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Questione di frontiere

Frontiere – Mentre era impegnato ad accusare l’Europa di preoccuparsi da solo delle sue frontiere esterne, uno Stato membro avvia un logorante processo per il ripristino dei limiti nazionali. La realtà è tutto ciò che il sistema è in crisi, sia dentro che fuori dall’Europa. La dichiarazione del 18 marzo con la Turchia ha mostrato nel mondo intero l’incapacità dell’Unione di fronte alla crisi dei rifugiati. Un’Unione non abbastanza forte da imporre una decisione comune, anche se potrebbe superare l’egoismo degli Stati membri, ma abbastanza debole da respingere le accuse. La politica europea si trova in un limbo molto scomodo, lo stesso in cui attendono i rifugiati a Idomeni: il Parlamento europeo si trova tra i due fuochi – Consiglio e Commissione europea – proprio come i rifugiati si trova in mezzo alle indecisioni europee e la morsa turca.

Alla fine di ottenere un quadro chiaro di quello che sta accadendo, bisogna riconoscere come responsabili collegati UE-Turchia i 28 Paesi membri. Infatti, non riuscendo ad applicare la decisione di ridistribuzione dei rifugiati nel territorio europeo, il Consiglio è sceso a compromessi con la prima porta del mare Egeo, con la promessa di un controllo regolare nel rispetto dei diritti umani e di un piano l’azione per lo stanziamento del finanziamento promesso. Nonostante le belle ambizioni, in poco più di una settimana sono stati denunciati già numerosi casi di violazioni dei diritti umani e rimpatri forzati, come il caso di un siriano di quarant’anni che ha denunciato di essere stato tenuto in isolamento in una cella del centro di Erzurum, per sette giorni, con le catene alle mani e ai piedi. [1] .

Attribuire lo stato di “Paese terzo sicuro” alla Turchia sembra dunque sempre più inappropriato. Il Parlamento europeo ritiene che l’applicazione di tale accordo debba passare sotto il controllo della PE Affari giuridici per garantire la legittimità, appuntamento previsto per questa settimana durante la sessione plenaria di Strasburgo. A tal proposito, l’eurodeputata Barbara Spinelli ha presentato alla Commissione Europea tale domanda scritta: “Considerando che, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sedici profughi siriani, tra cui tre bambini, sono stati uccisi dalle guardie di frontiera turchi nel tentativo di raggiungere la sicurezza in Turchia;

Considerando che l’UNHCR ha evidenziato continue gravi lacune nelle condizioni procedurali e d’accoglienza in Turchia e Grecia, sottolineando che in tutta la Grecia, la quale è stata costretta ad ospitare un numero sproporzionato di rifugiati a causa della chiusura delle frontiere in rotta balcanica e il fallimento dello schema di ricollocazione UE, numerosi aspetti del sistema di accoglienza per le persone in cerca di protezione internazionale è ancora assente o non funzionante;

Mentre i ricercatori di Amnesty International nella Turchia meridionale hanno raccolto numerose testimonianze di siriani che hanno riferito che i loro parenti sono stati espulsi dal Paese in violazione del diritto internazionale, compresi i bambini non accompagnati;

Mentre l’accordo europeo con la Turchia è stato ritenuto illegale da Peter Sutherland, rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la migrazione e lo sviluppo internazionale, come anche il deportare migranti e rifugiati, senza prima considerare le loro richieste di asilo, violerebbe il diritto internazionale;

Secondo quali motivi la Commissione ritiene che mandare i migranti in Turchia non violerebbe il principio di non respingimento, che è vincolante per l’Unione europea?”

Le critiche all’accordo UE-Turchia giungono anche da un gruppo di ragazzi, i Giovani Federalisti Europei di Pescara. Questi ultimi hanno redatto un appello mirato a porre l’accento sulle specifiche tecniche che renderebbero tale accordo formalmente illegale, chiedendo così la sospensione dell’accordo. I GFE chiedono inoltre di cambiare l’approccio mostrato finora all’emergenza migratoria, una collaborazione unitaria per introdurre il prima possibile un meccanismo di redistribuzione dei migranti in arrivo, la votazione del meccanismo di controllo ex art. 218 TFUE (sulla compatibilità degli accordi internazionali) ed infine un impegno da parte del Presidente della Regione Abruzzo, Consiglieri Comunali e Sindaci di prendere posizione contro l’accordo in questione in favore di un’Europa solidale, multietnica e federale.[2]

[1] Rapporto Amnesty International http://www.amnesty.it/ue-rischia-di-rendersi-complice-nelle-violazioni-ai-danni-dei-rifugiati-arrestati-e-espulsi-dalla-turchia

[2] Giovani Federalisti Europei Pescara https://gfepescara.wordpress.com/2016/04/02/le-nostre-critiche-allaccordo-ue-turchia-perche-lo-riteniamo-illegale-ed-esigiamo-il-ritorno-delleuropa-ai-valori-dei-padri-fondatori/

di Giada Pistilli

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