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Come sta cambiando Cuba

di Irene Masala

Dai Rolling Stones alla visita di Obama, questa settimana segna la riapertura ufficiale di Cuba al mondo “occidentale”. Per la prima volta dal 1928 un presidente americano ha messo piede sull’isola e per la prima volta un gruppo storico come i Rolling Stones si esibirà gratuitamente per i cubani in un concerto nello stadio della capitale. La visita di Obama è avvenuta il 21 marzo, quella dei rocker per il 25 marzo e si prevede un afflusso di circa quattrocentomila persone. Due differenti aspetti della fine del bloqueo imposto dagli Stati Uniti, che andranno a influenzare la futura economia e società cubana. Il presidente Barak Obama era infatti accompagnato da Arne Sorenson, amministratore delegato della catena alberghiera Hilton, che intravede nel mercato cubano ottime possibilità d’investimento. E non è l’unica grande azienda a stelle e strisce ad avere mire sull’Avana, anche la Starwood Hotels & Resorts e la AT&T hanno intrapreso una serie di trattative per iniziare a operare nell’isola. La prima ha già programmato l’inaugurazione di due strutture nell’isola, la seconda punta invece ad attivare una rete di roaming per i servizi della telefonia mobile.

In questo proliferare di accordi economici, che vedono aziende americane, canadesi, spagnole correre nella gara a chi riesce a portare a casa l’affare migliore, anche l’Unione Europea non vuole rimanere indietro. L’11 marzo l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini e Bruno Rodriguez Parilla, ministro degli Esteri di Cuba, hanno siglato un accordo di cooperazione politico economica tra l’Isola latino-americana e i 28 stati membri. “Questo è un passo storico nelle nostre relazioni che segna la fine della Posizione Comune” è stato il commento della Mogherini che fa riferimento alla posizione assunta, su richiesta della Spagna nel 1996, dai Paesi dell’Unione nei confronti dell’Avana che prevedeva la chiusura del credito e dei legami di cooperazione.

È chiaro che i piani degli Stati Uniti per Cuba non sono cambiati, l’obiettivo resta sempre quello di mostrare al mondo il fallimento della rivoluzione cubana, ultimo baluardo delle divisioni della guerra fredda. Ad essere cambiata è invece la strategia, anni di embargo non hanno fatto altro che radicalizzare l’atteggiamento dei cubani nei confronti del way of life made in Usa. L’apertura economica rappresenterà invece il modo più semplice per far entrare lo stile di vita occidentale nell’Isola caraibica, senza peraltro che questo processo venga in alcun modo avvertito come imposizione. Sarà un processo “indolore e quasi naturale” come avvenuto in altri Paesi dell’America Latina quali Argentina, Ecuador o Bolivia.

Così, dopo decenni di sopravvivenza che hanno reso Cuba un paradiso quasi imprigionato nel tempo per turisti nostalgici di uno stile di vita ormai perduto, quel fascino surreale che ancora la caratterizza potrebbe pian piano sparire al grido di “we will rock you”.

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