Ramadan tra le rovine di Gaza; la fede contro l’oppressione
Il Ramadan è il nono mese del calendario islamico, il mese in cui venne rivelato il Corano, ed è il tempo di riflessione spirituale e di una maggiore devozione al culto.
Anche tra le rovine della Striscia di Gaza si celebra il mese sacro del Ramadan tra miseria e disperazione. Bombardamenti e confini sigillati hanno ridotto questa striscia di terra in un grande campo di concentramento a cielo aperto. Un campo di concentramento “non condannato” dalla storia e dalla comunità internazionale, dove ormai si muore per nulla, anche per una semplice malattia. Ma per le cosiddette democrazie occidentali va bene così. Alle condizioni disumane a cui sono costretti a vivere i gazawi, bisogna considerare anche il massacro in corso attuato dal regime israeliano.
Gaza vittima del disumano assedio israeliano
La Striscia di Gaza è vittima un disumano assedio israeliano dal 2007. Il blocco ha causato un declino del tenore di vita e livelli senza precedenti di disoccupazione e povertà inesorabile. Oltre a imporre il suo blocco, il regime sionista ha lanciato diverse guerre contro l’enclave costiera assediata.
Un rapporto delle Nazioni Unite ha confermato che l’enclave assediata, che ospita oltre due milioni di palestinesi, è un luogo invivibile.
Ramadan, atto di fede tra le rovine di Gaza
Questa incredibile tragedia umanitaria non ferma la fede e il coraggio dei gazawi che, tra miseria e disperazione, non dimenticano mai di rinnovare quell’atto di fede, rimasto ormai l’unica arma di fronte ai crimini dell’oppressore e all’indifferenza dei complici.
di Redazione