Ondata di condanne contro atrocità del regime israeliano
La commissione di indagine dell’Onu sulle violazioni del regime israeliano nel conflitto palestinese ha riferito la scorsa settimana che l’uccisione dei manifestanti palestinesi sul confine della Striscia di Gaza da parte delle forze israeliane rappresenta l’ennesimo crimine di guerra di Israele. Per questo motivo, ha chiesto il rinvio a giudizio della sicurezza israeliana e dei capi militari. Il rapporto, pubblicato il 2 febbraio da un comitato di investigatori delle Nazioni Unite, afferma che i cecchini dell’esercito israeliano e alcuni comandanti hanno deliberatamente preso di mira pacifici manifestanti palestinesi durante la “Marcia del Ritorno“, che non rappresentavano una minaccia per la sicurezza degli israeliani. Il rapporto indica che i soldati israeliani hanno deliberatamente preso di mira anche giornalisti, squadre di soccorso e bambini, in chiara violazione delle convenzioni internazionali.
“Trentacinque bambini, due giornalisti e tre paramedici” chiaramente contrassegnati “erano tra quelli uccisi dalle forze israeliane, in violazione del diritto internazionale umanitario“, ha dichiarato l’agenzia di stampa Reuters citando il rapporto, aggiungendo che gli investigatori invieranno questi risultati all’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, che dovrà condividerli con la Corte penale internazionale. Secondo il Ministero della Salute di Gaza, dall’avvio della “Grande Marcia del Ritorno”, il 14 maggio scorso, a seguito del trasferimento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv ad Al-Quds (Gerusalemme), 260 dimostranti palestinesi sono stati uccisi dal fuoco degli israeliani con oltre 26mila feriti. Tuttavia, le cifre della Commissione d’inchiesta dell’Onu mostrano numeri molto più bassi: 189 morti e 6.100 feriti.
Subito dopo il rilascio dei risultati dell’indagine, i funzionari israeliani, come sempre, hanno respinto il rapporto e messo in discussione la qualifica e l’indipendenza degli investigatori selezionati a livello internazionale. Nella prima reazione, Yisrael Katz, il ministro degli Esteri del regime israeliano, ha definito il rapporto “ostile, ingannevole e prevenuto”, affermando che nessuno dovrebbe mettere in discussione il diritto israeliano all’autodifesa. Anche il primo ministro Benjamin Netanyahu ha rigettato i risultati dell’indagine.
“Il consiglio sta stabilendo nuovi record nell’ipocrisia e nelle bugie, dall’odio ossessivo verso Israele”, ha dichiarato Netanyahu, aggiungendo che il regime di Tel Aviv resta “l’unica democrazia in Medio Oriente“. A dicembre dello scorso anno, Nikkei Haley, la dimissionaria inviata americana alle Nazioni Unite, ha ammesso che il numero delle risoluzioni anti-israeliane delle Nazioni Unite approvate dal Consiglio per i diritti umani contro Tel Aviv erano le più numerose di tutte le risoluzioni e relazioni dell’Hrc mai emesse contro vari Paesi in tutto il mondo.
L’ondata globale di condanna delle misure atrocemente repressive del regime israeliano contro i palestinesi ha innescato la risposta di Tel Aviv riducendo il numero dei rappresentati nell’Hrc. La decisione è arrivata solo due giorni dopo che gli Stati Uniti hanno lasciato l’organo delle Nazioni Unite. Le mosse delle due parti hanno ricevuto una condanna totale in tutto il mondo, con molti analisti che sostengono che Washington e Tel Aviv vogliono continuare la loro violenza contro i palestinesi senza contestazioni da parte della legge internazionale.
La Grande Marcia del Ritorno
La Grande Marcia del Ritorno che ha visto il suo 49° round la scorsa settimana, si svolge sul confine strettamente sorvegliato tra Gaza e territori occupati. Le marce sono ora un enorme incubo per i leader israeliani che non sanno come reprimere i raduni pacifici senza attirare critiche internazionali. L’influenza delle proteste pacifiche palestinesi sulla consapevolezza dell’opinione pubblica occidentale della natura repressiva e bellica israeliana, in un’epoca in cui i social media difficilmente consentono un’efficace censura, è stata di una misura tale che persino gli alleati occidentali di Tel Aviv non riescono più a gestire efficacemente l’onda occidentale di riprovazione per i crimini israeliani. L’Occidente, sotto la pressione dell’opinione pubblica, critica occasionalmente le azioni israeliane, qualcosa che rende furiosi i leader di Tel Aviv.
Le posizioni filo-palestinesi non sono limitate al pubblico. Dopo il rapporto di Gaza dell’Onu, Jeremy Corbyn, leader del Partito laburista britannico, in un post su Twitter ha messo in evidenza il massacro dei palestinesi da parte degli israeliani e ha invitato il governo a congelare i contratti di armi con Tel Aviv.
Il fallimento israeliano incoraggia i palestinesi a intensificare le loro proteste contro l’occupazione e chiede il ritorno alla loro madrepatria. Ahmad al-Mudalal, alto funzionario del Movimento del Jihad Islamico in Palestina, ha espresso soddisfazione per il rapporto dell’Hrc e ha affermato che questo è stato solo l’inizio di una commissione che negli ultimi mesi ha alzato la voce contro l’occupazione israeliana. “Gli occupanti che uccidono i bambini, le donne e gli anziani sono i veri criminali. I crimini contro il popolo palestinese sono crimini contro l’umanità. I criminali dovrebbero essere assicurati alla giustizia”, ha dichiarato Al-Mudalal, sottolineando la volontà di continuare la Grande Marcia del Ritorno fino a quando gli obiettivi finali dell’assedio di Gaza si infrangeranno e si realizzerà il ritorno degli sfollati palestinesi.
di Cinzia Palmacci
Scrittrice, blogger e web writer verainformazionerealtime.blogspot.com