Cronaca

Pfizer, le linee d’ombra dietro la casa farmaceutica

La Pfizer stando alle ultime indiscrezioni avrebbe trovato il vaccino contro il Covid-19. Pare che le prime dosi saranno disponibili già dal mese di dicembre, un traguardo che in epoche passate avrebbe richiesto anni di ricerche. Ma è tutto oro quello che luccica?

La Pfizer è una multinazionale quotata in borsa con tutto quello che questo comporta: linee d’ombra, storia di scandali, cause legali, esperimenti non autorizzati, inquinamento. Insomma, tutto quello che fa curriculum nelle multinazionali.

Nel 2003, la campagna internazionale Boycott the war-Boycott Bush contro la guerra e l’occupazione dell’Iraq prendeva di mira varie multinazionali petrolifere, agroalimentari e farmaceutiche. Non mancava la Pfizer, per via del sostegno alla campagna elettorale del presidente in carica. Anche se, come tutta Big Pharma, i finanziamenti sono andati via via a candidati repubblicani e democratici, senza distinzione e senza partigianerie.

Pfizer tra scandali ed esperimenti falliti

Nel 1996, Pfizer conduce su 200 bambini nigeriani affetti da meningite un test clinico non autorizzato con l’antibiotico Trovan (che può danneggiare il fegato con esiti mortali). Ben undici piccoli muoiono e decine di altri ne riportano danni permanenti. Alla fine della causa, Pfizer paga 700mila dollari a quattro famiglie e accetta di finanziare progetti sanitari in Nigeria. Dagli archivi di Wikileaks risulta anche un dispaccio dell’ambasciata statunitense di Abuja che attesta un tentativo di ricatto nei confronti del procuratore legale nigeriano incaricato della causa. Diecimila donne hanno portato avanti la denuncia per gli effetti cancerogeni del farmaco Prempro, ma Pfizer se la cava pagando un miliardo di dollari. Altre tremila persone hanno portato in giudizio Pfizer per Chantix, che provocherebbe gravi disordini psicologici. Anche in questo caso la compagnia ha stanziato 288 milioni per una parte dei risarcimenti. 

Ultima in ordine di tempo, l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, ha venduto 132.508 azioni del colosso farmaceutico per un valore di 5,56 milioni di dollari, nello stesso giorno in cui la società annunciava che il suo vaccino contro il Covid-19 si è dimostrato efficace al 90% sulla base dei risultati della sperimentazione provvisoria. La notizia è emersa dalle comunicazioni obbligatorie sui manager e la cessione di azioni alla Borsa di Wall Street. Il manager ha venduto le 132.508 azioni a 41,94 dollari per azione, secondo quanto affermato dalla Sec (Securities and Exchange Commission), l’autorità americana della Borsa.

«La cessione di queste azioni fa parte della pianificazione finanziaria personale del dottor Bourla e di un piano prestabilito che consente, in base alle regole della Sec, ai principali azionisti e ai dipendenti delle società quotate in Borsa di scambiare un numero predeterminato di azioni in un momento prestabilito», riferisce Pfizer.

Tutto è permesso

C’è da meravigliarsi o da indignarsi? Stiamo parlando di una multinazionale e se non sono giustificabili gli abusi di test non autorizzati, tutto il resto deve essere letto all’interno della dinamica capitalistica. C’è poco da stracciarsi le vesti dalla vendita delle azioni di Bourla visto che è un gioco permesso, forse macabro, cinico ma del tutto accettato nel mondo dell’economia capitalista che su questi pilastri si regge.

di Sebastiano Lo Monaco

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