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Non si ferma l’appropriazione di terre palestinesi da parte di Israele

di Manuela Comito

Domenica 31 agosto le autorità israeliane hanno annunciato la confisca di 400 ettari di terreno privato di proprietà palestinese a sud di Betlemme, nella parte meridionale della Cisgiordania. I proprietari palestinesi hanno 45 giorni di tempo per far ricorso e opporsi all’ordinanza; 45 giorni, trascorsi i quali perderanno ogni diritto sulla propria terra che diventerà di dominio israeliano. Muhammad Ghuneimat, sindaco della vicina città di Surif ha dichiarato a Ma’an che i militari israeliani hanno confiscato interi uliveti di proprietà di palestinesi residenti nelle città di Surif, Husan, al-Jabaa e Betlemme. Pare sia l’ennesima ritorsione per il presunto rapimento e uccisione dei tre coloni israeliani di cui sono ritenuti responsabili tre palestinesi residenti ad Al-Khalil, anche se non vi è nessuna prova del loro coinvolgimento.

Peace Now ha espresso profonda preoccupazione per questo ennesimo sopruso ai danni dei palestinesi. In un comunicato diramato domenica 31 agosto si legge, tra l’altro: “Peace Now vede questa dichiarazione come prova che il primo ministro Netanyahu non aspira a un nuovo ‘orizzonte diplomatico’ ma continua a porre ostacoli alla visione dei due Stati e persegue l’obiettivo di un solo Stato. Dichiarando 4000 dunams ‘ terra di Stato’, il governo israeliano colpisce a tradimento il presidente Mahmoud Abbas e tutte le forze palestinesi, dimostrando per l’ennesima volta che con la violenza i palestinesi ottengono risultati mentre la non violenza porta solo all’espansione delle colonie”. Secondo quanto riporta Peace Now, parte dei terreni confiscati è già destinata all’insediamento illegale di Gvaot, che fa parte dell’insediamento di Gush Etzion. Sin dai primi anni ’90 alcuni coloni si erano trasferiti nella zona appropriandosi di terra palestinese, in un’area non riconosciuta dalle autorità israeliane, ma di fatto protetta dall’esercito di Tel Aviv.

La mossa israeliana, che mira all’espansione e al rafforzamento dell’insediamento, ha ricevuto il plauso del consiglio degli insediamenti di Etzion che, in una dichiarazione rilasciata nelle ore successive all’annuncio della confisca, ha elogiato la decisione delle autorità israeliane che “apre la strada per la nuova città di Gvaot”. Dalla metà di giugno le autorità israeliane hanno annunciato l’edificazione di 1472 nuove unità abitative in tutta la Cisgiordania, destinate ad ospitare più di seimila coloni. Gli insediamenti israeliani sono volutamente costruiti per “accerchiare” interi villaggi palestinesi, con lo scopo di impedire la realizzazione di uno Stato palestinese unitario e contiguo.

Crediamo sia doveroso ricordare che, come si legge nel Manifesto della Campagna Bds (Boicottaggio-Disinvestimento-Sanzioni), “Le colonie sono illegali secondo il diritto internazionale e sono parte integrante del processo in corso di colonizzazione e distruzione ambientale della terra e dell’agricoltura palestinese, del furto dell’acqua e dell’abuso dei diritti dei lavoratori palestinesi”. E’, inoltre, opportuno citare alcuni articoli della IV Convenzione di Ginevra, che il governo israeliano sistematicamente e impunemente viola: “Le persone protette hanno diritto, in ogni circostanza, al rispetto della loro persona, del loro onore, dei loro diritti familiari, delle loro convinzioni e pratiche religiose, delle loro consuetudini e dei loro costumi” (art.27 – sezione I – DISPOSIZIONI COMUNI PER I TERRITORI DELLE PARTI IN CONFLITTO E I TERRITORI OCCUPATI – IV Convenzione di Ginevra). “La Potenza occupante non potrà procedere alla deportazione o al trasferimento di una parte della sua propria popolazione civile nel territorio da essa occupato” ( art.49 – sezione III TERRITORI OCCUPATI – IV Convenzione di Ginevra). “Vietato alla Potenza occupante di distruggere beni mobili o immobili appartenenti individualmente o collettivamente a persone private, allo Stato o a enti pubblici, a organizzazioni sociali o a cooperative, salvo nel caso in cui tali distruzioni fossero rese assolutamente necessarie dalle operazioni militari” ( art.53 – sezione III TERRITORI OCCUPATI – IV Convenzione di Ginevra).

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