Niscemi. Una selva di antenne ad altissimo costo energetico
Attualmente a Niscemi sono installate una quarantina di antenne di trasmissione HF (alta frequenza) ed una LF. Quest’ultimo impianto trasmette su una frequenza di 39,9-45,5 kHz, contribuendo alle comunicazioni supersegrete delle forze di superficie, sottomarine, aeree e terrestri e dei centri C4I (Command, Control, Computer, Communications and Intelligence) di Stati Uniti ed alleati NATO. A partire dalla fine degli anni ’90, le stazione di Niscemi, Aguada (Portorico), Keflavik (Islanda) e Awase (Giappone) sono state dotate del sistema di trasmissione LF “AN/FRT-95”, che ha consentito alle forze armate Usa di accrescere la copertura nelle regioni del Nord Atlantico e del Nord Pacifico. Il trasmettitore AN/FRT-95A opera tra i 24 ed i 160 kHz con una potenza compresa tra i 280 kW e i 500 kW, ma il sistema permette l’estendere in caso di necessità sino ai 2,000 kW.
A seguito della chiusura della stazione di Keflavik, nel dicembre 2006 sono state assegnate a NavComtelsta – Niscemi tutte le funzioni di collegamento in bassa frequenza con i sottomarini strategici operanti nella regione atlantica. L’impianto terrestre MUOS sarà in VHF-UHF (Very High Frequency ed Ultra High Frequency), con frequenze che raggiungeranno valori compresi tra i 244 e i 380 MHz. Le onde radio VHF-UHF attraversano la ionosfera senza venire riflesse e per questo vengono usate per le trasmissioni extraspaziali con i satelliti artificiali. Esse possono anche essere usate per trasmissioni terrestri oltre l’orizzonte utilizzando le irregolarità della troposfera (la parte bassa dell’atmosfera). Queste irregolarità riflettono le onde in tutte le direzioni, consentendo ai segnali UHF di disperdersi su vaste aree geografiche.
Se è ignoto l’impatto sulla salute dell’uomo e ambiente delle onde elettromagnetiche della stazione di Niscemi, amministratori e cittadini dovrebbero comunque allarmarsi per gli additivi ed altri prodotti nocivi contenuti nelle spropositate quantità di gasolio divorate dagli impianti di telecomunicazione della base. Stando ai dati forniti dal Pentagono, nel solo periodo compreso tra il 2003 e il 2005 il “Sito di Trasmissione” di Niscemi è stato rifornito di 2.100mila litri di gasolio (tipologia DF2), pari ad un consumo di 700mila litri l’anno. Di per sé il dato non dice molto se non lo si compara con il consumo di altre infrastrutture militari Usa in Italia, ben differenti per grandezza e funzioni dalla “minuscola” stazione di Niscemi. A Sigonella, ad esempio, nello stesso periodo sono stati consumati 10.400mila litri di gasolio; 9.100mila di litri il consumo a Camp Darby (Livorno); 18milioni ad Aviano (Pordenone).
Che Niscemi sia una stazione del tutto “anomala” dal punto di vista energetico, traspare dalla verifica dei consumi di altre importanti installazioni di telecomunicazione che gli Stati Uniti possiedono in Italia. Il potente impianto di generazione elettrica per i sistemi radar di Napoli-Capodichino, ad esempio, ha richiesto appena 550mila litri di gasolio DF2. La stazione Usa-Nato dell’isola di Tavolara, in Sardegna, anch’essa utilizzata per le comunicazioni LF con i sottomarini, ha divorato 300mila litri, quantità sette volte inferiore a quella di Niscemi.
Ma nessuno si preoccupa di controllare la dispersione dei prodotti di combustione nell’atmosfera, nel suolo e nell’acqua dell’onnivoro impianto siciliano.