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Nuova offensiva contro la Russia, Ue avvia procedimento contro Gazprom

di Salvo Ardizzone

Mercoledì scorso, a seguito di un’istruttoria che si trascinava da oltre due anni, la commissaria Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager, ha rotto improvvisamente gli indugi e aperto un procedimento contro Gazprom, il colosso russo del gas, accusandolo di manovre monopolistiche in otto Paesi Ue dell’Est Europa.

È un fatto arcinoto che il gas russo sia vitale per la gran parte degli Stati Ue, e in alcuni, come i Paesi Baltici e la Bulgaria, le sue forniture sfiorino il 100% del fabbisogno e poco meno in altri come Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca.

È altrettanto noto che questa dipendenza sia strutturale, perché, malgrado i tentativi che vanno avanti dallo scoppiare della crisi ucraina, non c’è modo di sostituire quelle forniture, che sono la logica conseguenza della stretta dipendenza fra i due sistemi, Ue e Russia, naturalmente complementari; esattamente quello che le sanzioni imposte da Washington vogliono mettere in crisi, come primario obiettivo geopolitico.

Adesso, dopo aver varato una serie di norme energetiche fatte su misura per colpire Gazprom (il cosiddetto Terzo Pacchetto) ed affossare il South Steam, il gasdotto che avrebbe assicurato un potente flusso di metano ai Balcani e all’Europa Centrale, bypassando le turbolenze ucraine, la Ue compie un altro atto autolesionista.

Malgrado le smentite di circostanza, è impossibile non vedere nel procedimento contro Gazprom un chiaro atto politico ispirato dalle pressioni di Washington, e che s’inquadra nella campagna di provocazioni che la Casa Bianca sta portando avanti per rialzare la tensione fra la Ue e la Russia, scemata dopo gli accordi di Minsk.

Ma c’è un altro motivo dietro l’improvvisa uscita della Vestager: è in corso il brutale negoziato con cui la Ue vuole piegare la Grecia di Tsipras, imponendole i suoi diktat lacrime e sangue. I motivi di tanto accanimento sono più d’uno: umiliando Atene, Berlino ammonisce Roma e Parigi; inoltre, dimostrando il fallimento del programma di Syriza, Bruxelles depotenzia il pericolo d’un contagio politico che potrebbe insidiare l’attuale sistema di potere, arginando la spinta di altri movimenti come Podemos in Spagna.

Nel negoziato, però, s’era inserito un elemento nuovo a cui Tsipras s’era aggrappato per non capitolare immediatamente: nel recente incontro di Mosca con Putin, s’era parlato del passaggio in Grecia del Turkish Stream, erede dell’affossato South Stream, e alcuni giorni fa è stato ad Atene Alexey Miller, il numero uno di Gazprom, per negoziare i termini d’un accordo che avrebbe contemplato l’anticipazione di fondi (pare da 3 a 5 Mld) per i diritti di passaggio.

L’offensiva della Ue, con un contenzioso che prevede una multa fino a 14 Mld, oltre a mettere in difficoltà Gazprom in un momento tutt’altro che felice, stroncherebbe in un colpo solo il nuovo gasdotto e le speranze greche d’avere una boccata di liquidità, mentre conduce la partita con Bruxelles.

È l’ennesima dimostrazione della completa sudditanza dell’Europa ai desideri di Washington; è l’ennesima dimostrazione di come la Ue non esista come soggetto politico, limitandosi ad applicare i desideri d’oltre Atlantico e, in subordine, quelli del suo unico centro di potere: Berlino.

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