Medio OrientePrimo Piano

Panama Papers, la più grande fuga di documenti mai conosciuta che fa tremare i nemici degli Usa

di Cristina Amoroso

E’ stato il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung ad ottenere inizialmente i Panama Papers, nome dato ai documenti riguardanti le attività dello studio legale panamense Mossack Fonseca nel corso di un periodo che va dal 1970 alla primavera 2016.

Il giornale tedesco ha riferito di aver ricevuto i documenti dello studio legale un anno fa da una fonte anonima che “non ha voluto in cambio né compensi in danaro né altro”.

“I Panama Papers includono circa 11,5 milioni di documenti – più del totale complessivo del Wikileaks Cablegate, Perdite Offshore, Perdite Lux, e Perdite svizzere”, ha riferito il giornale tedesco. I dati sono presentati sotto forma di e-mail, file Pdf, file di foto e brani tratti dalla banca dati della società di Panama.

Il Süddeutsche Zeitung ha successivamente messo i Papers a disposizione del Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (Icij) per un’inchiesta giornalistica planetaria, durata un anno, a cui ha partecipato un pool di circa 200 giornalisti, provenienti da almeno 65 Paesi. Il Icij è una rete fondata nel 1997 con l’obiettivo di smascherare la corruzione e i crimini transnazionali e i loro responsabili, composta anche da specialisti, esperti informatici, legali e controllori.

Così sono uscite dall’ombra la riservatezza e il mistero che hanno circondato da sempre lo studio legale Mf, una delle più grandi società al mondo per la gestione di conti offshore, una macchina capace di allestire veicoli societari nei più lontani paradisi fiscali, grazie a più di 30 uffici dislocati dappertutto: Bahamas, British Virgin Islands, Gibilterra, Lussemburgo, Svizzera, Samoa, Seychelles e tanti altri.

I dati dei cosiddetti Panama Papers offrono uno sguardo raro ad un mondo che può esistere solo nelle ombre, a dimostrazione di come un’industria globale, guidata da grandi banche, studi legali e società di gestione del risparmio gestisce segretamente i beni dei ricchi e famosi del mondo.

I nomi di 12 leader mondiali sono nominati nei documenti: i leader attuali includono il presidente argentino Mauricio Macri, il  primo ministro Sigmundur Davíð Gunnlaugsson dell’Islanda e il presidente ucraino Petro Poroshenko. I loro portavoce, rispondendo alle richieste del Icij per un commento, hanno negato qualsiasi addebito. Ma il leader islandese, dopo aver negato in un’intervista televisiva di avere posseduto una società offshore, martedì si è dimesso dall’incarico. Inoltre il re dell’Arabia Saudita e il presidente dell’Azerbaigian insieme al primo ministro.

Altri nomi eccellenti di ex leader, quali il dittatore libico Muammar Gheddafi e il deposto presidente egiziano Hosni Mubarak. Vengono coinvolti anche parenti del presidente siriano Bashar Al-Assad, o nomi della cerchia di Vladimir Putin. Un elenco molto più lungo dei nomi di decine di politici di livello più basso di tutto il mondo, tra cui un parente di un potente leder cinese e membri del gabinetto di Islanda. Oltre i politici, i papers citano nomi di celebrità e atleti professionisti insieme e funzionari della Fifa, truffatori e trafficanti di droga.

Ma è il Regno Unito a rivendicare il secondo posto, nel grafico pubblicato da Icij, per il numero di aziende con legami di lavoro con il gigante panamense. Il Regno Unito ha avuto 1.924 intermediari – secondo solo a Hong Kong con 2.212. Più di 300mila aziende si sono servite di Mossack Fonseca per registrarsi nei paradisi fiscali britannici. Nominato anche il defunto padre di David Cameron, morto nel 2010, che ha utilizzato lo studio legale panamense per proteggere il suo fondo d’investimento.

Mentre l’evasione fiscale è illegale nel Regno Unito, l’elusione o la minimizzazione fiscale di solito è legale. Il Cancelliere Ombra, John McDonnell, ha dichiarato: “Le rivelazioni delle Panama Papers sono estremamente gravi. Cameron ha promesso e non è riuscito a porre fine al segreto fiscale e a reprimere i sistemi off-shore ‘moralmente inaccettabili’, ora è necessaria un’azione reale”.

In realtà la segretezza dei paradisi fiscali – tra cui le Isole Vergini Britanniche – consentono ai criminali di passare inosservati.

Secondo Robert Palmer di Global Witness, che si batte contro lo sfruttamento delle grandi aziende a livello mondiale, le imprese off-shore “possono agire come veicoli in fuga per terroristi, dittatori, riciclatori di denaro ed evasori fiscali di tutto il mondo”.

“I Panama Papers mettono in evidenza il ruolo chiave che giocano i paradisi fiscali legati al Regno Unito – come le Isole Vergine britanniche – nel consentire ad una élites privilegiata di evitare di pagare la giusta quota d’imposta”.

“Le persone nei Paesi più poveri del mondo pagano il prezzo più alto per i miliardi di soldi delle tasse persi quando i loro governi non sono in grado di finanziare l’assistenza sanitaria salvavita, come ostetriche o vaccinazioni”.

Sta di fatto che viviamo in una società drammaticamente inegualitaria e violenta nei rapporti di classe, dove l’evasione fiscale a livello mondiale ammonta a 35mila miliardi di dollari, di cui poco più di mille solo in Europa, collimando spesso col deficit pubblico e finendo inesorabilmente con l’aumento della pressione tributaria su cittadini e imprese.

E’ errato parlare di “paradisi fiscali”, in quanto si tratta di una classe sociale che trascende i confini nazionali, un’esigua minoranza. Una minoranza influente, tuttavia.

Mostra altro

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio

IlFaroSulMondo.it usa i cookies, anche di terze parti. Ti invitiamo a dare il consenso così da proseguire al meglio con una navigazione ottimizzata. maggiori informazioni

Le attuali impostazioni permettono l'utilizzo dei cookies al fine di fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Se continui ad utilizzare questo sito web senza cambiare le tue impostazioni dei cookies o cliccando "OK, accetto" nel banner in basso ne acconsenterai l'utilizzo.

Chiudi