Nuovo Comitato israeliano per la demolizione di 50mila case palestinesi
Cinquantamila abitazioni palestinesi all’interno della Palestina occupata nel 1948 rischiano la demolizione in forma di punizione collettiva funzionale alla pulizia etnica dei palestinesi attuata da Israele. Le proprietà palestinesi sono minacciate oggi da nuove raccomandazioni rilasciate da un Comitato Speciale formato ad hoc per per la gestione del demanio pubblico come delle proprietà private. Il Comitato avrebbe anche il potere di attivare l’esecuzione materiale dell’abbattimento di case.
Fatta la legge, trovato l’inganno.
Il pretesto “mancanza di licenze edilizie e abusi nelle costruzioni” è quello storicamente utilizzato dallo Stato di Israele per giustificare unilateralmente questa pratica criminale. Non si tratta di una novità ma rappresenta un’ulteriore sfida alla guerra demografica attuata da Israele per contenere e rimuovere l’ancestrale presenza della popolazione originaria dalla terra.
A conferma del ruolo politico di simili enti esecutori la pulizia etnica della Palestina, il Comitato Speciale incaricato di demolire 50mila abitazioni deterrebbe anche potere, mezzi e risorse a sufficienza per agire indipendentemente dal processo burocratico dell’occupazione. Così ad esempio avrebbe anche potere sulla polizia israeliana.
Alla pratica delle demolizioni edilizie si ricollegano le deportazioni perché perduta la casa, quasi certamente i palestinesi colpiti dalla punizione saranno costretti-forzati a spostarsi all’interno o all’esterno dell’area in questione, fino ad allontanarsi per sempre dalla Palestina.
Politicamente rovinosa la politica del governo Netanyahu continua a distinguersi per i toni decisionisti-impositivi con la promozione di leggi razziste e criminali verso il popolo palestinese.