Pedofilia e insidie all’infanzia nello Show Biz
Crediamo sia doveroso soffermarsi sul dramma mai risolto dei bambini scomparsi nel mondo e dei quali non si sa più nulla come se fossero stati inghiottiti nel vuoto. Parliamo delle insidie all’infanzia che provengono dalla pedofilia e da altri pericoli che possono catturare l’innocenza e l’ingenuità dei bambini in diversi contesti sociali. Uno di questi è il mondo dello spettacolo e dello show biz. Ad Hollywood è scoppiato lo scandalo degli abusi sui minori, e a fare le accuse di pedofilia è Michael Egan III e, come vedremo, non è stato l’unico. Il trentenne ha già fatto il nome del regista di X-Man, Bryan Singer che avrebbe abusato di lui quando appena quindicenne lo costringeva a bere, drogarsi e avere rapporti intimi con lui e altre persone. All’epoca dei fatti il ragazzo aveva denunciato l’accaduto ma non c’era stato alcun seguito dal punto di vista legale. Secondo quanto dichiarato da Michael lui non era l’unica vittima di questi abusi sessuali, erano diversi i ragazzi che venivano adescati da questi vip di Hollywood e promettevano carriere nel campo dello spettacolo in cambio di prestazioni intime. Oltre al nome del regista della saga di X-Man, Michael Egan III ha fatto altri tre nomi famosi dell’ambiente hollywoodiano, sono quelli di Garth R. Ancier ex presidente della Bbc, Gary Wayne Goddard e David Alexander Neuman ex presidente della Disney Tv.
Oggi il ragazzo dichiara di essere in cerca di giustizia perché vuole evitare che la sua stessa sorte capiti ad altri ragazzi, ma la difesa non gli crede e sostiene che l’uomo sia solo in cerca di popolarità. Michael Egan durante una conferenza stampa, ha raccontato storie di presunte violenze, droga e pedofilia che fanno crollare il sogno americano. “Gli adulti a Hollywood hanno qualcosa che altri non hanno: detengono un immenso potere, quello di decidere le carriere di questi ragazzi. Le accuse di ripetuta violenza sessuale sono fondate perché questi ragazzini sono stati trattati come un pezzo di carne. Sono stati stuprati, drogati e perfino minacciati di morte. Voglio spezzare il cerchio della pedofilia. Ho investigato sul caso per sei mesi, ci sono tanti minori che hanno subito lo stesso trattamento di Michael, allora quindicenne. Daremo voce a queste vittime”, ha spiegato il legale di Egan, Jeff Herman. Egan fa i nomi anche di Marc Collins-Rector e Chad Shackley. Il primo ha già collezionato ventuno accuse di stupro: “Il 90% dello show business è gay. Se vuoi arrivare da qualche parte, devi andare a letto con qualcuno”, avrebbe detto quando ha adescato il piccolo Michael.
Mentre per quanto riguarda Garth Ancier (capo della Bbc America), puntando una pistola alla testa del ragazzo, avrebbe sostenuto di essere uno degli uomini più potenti di tutta Hollywood: “Ora sei parte del gruppo e non si torna indietro”. “Un giorno mi sono svegliato e ho capito di esser stato sodomizzato da Shackley, ha detto Michael Egan. Avevo dolori ovunque. Mi avevano drogato”. Perché queste storie stanno venendo fuori solo adesso non è chiaro e di certo sarà ancora più difficile fare luce sull’intera vicenda e stabilire quali dettagli potranno essere considerati fondati. Anche secondo quanto riferito dall’attore Elijah Wood, ricordato dai più per il ruolo di Frodo interpretato ne Il Signore degli Anelli, Hollywood è spesso scenario di abusi sessuali sui bambini, assolutamente non rari ma di routine: “Ci sono tante vipere in circolazione nell’industria cinematografica che pensano esclusivamente ai propri interessi. C’è del marcio in quell’ambiente e ciò che è peggio è che le vittime non possano parlare più forte di chi ha il potere in mano”. L’attore fa esplicito riferimento ad ambigue feste organizzate da personaggi illustri del settore, party a cui lui non ha mai partecipato grazie all’intervento provvidenziale della madre: “Mia madre Debra mi ha salvato. Per fortuna non sono mai andato alle feste in cui succedevano queste cose terribili”. Non è la prima volta che Hollywood vede sgretolarsi la sua aura dorata a causa di dichiarazioni shock rilasciate dagli attori. Pochi giorni fa Chloe Sevigny ha denunciato le “quasi” molestie subite ad alcuni casting e ora, a distanza di poco tempo, emergono ombrosi particolari riferiti anche da Elijah Wood.
Modella e personaggio televisivo, Peaches Geldof è stata trovata morta nella sua casa nel Kent, in Inghilterra, il 7 aprile. Peaches era la figlia del musicista Bob Geldof e Paula Yates (morta di overdose nel 2000). La morte della Geldof è stata ritenuta “improvvisa e inspiegabile” ed è, attualmente, sotto inchiesta. Le autorità hanno però già dichiarato che non vi è alcuna prova che le sia capitato qualcosa che escluda la fatalità. C’è comunque un elemento importante che deve essere considerato, mentre s’indaga: è morta circa un anno dopo aver annunciato ai suoi fans la sua iniziazione alla società segreta occulta Ordo Templi Orientis (Oto). Forse la poveretta aveva ecceduto in entusiasmo per un evento ben poco edificante. Prima di entrare nell’Oto, Peaches è stata coinvolta in Scientology (la setta di Tom Cruise, John Travolta e molte celebrità di Hollywood) per poi girare verso il giudaismo, la religione del marito Thomas Cohen. Mentre le informazioni riguardanti la sua morte sono ancora scarse, la vita di Peaches aveva tutte le caratteristiche di una vittima dell’industria dello spettacolo: è nata in una instabile famiglia dello show-business; è stata iniziata prestissimo nell’industria dello spettacolo; ha sviluppato relazioni con esperti del settore; si dilettava con le più potenti correnti spirituali delle élite occulte; infine, ha purtroppo perso la vita in circostanze “misteriose”, sotto l’incantesimo di una società segreta d’elite i cui membri sono principalmente persone molto famose dello spettacolo. In alcuni tweet, la Geldof, rivela e denuncia madri che pur di vedere i propri bambini famosi, non hanno esitato a consegnarli “in pasto” a depravati senza scrupoli. Strano, per una ragazzina che si vantava di aver venduto anche la sua vita.
Mini divi: dal “prodigio” al disagio
Emblema dei bambini prodigio succubi della volontà di un padre padrone violento è stato Michael Jackson. Come è finito lo sappiamo tutti, trovato morto per presupposta overdose di farmaci o altre sostanze nel pieno dell’età matura. Il suo dramma è stata però la sua vita, perennemente in bilico tra crisi d’identità, crisi maniacali di onnipotenza e altrettanto drammatici periodi depressivi, dai quali usciva soltanto con l’aiuto costante di droghe e con la falsa soluzione dell’ennesimo intervento di chirurgia estetica. Unico obiettivo: tornare con l’aspetto di quel bambino che non aveva mai potuto essere. Una vita da mancato bambino e al suo posto una vita artistica che era una rappresentazione di un’infanzia che non aveva mai vissuto. Troppo presto sul palcoscenico in pasto al pubblico, obbligato invece che difeso, era diventato un colosso miliardario sulle fondamenta traballanti di un’identità rimasta inceppata che il suo castello dei divertimenti tentava di sostituire. E se andiamo a vedere i piccoli protagonisti della filmografia degli ultimi anni, come non accorgersi di una linea comune che purtroppo li unisce come un solo, drammatico filo conduttore? La costante assunzione di droghe che questi ex bimbi prodigio hanno condotto come comportamento deviante, per sostenere una fragilità dell’Io comune a tutti loro. Prendiamo a titolo di esempio il protagonista di “Mamma ho perso l’aereo”, Macaulay Culkin, dopo anni e ormai adulto, combatte ancora con la tossicodipendenza, aveva fatto causa ai genitori che avevano dilapidato il suo patrimonio miliardario e non ha più girato un film di successo dal 1994. Un baratro dal quale diventa sempre più difficile uscire.
Il dramma dietro le risate de “Il mio amico Arnold” – Ricordiamo la serie cult degli anni Ottanta, famosa oltre che per il tormentone “Che cavolo dici, Willis”, anche per la triste sorte che toccò a tutti e tre i protagonisti. La star Gary Coleman, affetto da disfunzioni renali e con problemi di crescita, citò in giudizio i genitori che amministravano il suo patrimonio personale. Nel 2003 si candidò a governatore della California sfidando Arnold Schwarzenegger, riuscì a piazzarsi ottavo su 135 candidati. Arrestato più volte per comportamenti violenti, è morto nel 2010, in seguito a un incidente.
Todd Bridges interpretava suo fratello Willis, finì dapprima nel gorgo della droga, oggi si dichiara riabilitato ed è il solo del trio che sembrerebbe tornato alla normalità.
La più sfortunata è stata Dana Plato, interprete di Kimberly Drummond. Dopo l’addio alla serie tv, passò dalle pagine di Playboy a film soft-core. Nel 1991 fu arrestata per rapina a mano armata in un negozio di video a Las Vegas e nel 1999 fu trovata morta per un overdose di farmaci in una roulotte. Nel 2010 suo figlio Tyle Lambert si è suicidato con un colpo di fucile alla testa. In questi casi, più che di “maledizione” legata a un film, come molti commentatori hanno scritto, ci sarebbe piuttosto da ipotizzare come causa primaria lo spietato ambiente dello spettacolo, che ha mietuto vittime per l’età a rischio dei giovanissimi attori, non sostenuti da adulti competenti, ma lasciati alle loro fragilità, non preparati ad affrontare stress e sollecitazioni evidentemente eccessive per degli adolescenti. Hollywood e il mondo del cinema, come il mondo fatuo della moda, sono quasi sempre fonte di enorme fatica e di disagio per chi vi si trova immerso all’improvviso e in giovanissima età. Se a questo aggiungiamo il facile iniziale successo, seguito quasi sempre dall’altrettanto facile discesa nell’oblio, si può comprendere come i ragazzi-prodigio cadano nell’uso di sostanze per non dover affrontare la dura realtà. Dapprima li si porta alle stelle facendo loro credere di essere più bravi, più belli, più intelligenti, più apprezzati e più amati, fino a creare loro intorno una sorta di bolla narcisistica falsamente protettiva, per poi lasciarli in balia del loro destino quando non sono più necessari agli scopi commerciali programmati. Un uso sconsiderato di persone come fossero oggetti. Personalità in evoluzione che invece del sostegno trovano sconsideratezza.
Chi non ricorda Brad Renfro, il ragazzo che esordì al cinema ne “Il Cliente”, a fianco dei due mostri sacri Susan Sarandon e Tommy Lee Jones. Brad Pitt lo aveva definito nel 1996 il suo erede naturale, dopo aver recitato con lui in “Sleepers” e nel 1998 recitò con Ian McKellen ne “L’allievo” di Bryan Singer. In seguito sparì lentamente dalle scene, fino a quando fu arrestato nel 2005 per possesso di eroina. Nel 2008 fu trovato morto nel suo appartamento di Los Angeles, stroncato da eroina e morfina.
Anissa Jones divenne una star a soli 8 anni quando interpretò Buffy nel telefilm “Tre nipoti e un maggiordomo”. Quando la serie finì nel 1971, l’attrice partecipò ai provini per “L’esorcista” e “Taxi Driver” (il film che lanciò la carriera “adulta” di Jodie Foster) e nel 1976 morì di overdose. Stessa sorte ebbe anche il fratello Paul Jones nel 1984.
La serie di giovani prodigi finiti malamente, o le cui vite si sono interrotte bruscamente per incidenti, malattie, overdose o in situazioni oscure è molto più lunga di quella di chi ce l’ha fatta. Bambini prodigio o bambini vittima? Figli precoci o figli oggetto di sfruttamento? Capire se siano o meno dei talenti naturali prima che sia troppo tardi è fondamentale. Perché i talenti, se ci sono, vanno gestiti e tutelati. Purtroppo, molto spesso, le frustrate velleità artistiche dei genitori e la loro avidità di denaro e celebrità prendono il sopravvento. Se non esiste più il buonsenso nemmeno fra i genitori, forse una legge che vieti ai bambini e ai ragazzi minori di 18 anni di intraprendere troppo presto una carriera nello spettacolo, sarebbe auspicabile e non più rinviabile. Un bambino o un adolescente non sono ancora in grado di stabilire quali siano le sue vere inclinazioni naturali e vocazionali. E’ molto facile che i bambini vengano attirati e ingannati da lustrini e false promesse, non avendo ancora gli strumenti necessari per discernere, capire e difendersi in un circuito come quello dello spettacolo che si rivela spietato soprattutto con i più piccoli.
di Cinzia Palmacci