Pratica dello sterminio unisce Usa, Israele e Guatemala
Una delle ultime vignette del disegnatore tedesco Rainer Hachfeld ritrae graficamente la relazione politica del Guatemala con gli Stati Uniti: un cagnolino aggrappato alla gamba di zio Sam mentre lui va a Gerusalemme per spostare la sua ambasciata da Tel Aviv. Il cagnolino rappresenta il Guatemala, che è stato il secondo Paese a seguire gli Usa nello spostare la sua ambasciata.
Come si è mostrato al mondo in questa azione, così il Guatemala si è comportato con gli Stati Uniti per decenni, come altri governi che, agendo come cagnolini, sono cresciuti imparando che sono solo il cortile del grande Paese yankee. Jimmy Morales non ha esitato a cogliere l’occasione per compiacere i gringos, facendo da corona con la sua famiglia e i funzionari.
Nello scorso dicembre, all’annuncio della decisione del Guatemala, il quotidiano italiano filo-sionista, Il Foglio, non si è trattenuto dall’elogiare le ottime relazioni del Paese centro-americano con Israele, che “ha fatto in Guatemala alcuni investimenti, ne ha addestrato le forze speciali, ed è stato anche presente con importanti aiuti durante le varie catastrofi che hanno funestato questa terra”, senza dimenticare “il tributo del mondo protestante fortemente legato all’evangelismo conservatore nord-americano”.
La delegazione guatemalteca ha potuto assistere al più orribile di tutti gli eventi fatali della scorsa settimana: il simultaneo bagno di sangue a Gaza e la gloriosa apertura della nuova ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme. L’orrore di Gaza (in un solo giorno 65 palestinesi uccisi e 2.400 feriti, più della metà dal fuoco vivo) è stato accompagnato dall’annuncio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu: “È un grande giorno per la pace”.
Stermino, una pratica che accomuna
La pratica dello sterminio è qualcosa che tutti e tre i Paesi hanno in comune (Stati Uniti, Israele e Guatemala). L’Amicizia che gli Stati di Israele e del Guatemala vantano è stata “cooperazione” che Israele ha dato al Guatemala, armi con cui il genocidio è stato commesso contro il popolo. E nel genocidio c’erano anche gli Stati Uniti con il loro anticomunismo e la controinsurrezione, ed è stato responsabile per addestrare l’esercito guatemalteco che ha potuto usare tali armi contro il suo popolo. Se lo Stato guatemalteco si è generato con le politiche e le pratiche di genocidio, non c’è bisogno di immaginare ciò che è ovvio, che al Guatemala non interessa niente della Palestina e dei palestinesi.
Se i palestinesi da 70 anni piangono la loro Nakba, la catastrofe del Guatemala supera le tragiche sparizioni forzate di dissidenti, attivisti per i diritti del Cile o dell’Argentina, aggiudicandosi il macabro ricordo all’interno di una guerra civile durata 36 anni: sono 45mila i desaparecidos guatemaltechi, di cui 5mila bambini, a cui si sommano 200mila morti, migliaia di casi di tortura, stupri e distruzioni di interi villaggi nel contesto di quella che fu una vera e propria operazione di genocidio perpetrata ai danni della popolazione maya degli Ixiles tra il 1982 e il 1983. Ma forse i palestinesi, i maya, gli yemeniti non sono persone.
di Cristina Amoroso