Non si placano le manifestazioni contro la violenza della polizia americana verso gli afroamericani e tutte le minoranze. Manifestazioni che vanno sotto il titolo ormai globalizzato di“Black lives Matter”, slogan che ha visto testimonial i principali esponenti dello sport e dell’Nba come Michael Jordan, LeBron James e Kareem Abdul Jabbar, autentiche icone del basket. La città americana di Portland (Oregon) sta vivendo giornate di scontri e violenze diffuse. I manifestanti chiedono la fine delle brutalità portate avanti dalla polizia e dell’ingiustizia razziale ed economica.
Agenti federali dell’Fbi sono stati schierati in città dall’amministrazione americana per reprimere le proteste innescate lo scorso maggio dal brutale omicidio dell’afroamericano George Floyd per mano della polizia di Minneapolis. L’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha già invitato la polizia e le forze di sicurezza statunitensi a Portland e in altre città a non usare forza sproporzionata o detenzione illegale contro i manifestanti.
Lo schieramento di truppe federali, ordinato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha suscitato varie condanne da vari gruppi e organizzazioni per i diritti civili, contrapponendo le autorità statali alla Casa Bianca. I leader democratici dell’Oregon affermano che l’intervento federale ha aggravato la crisi iniziata lo scorso maggio. Il procuratore generale ha fatto causa per denunciare l’arresto di alcune persone portate via dalle strade con veicoli non contrassegnati.
Trump ha annunciato di incrementare il numero di agenti federali presenti nelle città degli Stati Uniti dove vi sono manifestazioni, cercando così di reprimere le continue proteste contro il razzismo e l’ingiustizia sociale. In corsa per la rielezione a novembre, il presidente uscente ha dinnanzi una campagna elettorale non facile, giocata tutta in salita e con lo slogan “legge e ordine”.
di Sebastiano Lo Monaco
