Palestina: l’apatia dell’Onu devasta quanto le bombe israeliane
Martedì 14 ottobre il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban ki-moon è arrivato nella Striscia di Gaza per verificare la devastazione dell’enclave costiera causata dalla recente aggressione israeliana. “Nessuna sessione del Consiglio di Sicurezza, nessuna relazione e nessuna riunione informativa avrebbero potuto prepararmi a quello che ho visto oggi”, sono state le sue prime parole dopo aver visitato le aree maggiormente colpite dai raids israeliani. Ban Ki-moon è giunto nella Striscia tramite il Valico di Erez, tra Israele e Gaza. Ha potuto constatare con i propri occhi la distruzione e la devastazione provocati dall’operazione “Protective Edge” condotta dal governo di Tel Aviv, visitando le rovine di Shujayeh a Gaza City e il vicino campo profughi di Jabalia, zone che hanno subito i bombardamenti più massicci durante l’offensiva israeliana. Sono circa 108mila gli sfollati dell’ultimo massacro e martedì alcuni di essi, accampati davanti alle macerie di quelle che un tempo erano le loro abitazioni, hanno salutato con speranza il passaggio del convoglio delle auto bianche dell’Onu. Ban Ki-moon ha incontrato il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas e il primo ministro Rami Hamdallah a Ramallah e durante una conferenza stampa ha dichiarato che la devastazione che ha visto giungendo nella Striscia è peggiore di quella provocata dall’operazione “Piombo Fuso” nel 2008-2009. “Questa volta, io sono qui con un messaggio di speranza – la speranza di ricostruire Gaza e la creazione di un futuro migliore per il popolo”, ha dichiarato ed ha aggiunto: “Dobbiamo fermare questo interminabile, inutile, insensato ciclo di sofferenza”.
Ban Ki-moon si è recato anche in Israele, dove ha incontrato Netanyahu e diversi leaders politici ai quali ha chiesto di rinunciare alla costruzione di nuovi insediamenti, che “sono una chiara violazione del Diritto Internazionale”. La visita di Ban ki-moon nella regione segue la conferenza internazionale a Il Cairo, tenutasi domenica 12 ottobre con l’intento di raccogliere fondi per la ricostruzione della Striscia di Gaza. Alla conferenza hanno partecipato i rappresentanti di 50 Paesi, tra cui 30 Ministri degli Esteri, insieme ai rappresentanti di innumerevoli organizzazioni umanitarie internazionali. I partecipanti alla conferenza si sono impegnati a donare 5,4 miliardi di dollari per i Palestinesi, la metà dei quali andranno alla ricostruzione della Striscia di Gaza. La concessione e l’erogazione dei fondi saranno supervisionate congiuntamente dalle Nazioni Unite e dall’Autorità Palestinese. Intanto una prima spedizione carica di materiali da costruzione è giunta a Gaza martedì 14 ottobre, con l’intento di poter avviare la riedificazione delle infrastrutture e delle abitazioni distrutte o danneggiate nei 51 giorni dell’offensiva israeliana “Protective Edge”.
In merito alla riconciliazione tra Hamas e Fatah in vista della costituzione di un governo palestinese di unità nazionale, per cui si era compiuto un primo importante passo ad aprile, e che aveva subito una brusca battuta d’arresto a causa dell’offensiva israeliana su Gaza, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha accolto con favore i tentativi di avvicinamento tra le due fazioni palestinesi ed ha parlato di “una grande opportunità” di unire la Cisgiordania e Gaza sotto un’unica leadership palestinese. Alla conferenza del Cairo, Ban ki-moon ha dichiarato che “le cause profonde delle recenti ostilità” consistono sostanzialmente in “un’occupazione restrittiva che dura da quasi mezzo secolo, la continua negazione dei diritti dei palestinesi e la mancanza di progressi tangibili nei negoziati di pace”. E, a tal proposito, ha esortato entrambe le parti a riprendere i colloqui di pace.
E’ forse lecito chiedersi cosa si aspettasse di trovare Ban ki-moon a Gaza. Pensava forse che 51 giorni di massicci bombardamenti da parte del quarto esercito più potente al mondo avessero lasciato solo delle piccole crepe negli edifici? O pensava che i numeri che quotidianamente gli venivano comunicati fossero altro che non i 2140 civili palestinesi uccisi, gli 11mila feriti, i 108mila sfollati? Forse era all’oscuro anche del fatto che si invitavano i civili a rifugiarsi nelle scuole delle Nazioni Unite, dove sarebbero stati al sicuro, per poi bombardarle con centinaia di persone dentro. La verità è che l’apatia dell’Onu è semplicemente vergognosa. Se formalmente Israele viene condannato per le continue violazioni delle leggi internazionali, nella pratica queste “condanne formali” non si traducono mai in una punizione che metta fine alle violazioni e renda giustizia alle vittime. La “ferma” condanna di Ban ki-moon dell’operato del governo di Tel Aviv nell’ultima offensiva contro la popolazione della Striscia di Gaza va ad aggiungersi alle 77 risoluzioni Onu trasgredite da Israele e per le quali non ha mai pagato e alla Quarta Convenzione di Ginevra. Ultima considerazione: qualcuno avvisi Ban ki-moon che anche stavolta il suo appello alla pace è caduto nel vuoto: poche ore dopo, come riporta Nena News “una moschea nei pressi del villaggio di Aqraba (Nablus, Cisgiordania) è stata data alle fiamme. Secondo fonti palestinesi un gruppo di coloni avrebbe rotto le porte e le finestre della moschea di Abu Bakr al-Saddiq, l’avrebbe vandalizzata con scritte razziste prima di darle fuoco. L’intervento degli abitanti di Aqraba avrebbe ridotto i danni alla moschea causati dalle fiamme”.