Povertà: al Sud livelli record, primato in Sicilia
Mai tanta povertà è stata registrata al Sud quanto negli ultimi anni, con il triste primato della Sicilia come regione più povera dell’intero Mezzogiorno; eppure vedere il Sud con la testa dentro il bidone della povertà non è una novità, ma al più un problema cronico che sfocia nello scandalo politico-sociale. Se è vero che in Italia i morsi della povertà colpiscono un po’ ovunque, dalle regioni evolute e prospere come Lombardia e Veneto i numeri dell’Istat sono una sentenza che condanna il Mezzogiorno e la Sicilia in modo inesorabile.
La quota dei poveri assodati supera i cinque milioni ed è un valore che come la linea della palma di Leonardo Sciascia copre da Trapani ad Aosta; a poco serve il mal comune mezzo gaudio in quanto nel Sud una persona su dieci vive nell’indigenza e nella totale mancanza di servizi.
Una persona su dieci non ha soldi per permettersi né beni e né servizi che vengono considerati essenziali, il che si trasmuta in frigoriferi vuoti o che se vengono riempiti lo si fa con cibi dal basso costo ma dall’elevato potere calorico immettendo così problemi su problemi; molte di queste famiglie vivono in ambienti scarsamente riscaldati quando va bene, con stanze insufficienti ad ospitare tutti i componenti del nucleo familiare.
Questi nuclei hanno difficoltà ad acquistare indumenti, tagliati completamente dal mondo dell’informazione con scarse capacità comunicative, hanno difficoltà a muoversi e ad istruirsi: insomma, si tratta di nuclei familiari che vivono una sorta di immobilità etica e sociale in quanto sprovvista di fondi che potrebbero alleviare le sorti; molti hanno un orizzonte limitato alla giornata di 24 ore non potendosi permettere alcun progetto e non avendo nemmeno la possibilità di potersi curare assommando così problemi su problemi.
La mancanze delle cure è l’altro grosso problema e di questa morsa ne rimangono vittima sia famiglie con l’incidenza della povertà aumentata dell’8,5% dal 2013 sino al 10,3% del 2017, sia i singoli che passano dal 9,8% dello stesso periodo all’11,4%; incidenza che incrementa nel momento in cui si sceglie di vivere nei comuni dell’area metropolitana con un aumento dal 5,8% al 10,1% e nei comuni sotto i 50mila abitanti dal 7,8% al 9,8%.
Nel Mezzogiorno si assiste alla ripida discesa che porta all’”Assolutamente povero” che è colui che non supera i 560 euro di reddito mensile; dall’altra parte si incontra il “Relativamente Povero” che è la metodologia con la quale si calcola la povertà relativa di una famiglia con due componenti pari alla spesa media per persona nella nazione: nel 2017 è stata pari a 1.085 euro. Fa riflettere quello che è successo in Puglia dove si è passati da un dato di povertà relativa del 14,5% del 2016 ad un 21,6% del 2017.
Le crisi in ambito economico vengono valutate sempre come passeggere e come uno snodo esistenziale, ma nel Mezzogiorno non c’è nessuna crisi passeggera né snodo esistenziale; il Sud ha superato da tempo immemore l’orizzonte degli eventi dalla quale è impossibile tornare indietro, generazioni di laureati sono andati perduti e difficilmente torneranno nelle loro terre natie se non per le vacanze o per le feste comandate, lasciando il Sud in mano degli anziani che sono sempre in numero crescente, molti di essi rimasti da soli hanno difficoltà ad accedere ai servizi basilari del welfare quando presente.
Il Sud si trova nell’abisso non solo per i fuggiti, per i disoccupati che per volontà o per necessità non sono potuti andare via, per gli anziani sempre in numero nuovo, ma soprattutto per i nuovi e futuri poveri che altro non sono che il milione e duecentomila bambini e adolescenti che non hanno il necessario per una vita che si possa definire decente; tradotto in numeri, vuol dire il 20% delle famiglie con tre o più figli minori.
Eppure, intorno alla questione del Mezzogiorno la politica non ha mai smesso quello sciacallaggio che gli consente di avere un bacino elettorale sempre fresco alla quale attingere; non c’è differenza politica tra bianchi, azzurri, gialli e verdi: il politico si immerge nel Mezzogiorno solo e quando sa che potrà tornare a Roma con un valigia piena di voti, dopo che la stessa è stata svuotata di promesse vane e lucenti; così come ultima in ordine di tempo è quella del reddito di cittadinanza promessa dai nuovi dioscuri della politica, anche se appare di difficile attuazione visto lo sfacelo nella quale versano i centri per l’impiego nella quale lavorano 1500 persone assunti dalla Regione; di emblematico vi sono anche le disparità tra un ufficio ed un altro: ad esempio in quello di Castelvetrano (31.680 abitanti) vi lavorano 51 impiegati mentre in quello di Palermo (666,992 abitanti) 21 impiegati.
Il Mezzogiorno rimane ancora una volta fermo, fuori da tutto, sempre più vittima e complice del suo destino.
di Sebastiano Lo Monaco