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Anche in Italia scoppia lo scandalo del Datagate

Ambasciata americana di Roma

di C.A.

Solo dopo che il quotidiano le Monde, citando documenti dell’ex consulente dell’agenzia statunitense  di controspionaggio NSA Edward Snowden, ha rivelato lo scandalo della Francia spiata (70 milioni di intercettazioni in un mese), e il presidente Hollande ha espresso “profonda disapprovazione” per pratiche “inaccettabili” tra Paesi “alleati oltre che amici” e che hanno violato la privacy dei cittadini, lo scandalo delle intercettazioni dell’NSA sembra essere scoppiato anche in Italia, senza eccedere troppo nelle rimostranze.

Il Garante per la Privacy Antonello Soro chiede chiarimenti al premier Enrico Letta per sapere se anche l’Italia è stata coinvolta nell’attività di spionaggio e di intercettazione dell’NSA, aggiungendo: “Il Governo accerti, si tratta di un’indispensabile operazione di trasparenza”.

La richiesta di chiarimenti del Garante giunge a stretto giro dopo quella avanzata dal Copasir, che riceve i chiarimenti dal sottosegretario Marco Minniti, nella giornata di mercoledì, a Palazzo San Macuto: “Garantita la privacy nelle comunicazioni tra i cittadini”, assicura Minniti.

Il presidente del Senato Grasso, che in settimana incontrerà a Washington sia i vertici dell’Fbi sia il vicepresidente Biden, sugli ultimi sviluppi dello scandalo Datagate assicura, senza battere ciglio, che: “Per quanto riguarda l’Italia, non c’è alcuna novità. Sul nostro territorio abbiamo una legge che va rispettata e che continueremo a far rispettare”.

Il ministro Alfano avverte: “Noi abbiamo un dovere di chiarezza nei confronti dei cittadini italiani. Dobbiamo acquisire tutta la verità e dire tutta la verità ai cittadini italiani senza guardare in faccia nessuno. Non guarderemo in faccia a nessuno”.

I chiarimenti arrivano subito da parte addirittura del segretario di stato americano John Kerry, a Roma  per incontrare Netanyahu nell’ambito dei colloqui di pace in Medio Oriente. A Kerry il premier Letta “pone la questione”, sottolineando la “necessità di verificare la veridicità delle indiscrezioni” su eventuali “violazioni della privacy”. Lo dicono fonti di Palazzo Chigi, secondo le quali gli Usa hanno messo “la problematica sotto revisione”, con un “atteggiamento cooperativo”. Secondo fonti dell’ambasciata americana a Roma, inoltre, Kerry avrebbe detto a Letta “con grande chiarezza” che l’obiettivo degli Usa è “trovare il giusto equilibrio tra la protezione della sicurezza e la privacy dei nostri cittadini”.

Italia spiata? Sì, spiata. Telefoni e mail e comunicazioni intercettate dagli Stati Uniti? Vero. Verissimo. La conferma è arrivata circa tre settimane fa, quando una delegazione di parlamentari del comitato di controllo sui servizi segreti è stata in missione negli Usa. In quei giorni, durante gli incontri con il direttore delle agenzie di intelligence e i presidenti delle commissioni del Congresso, si è avuta la certezza di un monitoraggio ad ampio spettro. La conferma c’è. Secondo quanto affermato dal deputato di Sel e componente del Copasir, Claudio Fava alla trasmissione radiofonica Effetto Giorno su Radio24 “i servizi italiani ne erano al corrente”.

Lo afferma il Globalist che  – nel silenzio di chi aveva preferito voltarsi dall’altra parte – aveva raccontato tutto già lo scorso giugno, rivelando che non solo l’Italia era spiata, ma tutto ebbe inizio nel maggio del 2006, durante la visita di Chavez in Italia. Quello fu l’inizio di una nuova fase dello spionaggio elettronico che ha dato il via ai sistemi del Datagate, affermazione confermata da Lorenzo Battista, senatore del Movimento 5 Stelle e segretario della Commissione Difesa. Globalist, rende noto Battista, aveva detto: “La National Security Agency, durante quei giorni, mise in atto un’operazione di Sigint (signal intelligence) ossia di spionaggio elettronico senza precedenti che rappresentò l’inizio di una nuova fase nelle capacità di controllo e penetrazione”.

Dunque, secondo Globalist l’operazione ha avuto inizio il 9 maggio 2006 con l’arrivo in Italia di un team specializzato che mise il quartier generale dentro l’ambasciata Usa di via Veneto, mentre due aerei radar girarono h24, ossia senza sosta, sul cielo di Roma per non far mancare nemmeno per un minuto la vigilanza”.

Intanto il Parlamento europeo, approvando una risoluzione non vincolante, chiede alla Ue di sospendere l’accordo con gli Usa per il programma anti-terrorismo di tracciamento delle finanze in risposta alle presunte intercettazioni che gli Usa avrebbero fatto ai danni dei cittadini europei attraverso la banca dati Swift.

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