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Qatar, la fine di un sogno impossibile!

di Antoine Abiad

Dopo il ruolo che il Qatar ha svolto nelle cosiddette “primavere arabe”, la stampa araba e quella occidentale hanno iniziato a porsi delle domande che riguardano le ragioni di questo rapido sviluppo, e gli obiettivi fissati da questo piccolo Paese. Dopo quattro anni dall’inizio dell’ambizioso ruolo qatariota nella regione, sembra che le cose non stiano andando come sperava il principe Hamad Al Thani. Tutto questo, solleva diversi questioni che riguardano il ruolo del Qatar nella regione e la natura dei fattori che influiscono nella politica estera del Paese.

Normalmente ci sono diversi fattori che determinano la capacità dello Stato di influenzare al livello regionale ed internazionale. Essi si basano principalmente sulla capacità di possedere alcuni elementi fondamentali come la posizione geografia, la popolazione, le risorse naturali, la capacità economica, la forza militare, le infrastrutture tecnologiche, gli aspetti culturali del popolo e tanti altri. E’ vero che il Qatar ha un immenso potenziale di capacità economica, che occupa il terzo posto delle riserve mondiali di gas, e tale risorsa permette al piccolo emirato di influenzare sugli altri Stati, ma questa capacità di influenzare è limitata a causa della mancanza di parità tra gli elementi sopra citati che formano il potere dello Stato. Per essere obiettivi nel trattare le analisi dei fattori che influiscono sul potere del Qatar, è importante non sopravvalutare l’aspetto economico ma guardare con attenzione il rapporto tra il Qatar, i Fratelli Musulmani, gli Stati Uniti ed Israele.

L’alleanza tra Usa e Qatar pone una domanda importante che riguarda l’ambizione ed i suoi interventi nella regione; la politica del Qatar si basa su una strategia ben precisa o si tratta di pragmatismo? E’ notevole che tutto ciò che il Qatar sta portando avanti è basato su una strategia precisa che rientra nell’attuare agenda di Washington, ed è quella di servire i suoi interessi geopolitici. In questo ambito, va ricordato il forte “desiderio” del Qatar di ospitare le basi militari statunitensi. Tale scelta aveva come obiettivo la preparazione a confrontarsi militarmente con l’Iran, ed allo stesso tempo rompere il monopolio saudita nel servire gli interessi Usa nella regione rafforzando in tal modo la teoria del “all of them are our soldiers”.

Questo rapporto va oltre i confini naturali del Medio Oriente estendendo su altre aree come l’Africa, l’Asia e anche in Europa. Questo ruolo è collegato all’ordine americano al Qatar di essere pronto per agire in qualsiasi parte nel mondo ed in qualsiasi forma. Sotto questo aspetto si può comprendere la crescente presenza politica o la “soft power” del Qatar tramite l’indice di investimenti in diversi Paesi nel mondo (Europa, Africa, Asia, America Latina…).

Tutto cioè detto, ci riporta al cosiddetto “Nuovo Medio Oriente”, progetto promosso dai sionisti in America rappresentati da Bernard Lewis che ha proposto di dividere il mondo arabo in 52 Stati, appoggiato anche dal consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter, Brzezinski che ha proposto di appoggiare il dominio delle religioni e rafforzare le correnti religiose che non accettano le differenze religiose. Tale progetto sottolinea uno degli indicatori più importanti del pericoloso ruolo che il Qatar svolge nella regione. L’attuazione di questo progetto consente al Qatar, potente economicamente ed ad Israele, forte militarmente, di avere un ruolo di primo piano nella gestione di tutti gli affari della regione.

D’altra parte, Washington sta mettendo in atto una seconda guerra fredda minacciando la Russia in Europa. Con la crisi in Ucraina, si tenta l’avvicinamento della Nato al confine russo mettendo in atto il famoso progetto di Brzezinski, che prevede di circondare la Russia in Europa e trasformarla in uno “Stato di natura asiatica”, eliminando così il sogno russo di tornare sulla scena mondiale come uno Stato “imperiale”. In tutto questo il gas svolge un ruolo importante. Il gas è considerato uno dei fattori russi più importanti per avere una influenza in Europa (l’Europa importa quasi l’80% del suo gas dalla Russia ). In questa seconda guerra fredda, anche il Qatar ha un ruolo attraverso il gas .
Il piano di usare il Qatar in questa guerra prevede di fare arrivare il gas qatariota in Europa attraverso due linee; la prima attraverso la Turchia passando dalla Siria e la seconda dalla Libia attraverso l’Egitto, per poi arrivare in Sardegna, dove ormai il Qatar ha investito miliardi nel settore del turismo, dello sport, dei media e della salute. Tutto questo spiega il ruolo del Qatar nel finanziare la guerra in Libia, contro la Siria e il suo sostegno ai Fratelli Musulmani in Egitto in alleanza con la Turchia.

Il Qatar ha creato negli ultimi anni una forte base di relazione con i Fratelli Musulmani e altri gruppi islamisti, ed ha svolto un ruolo importante nel dare una voce a questi leader attraverso Al Jazeera. Da questo punto di vista, il Qatar ha rafforzato questa relazione basata sul reciproco interesse, da un lato il Qatar ha bisogno di dottrina da usare per attirare l’opinione pubblica araba e musulmana, dall’altro i Fratelli Musulmani hanno bisogno del supporto di uno Stato ricco che sia in linea anche con il sopra citato “Nuovo Medio Oriente”.

Ultimamente diversi eventi sono stati considerati negativi per tutti i Paesi che hanno sostenuto le “primavere arabe” e hanno finanziato il terrorismo in Siria. Questi eventi sono rappresentati dal declino della forza degli Stati Uniti in medio oriente, il ritorno efficace della Russia, l’accordo nucleare iraniano con l’Occidente, il fallimento dell’occupazione imperialista della Siria, la caduta dei Fratelli Musulmani in Egitto e le recenti espulsioni degli ambasciatori del Qatar dall’Arabia Saudita, dal Bahrain e dagli Emirati Arabi. Questi sviluppi sollevano diversi punti interrogativi sul futuro del ruolo del Qatar. E’ chiaro che la maledizione delle “primavere arabe” non ha colpito solo i Paesi che si sono trovati coinvolti come la Siria, l’Egitto, la Libia e la Tunisia, ma è stato esteso agli Stati responsabili per il finanziamento del terrorismo, in particolare il Qatar. Tutto questo dimostra che i giorni buoni che il piccolo emirato se ne sono andati, ed afferma che il sogno impossibile dell’emiro Hamad bin Khalifa al-Thani è ormai tramontato.

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