Cronaca

Porto Marghera, nuovo incidente, vecchia storia

A Porto Marghera sono suonate le sirene, quelle sirene che nelle aree industrializzate segnalano un pericolo che il più delle volte è dovuto ad un’esplosione. Anche questa volta si è assistito ad nuovo incidente che se non si è trasformato in una mattanza di lavoratori è per puro e semplice caso. Le sirene hanno segnalato alla popolazione di Porto Marghera di rintanarsi in casa ed in tempi di Covid19 potrebbe suonare paradossale, ma è quello che è successo. Serrande abbassate, stracci a chiudere gli spazi che rimangono per non far filtrare il fumo tossico che si è alzato dall’industria chimica 3VSigma, specializzata in prodotti chimici, sbiancanti e solventi per cementifici.

Anche se a Porto Marghera non si è registrata una mattanza, la violenta esplosione ha investito due operai che sono arrivati in ospedale in condizioni gravissime. Scherzo del destino, i due operai gravemente feriti sono quelli che lo scorso luglio avevano manifestato contro la mancata osservanza dei protocolli di sicurezza e antincendio all’interno della fabbrica. La risposta dell’azienda? Una minaccia verbale di denuncia per diffamazione.

Disastro annunciato a Porto Marghera

Purtroppo, anche in questo caso parliamo di un disastro annunciato. Si sa tutto ma non si fa nulla perché il guadagno è il mero obiettivo. Se c’è da scegliere tra la vita di un lavoratore ed il risparmio sulla sicurezza è banale capire cosa sceglierà l’imprenditore. La nube tossica di un nero cupo ha colorato il cielo sopra Venezia rendendo la cittadina veneta lo scenario di un film post apocalittico.

Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha rifiutato il confronto con una delegazione composta dai rappresentanti dell’associazione “Rischio Chimico” che avevano chiesto la possibilità di porre delle domande. Richiesta respinta al mittente visto che il primo pensiero del sindaco della Serenissima è stato quello di riaprire le strade per far riprendere le attività lavorative fregandosene della salute dei cittadini.

Anni di annunci, di nastri tagliati, di soldi spesi, ma la bonifica e la messa in sicurezza di Venezia è pura utopia. Ma non finisce qui, la prossima opera sarà il nuovo polo di incenerimento a Fusina che sarà il più grande del Veneto e che dovrebbe trattare fanghi di depuratori provenienti dalle discariche contaminate dal Pfas, altra piaga veneta sulla quale si tace.

di Sebastiano Lo Monaco

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