Accordo nucleare iraniano e strategia europea
Le dispute sul futuro dell’accordo nucleare iraniano sono ancora in corso. L’analisi di questo conflitto non è così facile, considerando le notevoli relazioni tra Washington e l’Europa. In altre parole, i funzionari occidentali considerano l’accordo nucleare non come una “variabile legale indipendente”, ma come una “variabile politica dipendente”. D’altra parte, insieme ai colloqui tra l’Iran e i cinque Paesi (Russia, Cina, Germania, Gran Bretagna e Francia), stiamo assistendo alla formazione di negoziati paralleli tra la Casa Bianca e la Troika europea. La natura generale di questi negoziati paralleli riflette la posizione dell’Europa che sarebbe più disposta a continuare la cooperazione internazionale con gli Stati Uniti, soprattutto per quanto riguarda il Jcpoa (Joint Comprehensive Plan of Action).
Uno dei trucchi che il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha utilizzato per influenzare direttamente e negativamente le società internazionali con l’Iran è aumentare il rischio di avere qualsiasi tipo di legame commerciale con l’Iran. Di recente, i funzionari europei hanno ripetutamente annunciato il loro “impegno collettivo” per mantenere l’accordo nucleare con l’Iran. Tuttavia, alti funzionari europei hanno riconosciuto che è impossibile mantenere il Jcpoa senza gli Stati Uniti d’America, nonostante le reintroduzioni di sanzioni secondarie da parte del Dipartimento del Tesoro statunitense contro l’Iran. Anche quelli con una visione più ottimista ritengono che non sia possibile fornire alle imprese europee “una garanzia certa” di avere relazioni prive di rischio con l’Iran. Bene, la ragione è abbastanza chiara!
Considerando l’importanza del “settore privato” nei Paesi occidentali (rispetto al settore pubblico e all’economia dello Stato), molte aziende europee preferiscono svolgere le loro attività economiche in altri Paesi (e non in Iran) con il minimo rischio economico possibile. Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha cercato di aumentare questo rischio economico per le compagnie europee reintroducendo sanzioni secondarie contro l’Iran; un problema che porta automaticamente a una minore disponibilità di queste società a investire in Iran.
Gli Stati Uniti hanno ridotto notevolmente la volontà delle compagnie europee di avere legami commerciali con l’Iran, impedendo così il loro investimento in Iran. Il ritiro di società come Total riflette l’inefficacia delle future garanzie dell’Ue di fronte a tale situazione. D’altra parte, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha esplicitamente dichiarato che il programma dell’Ue a sostegno delle relazioni commerciali con l’Iran include principalmente piccole e medie imprese. Questo è un problema importante che non dovrebbe essere ignorato nei nostri calcoli!
Una revisione delle innegabili prestazioni della troika europea nel periodo post-Jcpoa indica che la troika europea non può e non dovrebbe essere considerata attendibile in questo periodo critico. Inoltre, gli europei non sono stati impegnati nel contenuto dell’accordo nucleare. Non bisogna dimenticare che, poche ore prima dell’annuncio del ritiro degli Stati Uniti dall’accordo nucleare, le autorità europee hanno cercato di modificare l’accordo nucleare e le quattro condizioni illegali stabilite da Trump. Anche nella normalizzazione delle relazioni bancarie, i Paesi europei non hanno ripreso la loro cooperazione con l’Iran a seguito degli ordini del Tesoro degli Stati Uniti.
Inoltre, durante gli ultimi tre anni, e specialmente dopo la conclusione del Jcpoa, la troika europea ha assunto posizioni aggressive nei confronti della Repubblica Islamica, sostenendo pienamente gli Stati Uniti. Al momento dell’ampliamento della legge Isa (un accordo per imporre sanzioni alle persone che effettuano determinati investimenti direttamente e contribuendo in modo significativo al rafforzamento della capacità dell’Iran di sviluppare le sue risorse petrolifere) e al passaggio del disegno di legge Katsa (legge sulle sanzioni contro il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica), hanno semplicemente ignorato la chiara violazione degli Stati Uniti dell’accordo nucleare.
di Giovanni Sorbello