Il Popolo iraniano disilluso dal Jcpoa
In spregio all’accordo sul nucleare iraniano, il Jcpoa, dopo l’approvazione della Camera il mese scorso, il Senato Usa ha votato all’unanimità la proroga per altri dieci anni delle sanzioni. È un atto di portata eversiva, che mira a infrangere un trattato internazionale siglato dalla Casa Bianca, distruggendo così la credibilità dell’Amministrazione Usa e mostrando il vero volto dei centri di potere che pilotano la politica di Washington, che non hanno mai accettato il Jcpoa.
Il Governo iraniano, guidato dal Presidente Rouhani, ha spinto per quell’accordo giungendo a far accettare all’Iran, Paese soggetto all’aggressione degli Usa, condizioni al limite dell’accettabile, presentando la firma sul trattato come la fine dei problemi dell’Iran.
Inutile dire che vasta parte del Popolo iraniano, dopo lunghissimi anni di sanzioni, aveva salutato il Jcpoa con entusiasmo volendo credere alla buona fede delle controparti. Ma il tempo ha raccontato un’altra storia: malgrado l’Iran abbia ottemperato appieno ai termini dell’accordo, le sanzioni nei fatti non sono cadute e le minacce delle istituzioni finanziarie americane ostacolano i rapporti e le cooperazioni economiche che i Paesi europei vogliono intraprendere con Teheran.
In un simile scenario, all’entusiasmo dei primi giorni, nel Popolo iraniano affiora la disillusione per il Jpcoa, il falso accordo venduto come la soluzione di tutti i problemi. In una recente intervista concessa all’Agenzia Mehr, Assadollah Badamchian, vice leader dell’Islamic Coalition Party, dà voce a questo risentimento e mette in guardia sugli errori compiuti dal Governo nell’inseguire l’accordo ad ogni costo.
L’Islamic Coalition Party è un partito politico che ha svolto un ruolo essenziale nel successo della Rivoluzione Islamica del 1979, ed ha la sua base principale nei bazaar e fra la popolazione, intercettando gli umori e l’orientamento della sua base sociale. C’è questo alle radici delle dichiarazioni con cui Badamchian critica l’eccessivo ottimismo circa il Jcpoa di un Governo che ha puntato tutto su di esso, e che ora vede gli Usa rinnegare gli accordi e gli europei esitare dinanzi agli ostacoli posti da Washington.
Nella sua analisi Badamchian evidenzia come gli Stati Uniti siano stati interlocutori inaffidabili, e che molti Paesi europei siano assai ben disposti a dare piena attuazione al Jcpoa, ma temano le reazioni americane; è un fatto che la Ue abbia molte voci al suo interno e non sia riuscita a raggiungere un’intesa comune sull’approccio all’Iran, malgrado molti suoi membri vogliano avvicinarsi a Teheran.
D’altronde, neanche il Governo di Rouhani ha una linea per superare i problemi, perché si è limitato a puntare tutto sul Jcpoa ed a riscuotere il consenso; né i tanti “riformisti” che lo compongono hanno la benché minima idea di come affrontare i problemi con gli Usa e l’Europa, visto che la loro unica preoccupazione è stata di arrivare comunque ad un accordo con l’Occidente, senza chiedere alcuna garanzia sul rispetto dei patti sottoscritti.
Badamchian ha evidenziato come, a causa di questa impostazione colpevolmente ottimista, l’Iran abbia ottemperato al contenuto del Jcpoa avendo ben poco in cambio ed ora il Governo di Rouhani non sa che fare, e non ha neanche una strategia da presentare per le prossime elezioni.
Per Badamchian, che interpreta gli umori popolari, la soluzione non può venire né dai cosiddetti circoli “riformisti”, che in nome di un cambiamento a prescindere possono mettere in pericolo anche i principi della Rivoluzione Islamica, né da un Presidente come è stato Ahmadinejad, perché non si può più pensare di tagliare i legami con il mondo. La soluzione potrà venire solo dall’elezione di un Governo che eviti eccessi di ottimismo ed atteggiamenti sbagliati con l’Occidente, trattando con esso con fermezza, ma evitando radicalismi che porterebbero le trattative ad uno stallo.
Badamchian ha concluso dicendo che sarà la Nazione iraniana a vigilare, intendendo con ciò che non saranno ammessi deragliamenti dall’alveo della Rivoluzione Islamica. Dalla lunga intervista emerge tutta la disillusione di un Popolo che, pur avendo subito una lunga quanto selvaggia aggressione, in buona fede aveva stretto un accordo con i suoi aggressori, vedendolo ridurre a carta straccia in breve tempo. Una disillusione che investe anche l’attuale Governo, che scopre impreparato a questa assai prevedibile evenienza.
È un campanello che suona per i circoli “riformisti”, che tanto avevano puntato sul Jcpoa per costruirvi sopra il proprio consenso, salvo dimostrare la propria impreparazione e inconsistenza proprio a causa degli sviluppi ad esso legati.
di Salvo Ardizzone