Nigeria, non si ferma la repressione contro minoranza sciita
Nigeria, la polizia reprime con violenza il corteo di protesta di musulmani sciiti che manifestavano per chiedere la liberazione del loro leader, lo sceicco Ibrahim Zakzaky.
Un altro violento attacco ai sostenitori del Movimento Islamico della Nigeria (Imn), il più importante movimento musulmano sciita in Africa. Polizia e forze di sicurezza giovedì nelle strade di Abuja, capitale della Nigeria, hanno disperso la manifestazione con gas lacrimogeni.
Ancora una volta, gli sciiti chiedevano la liberazione dei loro leader, lo sceicco Ibrahim Zakzaky, dopo il massacro dei loro membri a Zaria. Lo sceicco Ibrahim Zakzaky è la figura principale e leader spirituale del Movimento islamico in Nigeria. Dei 180 milioni di abitanti della Nigeria, circa il 50 per cento è musulmano, una piccola minoranza dei quali appartengono all’Islam sciita.
Il 25 luglio del 2014, l’esercito nigeriano uccise 35 seguaci di Ibrahim Zakzaky, tra cui tre dei suoi figli, dopo un corteo pro-palestinese a Zaria. Il rapporto di questo massacro – conosciuto come “il massacro di Al-Quds di Zaria – e il ruolo dei militari è stato pubblicato nell’ottobre dello stesso anno dalla Commissione Islamica per i Diritti Umani del Regno Unito.
Il 12 e 13 dicembre del 2015 i militari nigeriani aprirono il fuoco contro gli sciiti in Zaria causando 347 morti, centinaia di feriti e molti altri scomparsi. I soldati nigeriani attaccarono i musulmani sciiti che partecipavano ad una cerimonia in un centro religioso a Zaria, accusandoli di bloccare il convoglio del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito nigeriano, Tenente Generale Tukur Yusuf Buratai, con il tentativo di assassinarlo.
Dopo lo spargimento di sangue, conosciuto come “il massacro di Zaria”, i militari arrestarono Zakzaky nello stesso mese di dicembre. Il religioso è rimasto gravemente ferito a seguito del trattamento ricevuto dai militari, che gli ha causato la perdita di un occhio.
Amnesty International ha cercato di fare luce sul massacro di centinaia di uomini, donne e bambini da parte dei soldati a Zaria e il tentativo di insabbiamento di questo crimine, che dimostra un totale disprezzo per la vita umana e le responsabilità dell’esercito. Come risulta dal rapporto pubblicato da Amnesty grazie alle prove raccolte sul campo, l’esercito nigeriano ha bruciato persone vive, ha raso al suolo gli edifici e gettato i corpi delle vittime in fosse comuni.
Il vero orrore di ciò che è accaduto nel corso di quei due giorni a Zaria sta solo ora venendo alla luce. Corpi lasciati abbandonati nelle strade e accatastati al di fuori della camera ardente, alcuni dei feriti bruciati vivi in un rozzo tentativo da parte delle autorità di distruggere e nascondere le prove.
Quanto alla prigionia di Ibrahim Zakzaky, di cui i manifestanti chiedono la liberazione, dal momento della sua detenzione il presidente iraniano Hassan Rouhani ha chiesto al presidente Muhammadu Buhari di avviare un’indagine sulle violenze di Zaria.
di Cristina Amoroso