Per cosa sono morti in Piazza Maidan?
È un discorso che non vogliamo infarcire di numeri e statistiche, forse lo sfogo di chi, come noi, con i capelli bianchi, ricorda altri morti ed altro sangue (a Budapest, a Praga, a Berlino, nei paesi dell’ex Jugoslavia, nel Medio Oriente e in tanti, tanti altri luoghi del mondo), ripagati dall’ipocrisia d’un Occidente sordo, chiuso nel suo egoismo ottuso.
Lasciamo agli analisti dotti la disamina di chi realmente si sia battuto in strada: estremisti neonazisti o gente comune; nella sostanza mezza Ucraina, in un modo o nell’altro, s’è sollevata per un sogno: un sogno che parla d’un futuro diverso. Almeno è questo il messaggio che è passato e s’è allargato a macchia d’olio, quali che fossero i reali intenti e gli interessi dei capi del movimento dell’opposizione.
Ma quale futuro l’aspetta in un’Europa quale la conosciamo? Quello di Frau Merkel, che vede al massimo un nuovo mercato da colonizzare? O quello dei burocrati di Bruxelles, con il loro orizzonte di regolamenti e codicilli? Quello fatto di percentuali, di Pil, di banche e di stress test? E ancora di 3%, d’austerità e di conti a cui sacrificare ogni cosa?
Non crediamo che chi s’è preso una pallottola o è morto con la testa spaccata da una spranga pensasse a questo.
Forse era un’estremista che vedeva in quella ribellione la fuga da un mondo grigio, o forse solo un padre di famiglia esasperato da una vita senza sbocchi; ma riteniamo che, in gran parte, fossero lì a rischiare per urlare basta a qualcosa d’insostenibile, per una speranza.
Giusto o sbagliato non sta a noi dirlo. Ma se è così, se l’hanno fatto per dire no ai diktat di Mosca e ai rubli dati agli amici del Kremlino; al gioco della grande geopolitica, che muove le nazioni come pedine; se l’hanno fatto perché volevano una vita diversa; se l’hanno fatto inseguendo il sogno, vecchio come l’uomo, d’un domani migliore dell’oggi… beh… quella pallottola, quella spranga, spezzandogli la vita, almeno (misera, assai misera consolazione, certo) una cosa gli ha evitato: una tremenda disillusione.
La disillusione che temiamo presto avranno tutti quelli che, in tutte le Piazze Maidan d’Ucraina, hanno messo a rischio il poco o molto che avevano per correre in braccio ad un Europa che a loro vuole e sa offrire assai poco.
Parole, tanto non costano, ma anche quelle balbettanti. Sogni, che appassiranno in fretta dinanzi alla realtà. Fatti, ma quali? Le regole arcigne dell’Eurotower? I regolamenti bizantini di Bruxelles? I diktat della BuBa? Le prediche ossessive sui conti in ordine? Gli egoismi di Stati che litigano su tutto? No, non crediamo che gli Ucraini abbiano messo a fuoco una nazione per questo.
I fatti d’Ucraina dovrebbero farci riflettere, ma tutti!, su cosa stiamo costruendo a casa nostra. È questa l’Europa per cui vale vivere (figurasi morire!)? Son questi i valori che ci siamo scelti? L’orizzonte entro cui iniziare e finire la vita?
I morti di tutte le Piazze Maidan che si sono succedute (e per chi ha memoria sono tante) non crediamo avessero in mente questo.