Rafah, l’80% della città non esiste più

“Rafah è stata accerchiata”, questo comunicava lo scorso Aprile l’esercito sionista. La città che si trova all’estremo sud della Striscia di Gaza è stata isolata da Khan Yunis attraverso il corridoio Morag. A due mesi da quell’annuncio l’80% della città, la più popolosa di Gaza, è stato distrutto. Edifici, scuole ed ospedali sono stati rasi al suolo dall’Idf con una media terrificante: mille edifici abbattuti al mese, a comunicarlo è il canale israeliano 12.
Rafah e ciò che resta della Striscia
L’esercito sionista è entrato a Gaza, per la prima volta, nel marzo del 2024 lasciando dietro di sé migliaia di edifici distrutti. Deir Al-Balah resta l’unica città con gli edifici relativamente intatti. Ad oggi, il bilancio dell’invasione è salito a 52.800 morti e 119.300 feriti.
Intanto la diplomazia sta cercando uno spiraglio con Giordania, Egitto e Qatar che stanno premendo su Hamas perché accetti la proposta di tregua israeliana. Sarebbe un temporaneo cessate il fuoco che, sino adesso, è stato rimandato al mittente proponendo un cessate il fuoco permanente.
Israele vorrebbe indietro i suoi ostaggi; quelli ancora in vita sarebbero 21, in tutto ciò il leader sionista Netanyahu ha ribadito che gli obiettivi sono due: sconfiggere Hamas e liberare gli ostaggi. Gli Stati Uniti puntano a ripristinare un cessate il fuoco almeno per il tempo della visita di Donald Trump. Il presidente degli Stati Uniti non è molto contento dell’atteggiamento del premier israeliano in quanto, i desiderata di Washington al momento, auspicherebbero una normalizzazione nella regione mentre cercano di mantenere la tregua in Yemen e di discutere con l’Iran del dossier nucleare.
di Sebastiano Lo Monaco