Per la Sicilia il diritto di vivere in pace
Sicilia – Sabato 9 Agosto si è svolta a Niscemi un’altra manifestazione nazionale contro il sistema satellitare Muos esistente nella Riserva naturale del luogo, denominata Sughereta e dichiarata Sito d’Interesse Comunitario. Un corteo variegato di donne, uomini e bambini di tutte le età, provenienti da diverse parti d’Italia, e anche dall’estero, tutti uniti e solidali nell’affermare il nostro diritto alla sovranità sul nostro territorio e il diritto a vivere in pace e tranquillità, senza l’angosciante paura dei rischi per la salute, derivante dall’elevato livello di elettromagnetismo documentato da molteplici studi e misurazioni, cui tutta la popolazione siciliana viene esposta dal 1991 con il sistema N.R.T.F., contro la propria volontà, e a cui ancor più verrebbe esposta con la messa in funzione del sistema satellitare Muos, che arriverà ad una frequenza massima di trasmissione tra i 240 e i 315 MHz., creando un campo elettromagnetico che si attesta molto al di sopra dei limiti di legge (legge n. 36 del 2001), per oltre 135 chilometri.
Alla manifestazione, non c’è stata l’affluenza rilevatasi nelle precedenti manifestazioni e questo è addebitabile a vari fattori, anche interni ai comitati No Muos, ma su tutto prevale lo scoraggiamento di fronte alla posizione dei nostri governi, regionale e nazionale, decisi a tener fede agli accordi con il governo americano, peraltro non ratificati dal nostro Parlamento, in violazione degli artt. 80 e 87, e contro il basilare “principio di precauzione”, applicato da qualsiasi Stato tranne che dal governo italiano, di fronte al dubbio di un eventuale rischio per la salute della popolazione.
Conseguentemente a tale assurda posizione politica, i nostri politici siciliani hanno brillato per la loro assenza, in ossequio ai dictat provenienti dall’alto…, ad eccezione del Sindaco di Niscemi, Francesco La Rosa, presente alla manifestazione, il quale ha dichiarato: “I politici regionali sono sempre assenti, non hanno più un nome e cognome da quando sono stati eletti. Quello che fa male a noi Sindaci è che dobbiamo governare da soli, senza la presenza dello Stato. Niscemi vuole sapere quali certezze ci sono sulla salute. Nessuno ci dà risultati”. Erano presenti, inoltre, i Sindaci di Ragusa, Caltagirone e Vittoria, nonché Fabio Granata (Green Italia), Luca Cangemi (PRC), Ignazio Corrao e Gianluca Rizzo (M5S).
Nei giorni precedenti la manifestazione, esattamente il 25 luglio scorso, sono stati notificati divieti di dimora a 29 attivisti provenienti da ogni parte della Sicilia. Il 31 Luglio è stata consegnata al Verificatore del Tar, Prof. D’Amore, la relazione di 135 pagine scritta dal gruppo di scienziati, coordinati dal Prof. Massimo Zucchetti, come richiesto dal Tar di Palermo, che dovrà pronunciarsi sulla materia il prossimo 25 Novembre.
Il 2 Agosto, il presidio permanente, attivo dal novembre del 2012, è stato preso d’assalto e devastato da vandali, proprio mentre i giovani del comitato No Muos di Niscemi si preparavano per il grande “campeggio resistente”, che dal 6 al 12 agosto avrebbe accolto, per il secondo anno, giovani provenienti da ogni parte d’Italia o dall’estero, anche in vista della manifestazione nazionale. Il 7 Agosto, sette attivisti si introducono nella base a tarda sera, tagliando la rete di recinzione ed eludendo la sorveglianza, per arrampicarsi sulle antenne da cui hanno iniziato la loro protesta, rimanendovi fino al giorno della manifestazione. Il giorno 8 Agosto è seguito un comunicato da parte del comitato No Muos.
Comunicato attivisti sulle antenne 8/08/2014:
“QUESTA VOLTA VOGLIAMO TUTTO IL DIRITTO DI VIVERE IN PACE”
Dall’alto di queste antenne contempliamo la bellezza della sughereta, dell’alba e del tramonto, la luna e l’abbondanza della natura. La vista delle parabole, delle antenne e l’aridità della base ci fa percepire tutta la bruttezza della guerra. Si tratta di strumenti orribili che servono a uccidere, bombardare, creare sofferenza, mutilazione, paura, morte.
Noi oggi decidiamo di restare ad oltranza, su queste antenne diaboliche e maligne, perché vogliamo liberare il pianeta, la Sicilia, la sughereta da un pezzo importante di questo incubo. Amiamo la libertà, ma siamo disposti ad affrontare l’orrore del carcere pur di ottenere una vera liberazione dalla logica e dalla logistica della guerra. Soprattutto questa volta siamo determinati a ottenere tutto.
1. Lo smantellamento della base e la sua riconversione in centro internazionale per l’accoglienza, la solidarietà e la pace.
2. Il trasferimento del denaro per gli F-35 per progetti sociali ed ecologici elaborati dal basso.
3. La fine della collaborazione militare e commerciale con Israele, da poco condannato per violazione dei diritti umani, fino a quando si arrivi a una soluzione giusta e condivisa tra Israele e Palestina. Il blocco delle vendite di aerei e armi da combattimento da parte delle nostre fabbriche a tutti i Paesi violatori di diritti umani.
4. La conversione del denaro e degli sforzi militari e polizieschi (Marenostrum, Cie, Cara) usati solo per rinchiudere migranti e deportarli, creando e rendendo operativo da subito un piano di accoglienza solidale e diffuso che preveda il salvacondotto consolare europeo per i migranti che scappano da guerre e dittature, dando l’esempio agli altri paesi.
Questo è fare politica. Il Movimento No Muos crede in soluzioni pratiche, umane e solidali per il benessere collettivo e per la salute di madre terra (come la chiamano gli indigeni delle Americhe). Fino ad adesso il Parlamento, il Governo e la Presidenza della Repubblica hanno ignorato il problema della guerra e si sono rifiutati di interloquire con il Movimento. Noi oggi chiediamo un cambiamento e lo domandiamo a partire da richieste precise e concrete. Ai compagni e alle compagne, ad amici e parenti, a tutte le persone che amano la pace, la libertà e la terra domandiamo: vogliamo veramente mettercela tutta per fermare l’orrore e creare la bellezza?
Gaza brucia, bambini e grandi vivono e muoiono nella disperazione della guerra. Militari di tutto il mondo giocano e interpretano il ruolo dei boia perdendo l’umanità nelle loro divise. In solidarietà al popolo palestinese abbiamo colorato simbolicamente il nostro corpo di rosso.
Per liberarci dalla rassegnazione e ribellarci alla guerra, se lo vogliamo, il momento è ora, il momento è qui: a Niscemi. Siamo qui a riprenderci la terra per terminare questo stupro fatto alla Sughereta e rifertilizzarla con alberi e allegria. Ora è il momento di ottenere tutto. Ora vogliamo il diritto di vivere in pace.
Ai giudici e ai magistrati che vogliono veramente esercitare un’azione di giustizia, chiediamo di appoggiare quest’azione e tutte le azioni di liberazione della Sughereta e della terra dalla guerra. Chiediamo di desistere dalla bieca applicazione di leggi lontane dal rendere giustizia nei confronti di popoli oppressi che vogliono una libertà vera”.
Per il 9 Agosto, giorno della manifestazione, arriva il divieto da parte della Questura di Caltanissetta di svolgere il corteo all’interno della Sughereta di Niscemi, in quanto giudicato pericoloso.
Non è difficile intuire l’intento di scoraggiare la lotta che con pertinacia viene portata avanti, nonostante il pronunciamento favorevole al Muos da parte del Senato e della Camera, ma mi risulta difficile capire come mai non vengano ritenuti pericolosi, invece, gli americani che hanno distrutto la nostra Riserva naturale, Sito d’Interesse Comunitario, facendo opere di abbattimento di alberi secolari di sughero, di livellamento di colline, di scavi sotterranei, nonché di costruzione cementizie, di recinti con filo spinato, di 46 antenne del sistema N.R.T.F. e tre parabole satellitari del sistema Muos, che emettono onde elettromagnetiche in misura di molto superiore ai limiti di legge e che hanno fatto in modo tra la popolazione aumentasse a dismisura l’incidenza di leucemie, anche infantili, tumori, infarti, melanomi, linfomi, malformazioni fetali, sterilità, aborti, alterazione del sistema immunitario, tumori del sistema emolinfatico, ipertermia con conseguente necrosi dei tessuti all’organo più esposto, che è l’occhio (cataratta indotta da esposizione a radiofrequenze o a microonde), come evidenziato in numerosi studi epidemiologici.
La rabbia cresce a dismisura tra la popolazione, che si sente abbandonata anche dagli stessi politici comunali, e soprattutto tra i manifestanti, tra i quali spesso colgono l’occasione per infiltrarsi dei gruppi di estremisti, dalle gesta non sempre condivisibili.
Quest’anno lo scontro con la polizia è stato ancora più forte sia a livello verbale che fisico da parte di un gruppo organizzato di “disobbedienti”, che ha proseguito il corteo oltre il percorso autorizzato, durante il quale sono stati bruciati simbolicamente i “fogli di via” emessi dalla Questura di Caltanissetta, o strappati copie dei documenti davanti agli uomini della Polizia di Stato, per finire poi col tagliare la rete di recinzione arrivando allo scontro con la Polizia, tra lanci di pietre, da un lato, e duri colpi di manganello, dall’altro.
Dopo questo scontro iniziale, la Polizia non ha opposto resistenza e centinaia di manifestanti, con bandiere, striscioni, e a mani alzate, sono entrati ancora una volta dentro la base americana per riappropriarsi simbolicamente del nostro territorio e raggiungere gli attivisti sulle antenne, insieme ai quali hanno tenuto una riunione per decidere il da farsi.
Dei sette attivisti, cinque sono scesi e davanti ad un bellissimo tramonto, dopo un’altra giornata di protesta sulla nostra terra violentata, sono usciti dalla base insieme ai manifestanti, mentre gli altri due sono rimasti sulle antenne per continuare la protesta.
L’indomani viene loro intimato di scendere dalle antenne e a tarda sera, dopo che una quarantina di attivisti hanno nuovamente tagliato la rete di recinzione e sono entrati per raggiungere i compagni sulle antenne, gli attivisti sono scesi ed usciti dalla base insieme a tutti gli altri compagni.
Il sistema Muos è uno strumento di guerra, di offesa e difesa, pertanto, spinti dallo stesso principio di ripudio della guerra come metodo per la soluzione dei conflitti internazionali, garantito dalla nostra Costituzione all’art. 11, così come auspichiamo con forza lo smantellamento del sistema Muos, insieme alla base americana insediatasi nella Sughereta di Niscemi, allo stesso modo auspichiamo il blocco delle forniture belliche da parte del governo italiano verso Israele e tutta l’area medio-orientale. Indubbiamente l’Italia, in quanto principale fornitore di armi allo Stato di Israele, dovrebbe assumersi anch’essa la propria parte di responsabilità nei conflitti che periodicamente insorgono in quell’area in cui regna l’eterno conflitto israelo-palestinese.
L’Italia è il principale fornitore di armi allo Stato di Israele: tra i Paesi dell’Ue siamo di gran lunga il primo fornitore di sistemi militari dello Stato israeliano, con un volume di vendite che è oltre il doppio di quello totalizzato da Parigi o Berlino, eguagliando da soli Francia, Germania e Regno Unito. Oltre il 41% degli armamenti regolarmente esportati dall’Europa verso Israele sono italiani e le implicazioni politiche, secondo gli osservatori, sono di facile deduzione: non possiamo avere nessuna posizione di mediazione, perché vendendo sistemi d’arma ad una delle due parti in conflitto, il governo italiano non è equidistante e la sua posizione risulta inficiata. Non dimentichiamo, inoltre, che l’Italia importa anche armi da Israele, in contraddizione con l’art. 11 della nostra Costituzione, per un valore complessivo di oltre 50,7 milioni di euro solo negli ultimi due anni. Viene vista come improcrastinabile, quindi, da parte della Rete Italiana Disarmo, “la sospensione dell’invio di sistemi militari e di armi nella zona. Il nostro Governo, che in questo semestre ha l’incarico di presiedere il Consiglio dell’Unione europea, si faccia subito promotore di un’azione a livello comunitario per un embargo europeo di armi e sistemi militari verso tutte le parti in conflitto, per proteggere i civili inermi e riprendere il dialogo tra tutte le parti”.
Tutto ciò, peraltro, risulta essere in aperto contrasto con la nostra legislazione relativa all’export di armamenti, che prevede, proprio nel primo articolo, l’impossibilità di fornire armamenti “a Paesi in stato di conflitto armato o i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell’Ue o del Consiglio d’Europa”. (Legge 9 luglio 1990, n. 185, “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 14 luglio 1990, n. 163 – Con modifiche introdotte dalla legge 17 giugno 2003, n. 148 – comma 6 – d).
A questo punto, in questa triste faccenda tutta siciliana, su cui aleggia anche la paura che in caso di conflitti che coinvolgano gli Stati Uniti, ma non anche l’Italia, la nostra nazione non potrebbe impedirne l’utilizzo, venendosi a trovare, pertanto, esposta a rischi bellici dipendenti dalle guerre altrui e in contrasto con l’art. 11 della Costituzione italiana, dato che la maggior parte dei politici ci hanno tradito, la strada legale sembra la più percorribile e la sola che ci consenta di sperare, affidando il nostro futuro alle coscienze dei giudici del Tar, i quali il 25 Novembre prossimo dovranno pronunciarsi sull’intera vicenda Muos.
Se le leggi in questo nostro Stato sono tenute ancora in debito conto, benché in questa brutta faccenda tutte le violazioni di esse, avvenute a tutti i livelli gerarchici, da quelle costituzionali a quelle regionali e comunali, potrebbero farci pensare il contrario, il Muos dovrà essere smantellato e gli americani dovranno lasciare la Sughereta di Niscemi. Potrebbe darsi inizio in tal modo ad un graduale processo di smantellamento di tutte le basi americane che da 70 anni subiamo sul nostro territorio e che di fatto con la loro presenza ci hanno costretto ad un’implicita cessione di sovranità, su cui è giunto il tempo che i Veri Siciliani, armati solamente di orgoglio e coraggio, scrivano la parola FINE!!!
di Angioletta Massimino