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Dopo 23 anni si riuscirà a fare luce sulla strage del Moby Prince?

di Cristina Amoroso

Il 24 luglio, il giorno in cui la Concordia lasciava l’isola del Giglio, alla Camera la Commissione Trasporti, riunita in sede referente, ha iniziato la discussione sulla proposta di legge per l’istituzione della Commissione d’Inchiesta sul disastro del Moby Prince del 10 aprile 1991.
Era stato l’incontro a Roma tra una delegazione di familiari delle 140 vittime e gruppi di parlamentari, il primo passo per riaprire il caso. Ai parlamentari fu consegnata una bozza di disegno di legge per dar vita alla commissione: “Nel corso degli ultimi anni – sostennero i familiari – sono emersi nuovi elementi non presi in debita considerazione dalle precedenti indagini: la questione dev’esser riaperta”.“L’obiettivo è ottenere il sostegno dell’intero arco parlamentare”.

Riuscirà la sciagura di Livorno, la cosidetta Ustica del mare, che provocò 140 morti e che ancora oggi resta la più grande tragedia della marina civile italiana e la più grande strage sul lavoro ad avere una risposta, dopoché i tentativi precedenti di dar vita ad una Commissione Bicamerale d’inchiesta, nel 1997, non hanno avuto seguito e il Pd, oggi forza di governo e a lungo forza parlamentare (ex Ds), non ha ottenuto nulla in 23 lunghissimi anni? Per la prima volta i politici non si sono voltati dall’altra parte e ben tre Disegni di Legge vengono presentati, il primo del 27 marzo per l’istituzione di una Commissione Bicamerale d’inchiesta ad opera del M5s, il secondo per l’istituzione di una Commissione Monocamerale ad opera di Sel. Interessante il tempismo con il quale il senatore Manconi (Pd) presenta un disegno di legge con lo stesso fine, il 15 maggio, appena dieci giorni prima delle elezioni comunali a Livorno.

A fine maggio i tre disegni di legge sono depositati presso la Commissione Lavori Pubblici, il cui presidente Altero Matteoli (Fi), assicura il suo sostegno al disegno di legge del M5s che sarebbe stato “integrato con gli altri testi” una volta finita la campagna elettorale. Oltre alla maggioranza chiara ottenibile sommando i gruppi che hanno proposto la commissione d’inchiesta (Cinque Stelle, Sel e Pd) si intravede ora la possibile adesione anche di Forza Italia.
Il 24 luglio in Commissione Trasporti inizia la discussione sul Ddl per l’istituzione di una Commissione monocamerale, il primo firmatario Piras sottolinea che la proposta a firma Sinistra Ecologia e Libertà ha i numeri per essere approvata, perché gode del sostegno di Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, con l’unica ostilità manifestata del gruppo Forza Italia alla Camera(!). Benché ci sfugga la ratio dell’aver preferito tre disegni di legge in pratica identici invece di convergerli in un unica proposta, così pure delle dinamiche trasversali del parlamento, avremmo preferito il buon esito per l’istituzione di una Commissione Bicamerale, come chiesto dai familiari delle vittime, con la consapevolezza che la Commissione d’Inchiesta Moby Prince deve poter operare con professionalità e spirito costituzionale, fino al fornire risposte definitive ai quesiti che i familiari delle vittime hanno indicato nel loro appello.

Oggi 2 agosto, considerata la giornata in memoria di tutte le stragi, a ricordo della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, auspichiamo che diventi realtà la Commissione d’inchiesta sulla strage del Moby Prince, che possano essere finalmente chiariti i punti oscuri della vicenda. La superficialità ha attraversato questi 23 anni di storia, insieme ad azioni di manomissioni, omissioni e ad una fitta coltre di nebbia usata come alibi per spiegare in modo semplice e sbrigativo una strage di proporzioni assurde e che ha oscurato la ricerca della verità fin dal momento della collisione. Dalla relazione dell’on. Piras si evince che sono molti gli aspetti che la Commissione dovrà chiarire. La determinazione dei tempi di sopravvivenza minimi e massimi delle vittime del disastro imbarcate sulla nave Moby Prince, (a nessun soccorritore fu consentito di salire a bordo della nave fino al 12 aprile 1991); la determinazione delle circostanze della collisione tra la nave Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo, con particolare riferimento alla posizione e all’orientamento della petroliera, (più fonti inducono infatti a nutrire dubbi sul fatto che la nave si trovasse effettivamente ancorata appena fuori dall’area di divieto di ancoraggio, come stabilito dalle sentenze, e non all’interno di tale area); l’accertamento dello svolgimento delle operazioni di soccorso svolte dalla capitaneria di Porto di Livorno nella notte del sinistro e nei giorni seguenti; l’accertamento, anche mediante l’esame di documentazione in possesso delle autorità civili o militari italiane o di Stati esteri, della presenza di altre navi nella rada del porto di Livorno nella notte in cui si sono verificati gli eventi, con particolare riferimento a navi militari o ausiliarie delle Forze armate degli Stati Uniti d’America, e le loro eventuali correlazioni con lo svolgimento degli eventi.

In tal senso è stata avanzata dai familiari delle vittime l’ipotesi che la nave Moby Prince si sia trovata coinvolta involontariamente in un traffico d’armi segreto organizzato dalle autorità militari Usa e autorizzato da quelle italiane, proprio nelle settimane che vedevano la conclusione dell’operazione militare internazionale Desert Storm contro l’Iraq di Saddam Hussein. Una vicenda intrigatissima che secondo alcuni quotidiani vede coinvolte più navi fantasma (non registrate dall’Avvisatore marittimo e mai identificate nelle inchieste giudiziarie), una che potrebbero legarsi anche alle inchieste di Ilaria Alpi sul traffico di armi e rifiuti con la Somalia. Sarà scoperto il Vaso di Pandora prima della caduta del Governo?

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