L’Olp strangola Gaza per fare pressioni su Hamas
Gaza da anni è immersa nel buio in un gioco di colpe senza fine tra l’Autorità Palestinese e Hamas. L’Ap dominata da Fatah e Hamas che controlla Gaza si sono accusati da anni per una crisi elettrica nell’enclave costiera assediata. Ora il ministro per gli Affari civili dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) afferma di smettere di pagare l’elettricità nella Striscia di Gaza assediata e di “asciugare” il flusso di fondi al territorio in modo da esercitare maggiori pressioni sul movimento di Residenza palestinese Hamas.
Hussein al-Sheikh, funzionario dell’Olp della Cisgiordania, ha dichiarato alla radio locale che il suo governo avrebbe smesso di pagare 11 milioni di dollari al mese per l’energia elettrica che il regime israeliano vende a Gaza, “non continueremo a finanziare il colpo di Stato di Hamas a Gaza”.
Infatti Mahmoud Abbas, leader dell’Olp, sta tenendo nell’oscurità oltre due milioni di residenti della Striscia di Gaza, che già soffrono di un assedio di dieci anni imposto dal regime israeliano, una offerta ai funzionaria del regime israeliano e ai loro alleati americani, in particolare a Doland Trump con cui Abbas si deve incontrare in questi giorni.
Decine di migliaia di dipendenti dell’Autorità palestinese a Gaza stanno vedendo i loro stipendi tagliati di almeno il 30 per cento e molti lavoratori si aspettano di essere costretti ad un pensionamento anticipato. L’assistenza che l’Olp dà ai sistemi di salute e benessere di Gaza probabilmente è destinata a ridursi drasticamente. E se non si trova in un prossimo futuro una soluzione alla frattura tra Hamas e Fatah, il presidente dell’Olp, Mahmoud Abbas, è tenuto a dichiarare Gaza e Hamas in stato di ribellione e forse addirittura etichettare Hamas un’organizzazione terroristica.
Durante un’assemblea di ambasciatori palestinesi da tutto il mondo tenutasi in Bahrain l’11 aprile, Abbas ha affermato che intende prendere una vigorosa azione contro la “situazione pericolosa” che Hamas ha creato a Gaza. Pochi giorni dopo, ha ordinato i tagli di stipendio, a seguito dell’annuncio dell’Unione europea all’inizio di quest’anno, che non avrebbe più finanziato salari per i dipendenti dell’Olp a Gaza.
Il regime di Tel Aviv ha imposto un assedio totale su Gaza, di cui controlla l’accesso ad eccezione del confine egiziano e controlla tutte le frontiere tra Gaza e la Cisgiordania. L’Egitto ha contribuito al blocco di terra, dell’aria e del mare sull’enclave. Le autorità israeliane hanno mantenuto gli accessi alla Striscia di Gaza per la maggior parte del tempo chiusi negli ultimi due decenni.
Il pretesto politico ufficiale per la punizione è stato la decisione di Hamas di istituire un consiglio amministrativo per gestire i servizi pubblici a Gaza – sostanzialmente un quasi governo. Ciò eluderebbe la decisione del giugno 2014 di istituire un governo di unità palestinese fino alle prossime elezioni parlamentari e presidenziali. Hamas avrebbe volentieri sciolto il consiglio e lasciato che il governo dell’unità guidasse Gaza inclusi i suoi attraversamenti di frontiera, se l’Olp avesse trattato Gaza allo stesso modo della Cisgiordania.
Se Fatah afferma che Hamas non gli permette il controllo corretto su Gaza, Hamas dal canto suo sostiene che l’Autorità Palestinese è discriminatoria sistematicamente verso Gaza, il che rende necessario il consiglio amministrativo. Ma questo non spiega l’improvviso cambiamento della politica dell’Olp, tre anni dopo il Governo dell’Unità dei Palestinesi.
Una spiegazione offerta dalle fonti palestinesi riguarda l’umore generale contro Hamas, sia a livello regionale che internazionale, soprattutto a Washington. Abbas, dicono, vuole portare una “dote” quando incontrerà Trump, dal momento che il presidente Usa ha fatto della lotta al “terrorismo” un principio chiave della sua politica estera. Inoltre, l’Egitto, la Giordania, l’Arabia Saudita e gli Stati del Golfo Persico condividono questo principio e tutti considerano Abbas l’unico partner di qualsiasi processo diplomatico possibile.
Sta di fatto che la stessa Banca Mondiale ha espresso profonda preoccupazione per il deterioramento delle condizioni di vita nella Striscia di Gaza, affermando che la continua carenza di carburante e frequenti tagli di energia hanno portato l’enclave assediata israeliana sull’orlo di una devastante “crisi umanitaria”.
di Cristina Amoroso