Onu: 14mila abitazioni palestinesi colpite da ordini di demolizione
In un rapporto pubblicato lunedì 7 settembre e intitolato “Sotto Minaccia”, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha) ha messo in luce come tra il 1988 e il 2014 il regime israeliano abbia emesso più di 14mila ordini di demolizione di proprietà palestinesi. Di questi: 8.110 (il 57,57%) sono attualmente in corso; 2.802 (il 19,89%) sono già stati eseguiti; 2.454 (il 17,42%) sono in attesa a causa di procedimenti giudiziari; 570 (il 4,05%) sono pronti per essere eseguiti. Questi dati non includono i 343 ordini di demolizione che secondo le coordinate fornite all’Onu dall’Amministrazione Civile Israeliana (Ica) cadono in aree diverse dall’Area C (Area A, Area B, Area H2 Hebron, Gerusalemme Est o porzioni di territorio disabitato).
Il rapporto evidenzia come le famiglie colpite dagli ordini di demolizione vadano incontro a un futuro incerto e pericoloso, costrette a cercare un altro posto in cui vivere e prive di qualsiasi mezzo di sussistenza. Le autorità israeliane giustificano la loro condotta asserendo che le case e le proprietà sono sprovviste di permessi di costruzione, ma è ampiamente dimostrato che Israele concede molto raramente questi permessi e sempre dopo attese di molti anni e un iter giudiziario che la maggior parte delle famiglie palestinesi coinvolte non è nelle condizioni di sostenere.
Secondo i dati divulgati dalle Nazioni Unite, ad agosto le autorità israeliane hanno abbattuto 143 tra case private e strutture palestinesi, il numero più alto negli ultimi 5 anni. Il 3 settembre Israele ha raso al suolo 7 strutture di proprietà palestinese nella Cisgiordania centrale, nella comunità beduina di Tayba Est. Negli stessi giorni 31 organizzazioni internazionali, tra cui Oxfam e Amnesty International, hanno aspramente criticato l’ondata di demolizioni in Cisgiordania, motivata dal sempre crescente bisogno dei coloni di occupare interamente la West Bank e dalla scellerata politica espansionistica israeliana.
A questo proposito è intervenuto a New York Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban ki-moon, il quale in una conferenza stampa ha ribadito l’obbligo per le autorità israeliane di “revocare i piani che potrebbero comportare il trasferimento forzato delle comunità palestinesi e di attuare una pianificazione inclusiva che consenta lo sviluppo residenziale della popolazione palestinese”.
Più di mezzo milione di israeliani vivono in circa 120 insediamenti in continua espansione, costruiti sottraendo vaste aree di territorio alla popolazione palestinese a partire dall’occupazione della Cisgiordania nel 1967. Gli insediamenti israeliani sono considerati illegali secondo il Diritto Internazionale e secondo la IV Convenzione di Ginevra, che vieta la costruzione su terre occupate.