Putin di nuovo in sella e alla conquista dell’Africa
Vladimir Putin si conferma al quarto mandato alla guida della Federazione russa e durante la cerimonia di insediamento manda chiari segnali al mondo. Il 7 maggio scorso si è celebrata la ratifica dell’elezione come presidente di Putin, ininterrottamente al comando del suo Paese dal 2000 alternando tre mandati da presidente prima di questo, che è il secondo di sei anni e si concluderà nel 2024 (per cui ha ottenuto il 76% dei voti), e gli altri come capo di governo. Con una variazione al protocollo, il neo-eletto presidente è uscito a piedi dal suo studio nel Palazzo del Senato e a bordo di una limousine presidenziale, made in Russia, ha percorso in un bagno di folla il tragitto verso il Gran Palazzo, e nella Sala di Sant’Andrea, dove ha pronunciato il giuramento da presidente di Federazione davanti a numerosi invitati. Tra loro era prevista la presenza anche dell’ex cancelliere tedesco Gerhard Shroder e l’amico Silvio Berlusconi che ha rinunciato per le consultazioni politiche italiane in Quirinale.
Cambiamenti preannunciati dall’agenzia di stampa Interfax che però non aveva meglio precisato i dettagli del protocollo, mentre il portavoce ufficiale del Cremlino, DmitriJ Peskov aveva anticipato che i leader stranieri si sarebbero potuti trattenere a Mosca fino al maggio, in occasione della celebrazione del Giorno della Vittoria e le porte sarebbero state aperte a tutti gli eventuali leader mondiali interessati.
Presidenti africani alla corte di Putin
All’inaugurazione del nuovo mandato di Putin sono stati altresì invitati ben sei capi di Stato africani: Joao Lourenco per l’Angola, l’egiziano Abdel Fattah el-Sisi, Hage Geingob per la Namibia, il sudanese Omar al-Bashir, Cyril Raphosa per il Sud Africa ed Emmenson Mnangagwa per lo Zimbawe. La nutrita partecipazione di capi di Stato africani – secondo gli osservatori – a riprova dell’influenza crescente dell’Africa negli scenari internazionali. L’occasione dell’insediamento di Putin ha infatti offerto l’occasione per incrementare le relazioni politico-economiche tra la Federazione russa e questi Paesi con cui sono incorso accordi di cooperazione.
L’interesse di Putin si è già manifestato nei confronti dell’Egitto, col cui presidente si congratulò platealmente per il plebiscito (il 97% dei voti) ottenuto da Abdel Fattah el-Sisi e confermato di voler sviluppare progetti di cooperazione nei settori di energia, industria e trasporti. Sono in corso anche relazioni politiche con lo Zimbawe da parte di Cina e Russia allo scopo di supportare il Paese negli atavici problemi economici, e recentemente il ministro degli Esteri Sergei Lavrov in visita ufficiale nella capitale Harare ha ribadito il valore strategico per il governo di costruire una miniera di platino da tre miliardi di dollari.
Sarebbe imminente anche una visita a Mosca del presidente dell’Angola, Joao Lourenco, mentre si stanno avviando studi di fattibilità per aprire uno dei più grandi giacimenti di diamante del mondo. Il leader sudanese Omar Al-Bashir si è inoltre offerto di aiutare la Russia ad instaurare altri rapporti commerciali in Africa, e come membro dell’Unione Africana si è dichiarato interessato a sviluppare relazioni con i cinque Paesi (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) componenti il Brics che insieme rappresentano circa il 26% della popolazione mondiale. Il progetto più ambizioso del presidente Putin, secondo il quotidiano inglese The Sun, sarebbe quello di costruire una base navale nello Stato non riconosciuto del Somaliland, per la prima volta dopo la Guerra Fredda, a poca distanza da quelle cinesi e americane di Gibuti. Una collocazione strategica, la base in Somaliland, anche per i traffici commerciali attraverso il Canale di Suez ed il tentativo – secondo gli osservatori – di spezzare i legami tra questa parte di Africa e gli Emirati arabi in cambio del riconoscimento ufficiale del Paese.
Le dichiarazioni fatte durante il discorso del 7 maggio lasciano trasparire i propositi di Vladimir Putin che ha promesso di prendere decisioni storiche sul destino della patria: “Farò di tutto per aumentare il potere, la prosperità e la gloria della Russia… la nostra bellezza e la nostra forza sono nella nostra autenticità culturale e nella nostra unità”, aumentare il reddito reale dei russi e mantenere l’apertura ed il dialogo con il Parlamento, le regioni e la società civile, ciò all’indomani delle dimissioni del governo Medvedev con la proposta del futuro capo del governo che il presidente sottoporrà all’approvazione della Duma.
di Maria Grazia Alibrando