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25 Aprile: un rito ormai vuoto in una Nazione serva

Sono passati 77 anni ma l’anniversario del 25 Aprile è ormai un rito vuoto, celebrato da una politica ipocrita e corrotta in un’Italia indifferente, che sa cogliere solo l’occasione della festa per farsi un altro ponte vacanziero.

Non potrebbe essere diverso: arriva in una Nazione cinica e senza valori, in cui la corruzione è norma e la sopraffazione del più potente sul debole una costante. Un quadro desolante di cialtroneria in cui qualsiasi ideale è deriso e vale solo uno squallido edonismo fine a se stesso.

Arriva in una Nazione serva, pronta a inchinarsi a chi si mostra forte: Washington, Berlino, ma anche lobby e centri di potere grandi e piccoli, ognuno capace d’imporre il suo interesse. Una Nazione apatica, che ha perso la capacità di ribellarsi, buona solo a mugugnare o a seguire acriticamente il “fenomeno” di turno a cui affidare cuore e cervello. Una Nazione priva di speranza, mai come adesso preda di diseguaglianze, in cui poveri e disagiati sono un’enormità e di cui a nessuno interessa. Un Paese allo sbando che sta affondando, stordito dalle storie bugiarde dei media che raccontano un Paese che non c’è.

Per questo mai come adesso serve una nuova Resistenza, un movimento che svegli le coscienze e dia consapevolezza sull’oggi, sul mondo quale è divenuto adesso; che dia valori veri quali l’avversione ai soprusi, alle diseguaglianze, allo sfruttamento; la vicinanza agli oppressi, agli esclusi, ai perseguitati; che dia un messaggio di dignità e giustizia.

“25 Aprile: quale Liberazione?

Una nuova Resistenza che smascheri le sudditanze a cui è assoggettata l’Italia e che la sfruttano facendola serva degli interessi altrui, e smascheri pure quei “santoni” che accarezzando la pancia della gente costruiscono le proprie fortune.

Un messaggio difficile, quasi impossibile per una Società che ha da tempo rinunciato a pensare, a riflettere, a credere in qualcosa; una Società egoista, abituata ad anteporre il suo immediato interesse a tutto il resto. Un messaggio indigesto per tutti coloro, e sono tanti, che si lamentano additando i privilegi degli altri e mai i propri, per cui questo mondo è pur sempre comodo e non si sognano di provare a cambiarlo.

Comunque sia, il 25 Aprile ricordiamo che il mondo è assai diverso da allora, ma asservimento, sfruttamento, ingiustizia e diseguaglianze dominano in un’Italia che attende sempre d’essere liberata.

di Redazione

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