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Papa Francesco: “Che siano gay, massoni, politici o altro, ogni lobby è un problema”

di Mauro Indelicato

Più che a Rio de Janeiro, forse le parole maggiormente significative Papa Francesco le ha dette sull’aereo che dal Brasile lo stava riportando in Vaticano. Un incontro molto semplice infatti, quello che ha avuto con la stampa al seguito, nella quale si sono toccati tutti gli argomenti più spinosi ed importanti di questo inizio pontificato. Certo, le immagini di una spiaggia di Copacabana piena di milioni di giovani, con una Rio de Janeiro in “balia” dei tanti ragazzi che volevano avvicinare il Papa, rimarranno scolpite non solo nella società civile brasiliana, ma diventeranno anche emblema di questa prima parte di pontificato di Bergoglio. Però, sia nel modo che nei contenuti, l’improvvisata conferenza stampa del pontefice in aereo è forse la rivoluzione più significativa della comunicazione della Chiesa e del rapporto tra stampa e Santa Sede. Raramente infatti il Vescovo di Roma ha risposto a braccio in altre occasioni ed ha parlato praticamente di tutto, a partire dalla lobby gay presente in Vaticano. Se Papa Francesco nei mesi scorsi ha “sibillato” l’ammissione dell’esistenza di tale lobby, dicendolo in un incontro privato tenuto con alcuni parroci dell’America Latina, in aereo invece l’ha ammesso alla luce del sole, aggiungendo poi una frase storpiata e strumentalizzata da molti media: “Il problema non è la tendenza all’omosessualità. Se uno è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo? Il problema sono le lobby: che siano gay, massoni, politici o altro, ogni lobby è un problema”.

I media tradizionali, hanno volutamente riportato solo lo spicchio di frase inerente l’omosessualità, ma la vera novità in questa frase sta in altre parole: in primis, come detto prima, a braccio e senza discorsi preparati, ha candidamente ammesso l’esistenza della lobby; in secondo luogo, ha apertamente denunciato come l’esistenza dei gruppi di potere di qualsiasi natura, siano nocive non solo alla Chiesa, ma in generale al governo di ogni istituzione. Ha anche pronunciato, in terzo luogo, la parola “massoni” e non è cosa da poco, vista la situazione in Vaticano, nella quale il “fumo di Satana”, come chiamava Paolo VI la massoneria, inquina e non poco il piccolo Stato oltre Tevere e spesso il termine massoneria rimaneva un vero e proprio tabù, non solo per i pontefici, ma in generale per ogni altro esponente delle gerarchie ecclesiastiche.

Sull’omosessualità, di certo Papa Francesco, come nel suo stile, non ha avuto molte remore, anche in questo caso, a parlarne pubblicamente e senza alcuna barriera e questo di sicuro rappresenta un ulteriore elemento di discussione; ma con altrettanta certezza, non si ravvisa certo alcuno strappo dalla dottrina della Chiesa. Il pontefice, ha infatti affermato poco dopo come sia doveroso accompagnare una persona omosessuale nella ricerca del Signore; ha cioè ribadito con forza uno dei pilastri della dottrina cristiana, ossia l’accoglienza verso tutti e senza distinzioni, ma non ha affatto aperto la porta ad un diverso atteggiamento verso il riconoscimento di presunti diritti civili da dare ai gay. Bergoglio in particolare, vuole dare l’immagine di una Chiesa che non chiude le porte a nessuno, ma che rimane ferma nelle proprie convinzioni, specie sui temi etici; la parola di Cristo, spiega il Papa, è per tutti e nessun cristiano può permettersi di giudicare in base alle tendenze, ma deve aiutare il prossimo a trovare la via della fede. “Siamo tutti fratelli” chiosa Bergoglio. Parole importanti, anche in questo caso senza alcuna remora, verso lo Ior: “Stiamo studiando una riforma – afferma Papa Francesco – C’è una commissione che sta lavorando bene; qualsiasi cosa diventerà, dovrà essere comunque dedita ai principi di lealtà e trasparenza”.

Il pontefice non si è sottratto alla domanda su monsignor Scarano, il prelato arrestato con l’accusa di riciclaggio e presidente, fino a pochi mesi fa, dell’Apsa: “Abbiamo questo prete in galera, di sicuro non è uno spicchio di Santo, abbiamo fiducia nella Magistratura”. Poche parole, ma che ai più attenti possono sembrare di grande discontinuità verso il passato; dal Vaticano infatti, c’era l’ordine di difendere qualsiasi prelato all’esterno, ad ogni costo e verso nomi scomodi calava sempre un silenzio molto deciso, che rinforzava idealmente il confine delle mura leonine tra la città del Vaticano ed il resto del mondo. Papa Francesco, ha invece pubblicamente parlato di Scarano e lo ha anche pubblicamente liquidato, con l’ammissione del fatto che non si tratti di una persona molto affidabile sul piano etico. Ma è interessante anche ciò che ha detto su tutta la curia romana: “Mi sono accorto di una cosa – dichiara Sua Santità – La Curia si è abbassata di livello rispetto a prima. Non ci sono più le figure di una volta, di cui avremmo davvero un gran bisogno”. Bergoglio ha anche aggiunto però, come in Vaticano siano tante le brave persone: “Molti pregano – si legge ancora nella trascrizione delle sue parole dette in aereo – Ci sono tanti che pensano ai poveri, altri che fanno il loro lavoro in sordina. Certo, ci sono gli scandali e fanno male, ma c’è tanta brava gente. Voi sapete però che fa più rumore un albero che cade che non invece una foresta che cresce”.

Secondo molti vaticanisti, quell’affondo circa la poca qualità della Curia rispetto al passato, è l’emblema di un imminente riforma, tanto che a Rio si è incontrato più volte con il Cardinal Maradiaga, il prelato presidente della commissione incaricata per redigere la riforma del governo della Santa Sede; secondo molti, tra ottobre e novembre potrebbero esserci novità significative riguardo a questo. Una vera rivoluzione sul piano della comunicazione, quella operata da Papa Francesco; niente barriere, niente giri di parole con la stampa ma anche con la gente, con la tanta gente, che il pontefice saluta nelle piazze ogni giorno. Bergoglio ha trovato anche il tempo di scherzare in aereo con i giornalisti: “Volete sapere cosa tengo nella borsa nera che non lascio mai eh? Non tengo mica le chiavi della bomba atomica! Tengo dei libri ed il mio rasoio.” Qualsiasi strada prenderà il pontificato del primo Papa sudamercano della storia, di sicuro è già possibile tracciare la prima significativa riforma, inerente per l’appunto la comunicazione, ramo non certo forte nel pontificato del predecessore. A Rio de Janeiro dunque, si sono tracciati i tratti più salienti del nuovo corso della Chiesa; i milioni di giovani presenti, le folle oceaniche ed i tanti contatti tenuti nella metropoli brasiliana, sembrano dimostrare un certo gradimento verso tale nuovo corso. Adesso viene la prova del nove per Bergoglio e per la Chiesa: evitare quanto accadeva con Giovanni Paolo II, dove spesso alle città piene di ammiratori, non corrispondevano analoghi entusiasmi nei seminari sempre più carenti di vocazioni.

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