggiori nelle zone di conflitto. La guerra ha contribuito a prevenire l’eradicazione della polio, può facilitare la diffusione dell’Hiv/Aids, ed è diminuita la disponibilità degli operatori sanitari. Inoltre, le mine causano conseguenze psicosociali e fisiche, e rappresentano una minaccia per la sicurezza alimentare rendendo terreni agricoli inutilizzabili…”.

“Circa 17.300 armi nucleari sono attualmente distribuiti in almeno nove Paesi (tra cui 4300 testate operative americane e russe, molte delle quali possono essere avviate e raggiungono i loro obiettivi entro 45 minuti). Anche un lancio di missile accidentale potrebbe portare la salute pubblica al massimo disastro globale nella storia”.

Di fronte a tali dati e agli effetti sulla salute della guerra, i professionisti della sanità pubblica ritengono essenziale l’opera di prevenzione della guerra, pur ammettendo che non ci sono fondi per le sovvenzioni provenienti dai Centri per il Controllo  o dai National Institutes of Health, e che la maggior parte delle scuole di sanità pubblica non comprendono la prevenzione della guerra in curriculum.

E’ giunto il momento che gli Usa si rendano conto della minaccia del militarismo che subordina gli interessi della società, compresa la salute, agli interessi dei militari. E’ forse arrivato il momento di abbandonare lo standard di potenza globale che ha causato solo guerre, atrocità e morti?

di Cristina Amoroso

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