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Onu rimuove coalizione saudita e israeliana dalla blacklist

Il Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres, è stato fortemente criticato per aver rimosso dalla lista nera almeno otto coalizioni responsabili di aver violato i diritti fondamentali di numerosi bambini durante i conflitti armati.

Ogni anno, l’Ufficio delle Nazioni Unite del Rappresentante Speciale del Segretario generale per i bambini e i conflitti armati pubblica un Rapporto sulla situazione dei bambini vittime dei conflitti armati. In questo documento vengono elencate, in una sorta di blacklist, le parti in conflitto che reclutano o utilizzano bambini violando gli obblighi internazionali.

Nell’ultimo Rapporto annuale del Segretario generale dell’Onu su infanzia e conflitti armati, Antonio Guterres, ha rimosso dalla lista nera alcune coalizioni, fra cui quella guidata dall’Arabia Saudita in Yemen (Coalition to Support Legitimacy in Yemen) e quella israeliana (Israeli forces) tenuto conto della diminuzione nel numero di uccisioni e mutilazioni di bambini commesse da queste parti. La decisione ha fatto discutere vari gruppi e associazioni umanitarie impegnati nella protezione dei diritti dei bambini.

Secondo Watchlist on Children, rete globale per la difesa dei bambini, la rimozione della coalizione saudita dalla blacklist è in contrasto con i criteri di cancellazione stabiliti nel 2010 secondo i quali una parte deve aver cessato, e non diminuito, ogni violazione per un periodo di almeno un anno. Né la coalizione guidata dai sauditi né quella israeliana soddisfano questi criteri.

Onu: i dati

Il Rapporto del Segretario Generale dell’Onu afferma che la coalizione a guida saudita in Yemen è responsabile di 222 vittime minori nel 2019. Per quanto riguarda Israele la situazione è ancora più tragica. I bambini palestinesi continuano ad essere coinvolti nel conflitto israelo-palestinese e, nonostante le aberranti violazioni dei diritti dei bambini da parte dell’esercito israeliano, quest’ultimo non è stato ancora inserito nella blacklist.

Nel 2019, le Nazioni Unite hanno verificato violazioni contro 1.565 bambini palestinesi e 6 israeliani (1.486 ragazzi, 85 ragazze). Nel 2018, invece, le Nazioni Unite hanno verificato il maggior numero di bambini palestinesi uccisi (59) e feriti (2.756) dal 2014 da parte della coalizione israeliana.

Tuttavia, secondo il Segretario Generale dell’Onu, la coalizione guidata dai sauditi e quella sionista hanno messo in campo sufficienti azioni per proteggere i bambini e ridurre il numero delle uccisioni e mutilazioni, a tal punto da essere meritevoli di non essere inseriti nella blacklist.

A seguito della notizia, Watchlist insieme ad altre associazioni umanitarie e Ong ha inviato una serie di lettere indirizzate a Guterres per esortare ad una lista più accurata degli autori di violazioni contro i bambini e che rifletta le prove verificate dal Meccanismo di monitoraggio e reporting (Mrm) delle Nazioni Unite. Watchlist riferisce che, negli anni, Israele e gli Stati Uniti hanno condotto intense pressioni affinchè non venissero inseriti nella blacklist.

Anche Riyad, nel 2016, aveva indotto l’allora Segretario Generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, a rimuovere la propria coalizione dalla lista minacciando, altrimenti, di tagliare i fondi destinati ai progetti dell’Onu.

Complicità internazionale

Nonostante la ratifica della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza da parte della maggioranza degli Stati membri dell’Organizzazione, nel 2019 le Nazioni Unite hanno riscontrato oltre 25mila gravi violazioni contro i bambini in 19 Paesi colpiti da conflitti armati. I bambini sono costretti fin dalla più tenera età a vedere e toccare con mano uccisioni, guerra, situazioni che non dovrebbero nemmeno immaginare. Oltretutto, i bambini sono i minor responsabili dei conflitti. Sicuramente la pace rimane lo strumento più potente per ridurre le violazioni contro i bambini, ma è necessario anche non giustificare nè “applaudire” alcun attore finchè coinvolto nella violazione dei diritti di anche solo un/a bambino/a.

di Sara Soliman

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