No alle trivellazioni, proteste a Licata
Il movimento No alle trivelle è sceso in piazza a Licata in Sicilia, dove oltre duemila cittadini si sono dati appuntamento per manifestare pacificamente e dire No alle trivellazioni dinnanzi al mare di Licata. La manifestazione non intendeva solo mettere in risalto la problematica delle trivelle ma smuovere anche le coscienze sull’operato dell’Eni che nel mare siciliano ha interessi a sfruttare le risorse naturali.
A Licata si è dato voce a quel progetto definito “Offshore ibleo” che consiste nella riapertura di due giacimenti marini già esistenti che si trovano a poca distanza dalle coste di Licata e di Palma di Montechiaro. I manifestanti hanno contrastato strenuamente l’idea che questo progetto possa prendere vita, anche se la multinazionale ha deciso di ignorare la voce di chi in quelle zone ci vive ed ha dato il via ai lavori senza tenere conto dell’attuale situazione economica del territorio e senza tenere conto del rischio idrogeologico a cui si va incontro.
Il tutto avviene nel silenzio della Regione Siciliana rappresentata da Nello Musumeci che si trova in tutt’altre faccende affaccendato, malgrado se lo stesso governatore siciliano nella campagna elettorali aveva messo la tutela dell’ambiente tra le priorità del suo mandato.
La manifestazione di Licata ha cercato di riportare all’attenzione il fatto che siano i territori a decidere del proprio destino visto che è l’abitante del luogo a conoscere bene la situazione. Purtroppo, dalla Sicilia alla Puglia sino al Piemonte il tutto si scontra con la realpolitik del governo giallo-verde che sulle questioni territoriali, a parte le campagne elettorali, si è dimostrato poco deciso sul da farsi.
Sulle trivellazioni è intervenuto anche il vicepremier Di Maio affermando: “La ricetta per uscire dalla crisi è investire in nuove tecnologie e in energie differenti, quindi basta con queste trivelle: dobbiamo portare entro il 2030 l’Italia a produrre il 30% di energie rinnovabili, dobbiamo necessariamente aumentare le misure di welfare”.
Come questo si possa coniugare con i desideri del socio Salvini è tutto da vedere, visto che il ministro dell’Interno ha una visione diametralmente opposta sulle grandi opere essendosi da sempre dimostrato favorevole a Tav e Tap, anche se a sentire il Presidente del Circolo Lega Licata, Annalisa Tardino, non è stata la Lega di Salvini a dire di Si alle trivelle.
Sul tema trivelle è stato indetto un referendum abrogativo tenutosi il 17 aprile 2016, per proporre l’abrogazione della norma che estende la durata delle concessioni per estrarre idrocarburi in zone di mare (entro 12 miglia nautiche dalla costa) sino all’esaurimento della vita utile dei rispettivi giacimenti. Malgrado la netta preponderanza dei suffragi favorevoli all’abrogazione della norma, il referendum non produsse effetti poiché votò soltanto il 31,19% degli elettori residenti in Italia e all’estero. Gli italiani astenendosi dal voto hanno detto Si alle trivelle.
di Sebastiano Lo Monaco