Attualità

Palermo, questa sconosciuta

di Mauro Indelicato

L’altro giorno ero a Palermo, questa sconosciuta, città che neanche gli stessi palermitani forse conoscono a fondo; a Palermo ti rendi subito conto di una cosa: qui non vale il detto “o con me o contro di me”, qui il rosa ed il nero, l’amore e l’odio, non si distinguono, si intrecciano a formare un mistero ed un enigma che circonda ogni angolo del capoluogo siciliano.

L’ho provato sulla mia pelle: io da Palermo sono scappato circa tre anni fa, all’improvviso, senza dare comunicazione a nessuno, di punto in bianco ho fatto le valigie e sono sceso ad Agrigento; però, il fascino di quella città mi ha sempre colpito, nonostante tutto non so perchè, l’odio profondo per la vita palermitana era un tutt’uno con l’amore verso una città che da secoli è al centro della cultura, della politica, degli affari di mezza Europa, nel bene e nel male, insomma, Palermo è sempre Palermo.

E’ un luogo in cui nel volgere di pochi chilometri incontri tracce del mondo classico, del mondo arabo, del mondo bizantino, del mondo normanno, del mondo barocco, fino poi ad arrivare al cemento squallido dello squallido mondo attuale.

Passeggiavo in via Bernini, tra i vialetti di quello che fu il covo di Riina, lì dove “u pedi incritatu” ha passato gli ultimi anni di latitanza ed ho avuto la sensazione di essere nella “vera” Montecitorio o nella “vera” piazza Affari degli anni ’80, come se la gran parte della vita italiana fosse stata decisa in quei luoghi talmente protetti dalla vegetazione, che il sole siculo non vi penetra e l’aria si fa tetra e scura, come l’anima di quei boia che tra quei vialetti vivevano e da dove, magari tra un tuffo in piscina ed una pausa caffè, decidevano chi doveva morire e chi doveva vivere.

Forse sta anche in questo il fascino di Palermo: nel bene o nel male, è una città che silenziosamente da secoli è più importante di Roma, Milano o Bruxelles a livello politico e finanziario; da qui passa tutto, qui si decide tutto, è così da tanto tempo.

Del resto, chiunque ha voluto l’Europa, è passato prima per l’Italia e chiunque ha voluto l’Italia è passato per prima dalla Sicilia: le prime colonie greche furono in Sicilia, gli arabi sbarcarono in Sicilia con l’intento di arrivare a Roma, Garibaldi con i suoi mille non partì dalla Campania, sbarcò a Calatafimi, gli americani non pianificarono mica lo sbarco in Normandia senza prima aver conquistato la Sicilia.

La storia recente poi, è tutta sviluppata in Sicilia ed in particolare a Palermo: troppo importante la posizione dell’isola in mezzo al Mediterraneo nel periodo della guerra fredda per potere dare ai siciliani una vera autonomia decisionale e delle condizioni di vita e sociali adeguate allo sviluppo; e così ecco il potere della mafia, dei grandi poteri forti travisati in padri della democrazia, e così soprattutto ecco come la tenuta dell’Italia nello scacchiere Nato dipendesse quasi esclusivamente dalla tenuta della Dc sull’isola, e quindi la storia assiste impotente ai patti scellerati politica-mafia, che hanno devastato il territorio, l’economia e l’anima della Sicilia.

Tutti i misteri italiani, hanno a che fare in qualche modo con Palermo e la Sicilia: Mattei, Dalla Chiesa, l’Eni, Salvatore Giuliano, Portella della Ginestra, da qui è passato davvero di tutto. Quando cammini a Palermo, sai che anche nell’angolo più sperduto della città potrebbe essere avvenuto un incontro o un episodio che ha cambiato il corso della storia.

Dalle stragi in poi, Palermo è davvero “caput mundi”; non a caso, tutti i processi più importanti della seconda repubblica, sono ancora in corso qui: Andreotti, Dell’Utri, Berlusconi, la trattativa stato-mafia, le bombe di Milano e Firenze, Mancino, D’Ambrosio, Contrada, Napolitano e chi più ne ha più ne metta, la sensazione è che a Palermo si sia deciso tutto il corso della nostra storia.

Ma vedendo i volti buoni di questa città, la sua cultura, le sue bellezze, il suo fascino, la domanda è una: quando potrò camminare in una Palermo “liberata” dal suo peso nella storia e lasciata in pace e tranquilla di decidere il proprio destino? Quando l’intera Sicilia potrà essere sovrana e libera da tutto il marcio di questi terribili anni? Soprattutto, quando noi siciliani capiremo i giganteschi imbrogli che giorno dopo giorno distruggono sogni e speranze di un popolo che vuole semplicemente gustare il suo mare africano e l’odore delle proprie campagne?

Chissà se questo XXI secolo potrà essere, alla luce della fine del “modello europeo” e dell’Europa, il secolo della “causa siciliana”; del resto, l’Europa ha perso la sua anima e la sua sovranità e forse, come hanno fatto tutti i conquistatori passati, dovrà guardare alla Sicilia per tentare anche una pur minima risalita.

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