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Rafah e il demonio in terra

Rafah – Quando la Corte internazionale di giustizia ordina a Israele di fermare l’aggressione militare su Gaza, cosa fa la più “Grande Democrazia” del Medio Oriente? Bombarda un campo di sfollati in una zona dichiarata “sicura” dalla stessa “Democrazia” sopracitata. Se qualcuno cercava il demonio in terra, l’ha trovato.

Nell’ultimo massacro israeliano a Rafah, il bilancio delle vittime degli attacchi aerei israeliani contro una zona designata come sicura è salito ad almeno 50 persone. Domenica, gli aerei da guerra israeliani hanno lanciato otto missili verso i rifugi improvvisati che ospitavano gli sfollati interni nel nord-ovest della città.

Questi rifugi avrebbero dovuto essere sicuri per civili, invece sono diventati bersaglio di brutali violenze. Bambini, donne e uomini bruciati vivi sotto le loro tende e i loro rifugi. A causa delle condizioni critiche di molti feriti, il numero delle vittime potrebbe aumentare.

Resistenza reagisce al massacro di Rafah

Il movimento di Resistenza palestinese Hamas lo ha definito un “enorme affronto” alla recente sentenza della Corte internazionale di giustizia, che ha ordinato al regime israeliano di fermare “immediatamente” la sua offensiva contro Rafah.

Il movimento ha invitato tutte le parti, in particolare l’Egitto, a fare pressione sul regime affinché metta fine all’occupazione del valico di Rafah, che confina con il Paese e funge da principale punto di ingresso per i rifornimenti vitali a Gaza.

Hamas ha inoltre esortato la comunità internazionale, le Nazioni Unite e tutte le parti interessate ad affrettarsi a sostenere la nazione palestinese di fronte al massacro israeliano. Israele ha cercato di provocare l’esodo di massa del popolo palestinese e di distruggere la sua causa nazionale per la pace.

L’aggressione israeliana su Gaza finora è costata la vita a circa 36mila palestinesi, soprattutto donne e bambini. Hamas ha infine invitato i popoli musulmani e arabi del mondo a intensificare il loro attivismo anti-israeliano di fronte al genocidio.

Il massacro israeliano a Rafah è stato seguito anche da manifestazioni di protesta di massa in tutta la Cisgiordania, comprese la città di Ramallah e la città di Anabta, che si trova a est della città di Tulkarem, nella parte settentrionale del territorio occupato.

di Redazione

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