Palestina, Unesco e protezione Beni Culturali secondo il diritto internazionale
Il patrimonio culturale presente nel territorio della Palestina occupata, unico nel suo genere, a causa delle politiche di ebraicizzazione di Israele rischia la distruzione. Con l’eliminazione del patrimonio culturale, la relazione tra passato, presente e il futuro ovvero l’identità storica viene eliminata. In questa situazione il contrasto tra l’emergenza causata dal conflitto da una parte e la conservazione dei beni culturali per le future generazioni dall’altra, mette tutti i Paesi davanti agli obiettivi contrastanti.
Nel presente articolo descriviamo il ruolo dell’organizzazione Unesco per impedire o quantomeno ridurre gli effetti devastanti causati dall’azioni intenzionate e fuori legge di Israele contro i beni culturali.
Colpire, saccheggiare e la distruzione dei beni culturali sia in un conflitto armato sia nelle azioni intenzionate in una situazione d’emergenza, hanno una storia abbastanza lunga. Basti pensare alla distruzione delle biblioteche e beni culturali dell’antica Persia da parte di Alessandro Magno, la distruzione delle biblioteche greche nella città di Alessandria in cui bruciano più di 400mila volumi (624 DC). La depredazione della città di Costantinopoli nella quarta crociata, la distruzione della città di Samarcanda da parte Gengis Khan fino alla distruzione dei beni culturali nel periodo della seconda guerra mondiale per arrivare ai tempi nostri per confermare la realtà che il terrorismo culturale continua il suo percorso.
Effettivamente il crollo dell’attuale ordine causato dalla guerra mette a rischio i luoghi e il patrimonio culturale. Esiste la necessità di redigere una struttura giuridica nelle convenzioni e riconoscere ufficialmente i diversi principi nei diritti intenzionali. Tuttavia, la distruzione del patrimonio culturale purtroppo fa parte della natura dei conflitti armati nonostante l’approvazione delle convenzioni internazionali.
Nelle maggior parte delle situazioni di guerra, la tutela del patrimonio culturale non viene considerata. Il regime giuridico internazionale attuale fino dove riesce ad agire in modo adeguato per tutelare il patrimonio culturale? La Palestina come membro dell’organizzazione Unesco come può difendere i suoi diritti per tutelare e chiedere la restituzione del suo patrimonio culturale saccheggiato?
In questo articolo possiamo confermare che queste azioni rappresentano un genocidio della cultura palestinese. Con l’ingresso della Palestina nell’organizzazione Unesco si apre la strada per chiedere il suo diritto. La distruzione dei beni culturali da parte di Israele rappresenta un crimine di guerra contro l’umanità.
Genocidio Culturale in Palestina
Sono quasi 4mila luoghi storici distrutti o al rischio di distruzione, a causa delle politiche israeliane per le costruzioni illegittime degli insediamenti e per la costruzione della barriera di separazione.
Un fattore che in qualche modo rappresenta un genocidio culturale e non è stato preso in considerazione. Da più di un secolo il patrimonio e i beni culturali della Palestina vengono saccheggiati da Israele e altri Stati complici.
Si può notare la distruzione dei luoghi sacri dei musulmani su larga scala. Più di 400 villaggi palestinesi all’interno dei confini dei territori occupati sono stati distrutti nel corso della guerra nel 1948 e negli anni successivi.
L’11 aprile 2002, il comitato dei beni culturali del mondo presso Unesco ha espresso solamente il suo dispiacere nei confronti delle azioni illegali di Israele contro i beni culturali della Palestina. Il Relatore speciale della Nazioni Unite per i diritti umani nella sua relazione tratta la questione della possibilità di accesso ai luoghi sacri e conferma che nelle maggior parte dei casi l’estinzione delle società ha come scopo la distruzione dei luoghi sacri e i beni culturali.
Uno dei più devastanti aspetti del genocidio culturali dei palestinesi attraverso Israele si è materializzato a Gerusalemme. Una città che viene considerata santa per tutte religioni monoteiste. Inoltre, dal punto di vista storico e culturale è conosciuta come simbolo dell’Identità per palestinesi come la Torre Eiffel per francesi, oppure le Piramidi Egizie per l’Egitto. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato più di 20 risoluzioni senza ottenere nessun risultato per condannare Israele e l’occupazione militare della Cisgiordania e di Gerusalemme. Sono stati distrutti diversi luoghi di culto come le moschee, le chiese dall’inizio dell’occupazione israeliana.
I pellegrini cristiani provenienti dal tutto il mondo possono visitare il Santo Sepolcro a Gerusalemme tranne i cristiani palestinesi che vivono poco distanti da questi luoghi. Israele cerca di eliminare l’identità culturale dei palestinesi sia cristiani che musulmani.
Unesco, Palestina e il patrimonio culturale
Nel 23 novembre 2011, la Palestina approvando alcune convenzioni diventa un Paese membro dell’Unesco. Questo riconoscimento ha dato l’avvio accelerato per riconoscerla come un Stato indipendente confermato ripetutamente nell’assemblea generale delle Nazioni Unite.
La richiesta presentato dalla Palestina per diventare un Paese membro nell’Unesco è una delle soluzioni valide per la realizzazione dei diritti della Palestina come un Stato nell’ordine dei diritti internazionali. Questa iniziativa nella risoluzione numero A/67/L25 dell’Assemblea generale del 29 novembre 2012 è stata riconfermata in modo chiaro per promuovere la posizione sovranità della Palestina.
Per quanto riguarda la commercializzazione del patrimonio culturale, il trattato del 1970 emette delle restrizioni e divieti, ma Israele ancora non ha firmato questo trattato, ma continua a saccheggiare i beni culturali della Palestina.
La legge patrimoniale di Israele nel 1978 riconosce il possesso delle opere di antiquariato eliminando attraverso una sanatoria tutti gli affari e commerci illegali stipulati prima del 1978. I documenti confermano che le etichette delle opere antiche saccheggiate vengono modificate per poter essere commercializzate con le opere simili e l’autorità giudiziaria di Israele conferisce il consenso della compravendita delle opere antiche illegali.
Conclusione
1 – I diritti dei cittadini per quanto concerne i beni culturali nell’ambito dei diritti internazionali contemporanei prende la forma senza conoscere i confini geografici e nazionali e diventa un patrimonio dell’umanità e gli Stati hanno il dovere solamente di conservare e tutelare questo patrimonio. Conservare e tutelare il patrimonio culturale nel periodo di occupazione o guerra è un dovere morale.
Ogni danno contro il patrimonio culturale è un danno contro l’umanità anche perché ogni danno contro il patrimonio, distrugge la conoscenza esatta e valida dalle civiltà antiche e istituisce un odio eterno e ostacola il processo della pace. Inoltre, la restituzione delle opere è un processo lungo con i costi elevati e a volte impossibile.
Il regolamento internazionale per la tutela del patrimonio culturale nei conflitti armati è una procedura in via di sviluppo che non è stato ancora completato e conferisce il dovere di tutelare di beni culturali allo Stato in cui il bene proviene e altri stati possono intervenire solo previa l’approvazione delle istituzioni internazionali come l’Unesco e il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
2 – Il regime israeliano con la distruzione dei luoghi sacri e di culto e facilitare il processo della commercializzazione dei beni culturali, prepara il terreno per poter continuare il processo della sua occupazione e sterminio culturale. Questa politica continua il suo percorso nonostante le diverse risoluzioni approvate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite come la risoluzione numero 242 del 1967 e risoluzione numero 1544 del 2004.
Considerando i vari trattati e accordi internazionali che riconoscono la sovranità della Palestina come accordi di Camp David (1978), Oslo (1991), Cairo (1994) e Washington (1995), le risoluzioni numero 242 e 338 a diventare la Palestina come un Stato membro presso l’Organizzazione Unesco, si può sensibilizzare i palestinesi alla tutela e conservazione dei loro beni culturali.
In questo quadro l’Unesco ha definito una soluzione efficace basata sugli standard internazionali attraverso la promozione della relazione dei palestinesi con il loro beni culturali per conferire il dovere di tutelare il loro patrimonio culturale.
La Palestina può approvare i documenti dell’Unesco e altri trattati internazionali per completare il quadro presentato dall’Ente per organizzare gli eventi, valorizzare e tutelare il suo patrimonio culturale, beneficiare della presenza degli esperti nella regione e attivare il meccanismo di Interpol per difendere il suo patrimonio culturale.
3 – La tutela dei beni culturali non può essere un fattore secondario perché senza cultura nessuna società può esistere.
di Meysam Hagh Seresht e Ali Reza Arash Pour