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Primarie Usa: sfida tra Hillary Clinton e Donald Trump

di Salvo Ardizzone

Il Super Tuesday delle primarie Usa ha dato il suo responso, consacrando la coppia che si sfiderà a novembre alle presidenziali: saranno Hillary Clinton e Donald Trump, salvo colpi di scena sorprendenti ed al momento assolutamente imprevisti.

Si votava in undici Stati per i democratici e in dodici per i repubblicani: Clinton e Trump se ne sono aggiudicati sette ciascuno. Sanders è riuscito a vincere quattro volte confermandosi l’unico sfidante, ma confermando pure di non avere alcuna chance di centrare la nomination perché non riesce a prevalere fra le comunità degli afroamericani, ispanici ed asiatici. Una beffa se si considera il suo messaggio contro le diseguaglianze, ma un’ovvia conseguenza se si pensa alla mostruosa macchina elettorale della Clinton, capace di sommergere di spot e propaganda le fasce sociali non sufficientemente consapevoli e motivate.

Bernie ha già detto che continuerà comunque la sua battaglia per il cambiamento di una società profondamente ingiusta come quella Usa, ma sa ormai di non poter insidiare la nomination della Clinton. Hillary ha dalla sua tutto l’establishment democratico, le grandi di Wall Street e le lobby più influenti, compresa quella israeliana; per questo si è ormai concentrata su Trump.

Il tycoon newyorchese, dal canto suo, ha sbaragliato l’ultimo attacco dei suoi avversari gettando nel panico i vertici dei repubblicani, che in una sua candidatura non vedono solo una sconfitta certa alle presidenziali, ma anche la perdita della maggioranza parlamentare al Congresso.

Donald continua a vincere senza uno straccio di piattaforma elettorale, offrendo slogan rozzi, razzisti, misogini ed iperliberisti a folle adoranti di sostenitori che corrono a iscriversi a votare per le primarie, ma che sono e resteranno necessariamente una minoranza fra la popolazione, condannando i repubblicani ad una debacle disastrosa.

Privo di candidati credibili, i vertici dell’Old Party s’erano aggrappati a Marco Rubio per vederlo affondare miseramente nella notte di martedì. Resta per ora in corsa Ted Cruz, il candidato iperconservatore e fondamentalista religioso, beniamino degli iperliberisti Tea Party, considerato anch’esso una iattura dall’establishment repubblicano, ma le sue chance sono praticamente nulle.

Per Clinton, Trump è il candidato ideale; con lui di fronte, a detta di tutti gli analisti, Hillary è già seduta nello Studio Ovale della Casa Bianca perché raccoglierà non solo il voto democratico ma buona parte di quello repubblicano.

Lobby e poteri forti americani si sfregano le mani, con i Clinton torneranno alla grande nell’Amministrazione Usa; è una fortuna che i grandi rivolgimenti in corso nel mondo si stiano svolgendo adesso: a gennaio la Storia avrà già corso tanto e la nuova presidenza potrà tentare di rallentarla ma non potrà riportarla indietro.

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