Israele e il suo “diritto all’autodifesa”
Da quando Israele ha iniziato i suoi devastanti attacchi a Gaza, i governi occidentali hanno sostenuto con fervore le azioni del regime con il pretesto di “autodifesa”, chiudendo un occhio davanti al deliberato attacco contro strutture civili come case, ospedali, luoghi di culto e istituzioni educative.
Il 15 ottobre, i leader dell’Unione Europea hanno espresso un incrollabile sostegno al “diritto di Israele a difendersi” nell’ambito del diritto umanitario e internazionale, ignorando gli attacchi deliberati del regime.
Durante la visita in Israele del Segretario di Stato americano Antony Blinken il 3 novembre, il sostegno sfrenato dell’Occidente a Israele è stato ulteriormente esteso. Blinken non solo ha dichiarato il suo sostegno al “diritto di Israele all’autodifesa”, ma ha anche detto: “È obbligato a farlo, e noi lo sosteniamo fortemente”.
Contrariamente a queste affermazioni, gli esperti legali hanno sottolineato che Israele, in quanto forza occupante, non può realmente rivendicare il diritto all’autodifesa contro Gaza.
Durante un incontro internazionale a Istanbul, avviato dalla rete Al Jazeera con sede in Qatar, l’eminente avvocato e attivista per i diritti umani giordano, Hala Ahed Deeb, ha ulteriormente approfondito il motivo per cui Israele non può attaccare Gaza sulla base di pretese di autodifesa.
Israele è una forza occupante
“Il diritto all’autodifesa si applica a uno Stato quando viene attaccato da un altro e la sua sicurezza nazionale e la sua esistenza sono esposte a pericolo”, ha affermato Hala Ahed Deeb, aggiungendo che, sulla base dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, lo Stato che è stato attaccato deve prima informare l’Onu e poi usare la forza per difendersi. Ha tuttavia aggiunto che Israele non può essere considerato uno “Stato sotto attacco”, ma piuttosto una forza occupante che deve prima lasciare i territori che ha occupato prima di procedere a qualsiasi forma di combattimento.
Nel corso degli anni, gli organismi internazionali hanno sottolineato il concetto che Israele non ha il diritto di rivendicare l’autodifesa. Nel 2004, la Corte internazionale di giustizia ha decretato che Israele, in quanto potenza occupante, ha violato il diritto internazionale erigendo un muro di separazione nella zona occupata di Gerusalemme. La costruzione del muro nel 2002 ha inflitto devastazione ai palestinesi in Cisgiordania, separando comunità palestinesi e distruggendo terreni agricoli. Mentre i funzionari israeliani sostenevano che il muro serviva come misura di sicurezza necessaria e di difesa contro il “terrorismo”, Tel Aviv non ha tenuto conto della sentenza e ha continuato con la sua costruzione, con circa l’85% del muro che invade la Cisgiordania, deviando dall’accordo riconosciuto dalle Nazioni Unite, Linea Verde del 1967.
L’avvocato ha ulteriormente sottolineato le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, definendo i suoi attacchi a Gaza un “genocidio” su vasta scala.
Usa complici dei crimini di guerra israeliani a Gaza
Israele nega di aver commesso crimini a Gaza e afferma di difendersi, e ha continuato la stessa narrazione dopo che Hamas ha lanciato l’operazione Al-Aqsa Storm il 7 ottobre. Il regime ha finora ucciso più di 20mila civili nel territorio palestinese, con Il 70% dei morti composto da donne e bambini. L’Unicef ha deplorato le azioni dell’esercito israeliano, definendo Gaza “un cimitero per bambini”.
L’avvocato giordano ha anche evidenziato la complicità di coloro che aiutano Israele nelle sue azioni e ha sottolineato la presentazione di una denuncia federale contro il presidente americano, Joe Biden, e due membri del suo gabinetto.
Biden, il segretario di Stato Antony Blinken e il segretario alla Difesa Lloyd Austin sono stati denunciati dal Centro per i diritti costituzionali di New York, per la loro complicità nei crimini di guerra israeliani a Gaza.
Deeb, apertamente esplicito riguardo alle gravi violazioni dei diritti umani da parte del regime, è tra i cento giornalisti presi di mira dallo spyware israeliano Pegasus. Nonostante le continue minacce e intimidazioni, continua a difendere i diritti dei cittadini dell’Asia occidentale. Inoltre, chiede che gli organismi internazionali intraprendano azioni concrete per ritenere Israele responsabile dei crimini di guerra perpetrati contro i palestinesi.
di Soheila Zarfam