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Libano ricorda massacro israeliano di Qana

Beirut – Il popolo libanese commemora il 27° anniversario del massacro israeliano contro i civili libanesi e le truppe Unifil nella città meridionale di Qana. Nell’attacco morirono almeno 106 persone colpite dai proiettili dell’artiglieria sionista. Erano le 2 del pomeriggio del 18 aprile 1996, quando l’esercito di occupazione israeliano colpì una postazione delle truppe Unifil (brigata delle Fiji), uccidendo 106 civili e ferendone 116, tra cui 15 militari delle forze Unifil. Israele liquidò quell’orrendo massacro come un “errore procedurale”.

I Martiri di Qana

I civili libanesi per fuggire dalle bombe israeliane durante la guerra del 1996 si rifugiarono nella base Unifil, supponendo che l’ombrello delle Nazioni Unite potesse proteggerli dalla barbarie sionista. Purtroppo tutto questo non fu sufficiente a salvarli. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu tenne una sessione urgente per condannare il massacro israeliano, ma gli Stati Uniti posero il veto alla risoluzione.

Nell’aprile del 1996, l’esercito sionista lanciò una devastante aggressione militare sul Libano che durò 16 giorni. In risposta, il movimento di Resistenza Islamica di Hezbollah colpì gli insediamenti israeliani e affrontò il nemico a viso aperto, imponendogli una formula di deterrenza che difese i civili libanesi.

Ancora oggi il regime israeliano continua a sostenere che il bombardamento sia stato un “errore tecnico”. Tuttavia, un’indagine delle Nazioni Unite ha confermato che risulta molto improbabile che Tel Aviv abbia bombardato quel sito per errore.

L’attacco rappresentò una grave violazione delle convenzioni internazionali e ampiamente condannato dalle organizzazioni per i diritti umani. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno puntualmente bloccato qualsiasi azione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro il regime israeliano. Non risultano meno colpevoli di Israele tutti quegli Enti internazionali e quei Paesi che in tutti questi decenni hanno voltato le spalle, o ancora peggio, si sono resi complici della brutale politica israeliana.

di Yahya Sorbello

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