Pacchetto Sicurezza punisce rivolte carcerarie
Pacchetto Sicurezza – “L’articolo 415-bis del codice penale punisce fino a otto anni di carcere chiunque, all’interno di un istituto penitenziario, mediante atti di violenza o minaccia, di resistenza anche passiva all’esecuzione degli ordini impartiti ovvero mediante tentativi di evasione, commessi da tre o più persone riunite, promuove, organizza, dirige una rivolta”.
Questo è l’articolo presente nel nuovo Pacchetto Sicurezza che il Governo Meloni sta per varare e se dovesse essere approvato, la natura del carcere cambierà in modo netto e autoritario. Un pacchetto Sicurezza che mira a rassicurare più che assicurare. Misure repressive che hanno come unico obiettivo quello di reprimere e non di “curare” situazioni ormai conosciute, ma che mandano un segnale ben chiaro alla società, senza cambiare di una virgola le situazioni affrontate.
Rimanendo nell’ambito del carcere, quello che il governo Meloni vuol fare è creare un reato di lesa maestà carceraria, decidendo di stravolgere il modello penitenziario repubblicano e costituzionale. L’articolo 415-bis è un’arma che minaccia la popolazione detenuta: la violenza di un detenuto verso un agente della Polizia Penitenziaria, già perseguito, viene adesso parificata alla resistenza passiva e alla tentata evasione.
Celle sovraffollate e malessere
In sostanza, se tre detenuti che si trovano a condividere una cella angusta e si rifiutato di obbedire ad un ordine del secondino con modalità di resistenza passiva, scatterà la denuncia per rivolta. In questo modo un detenuto che è entrato in carcere per scontare qualche mese per un semplice reato si potrebbe ritrovare a scontare pene decennali. Questo lo priverebbe di poter accedere ai benefici penitenziari perché la rivolta viene parificata ai delitti di mafia e terrorismo. Il governo, non contento, ha inoltre aggiunto il “tentativo di evasione” tra le modalità di realizzazione della rivolta.
Disciplina sul corpo del carcerato
Disciplina e silenzio in un contesto di vita estremamente duro. Ricatti verso i detenuti che non dovranno dissentire, protestare e opporsi ai desiderata di qualunque ordine carcerario. Trasformazione del detenuto in un corpo inerte che deve solo obbedire ad ordini, molte volte irrazionali o che ledono la sua dignità.
Pacchetto Sicurezza e promesse elettorali
Il governo Meloni promette quello che gli aggrada, e lo fa soprattutto verso i sindacati autonomi di polizia regalando un uso indiscriminato delle armi, un’idea di superiorità assoluta di chi indossa la divisa rispetto a qualunque altro lavoratore. Il carcere deve tornare ad essere, secondo la filosofia del governo, il luogo in cui il detenuto cammina a testa bassa e radente ai muri. Nel caso che un detenuto voglia denunciare un abuso scatterà in automatico la denuncia per rivolta.
di Sebastiano Lo Monaco