Nigeria: fallite trattative con guerriglia del Delta
Il Governo della Nigeria e gli insorti del Delta del Niger si sono incontrati ai primi di novembre; la presenza del capo dello Stato Buhari e del vice presidente Osimbajo, testimonia l’importanza che Abuja dà alla sospensione degli attacchi contro le infrastrutture petrolifere e gasiere dell’area, che stanno falcidiando le rendite della Nigeria.
Non sono stati resi noti ufficialmente i nomi dei presenti fra la delegazione degli insorti, si sa solo che hanno presentato al Governo un documento in 16 punti, alla cui approvazione è subordinata la cessazione degli attacchi.
Tuttavia, malgrado l’enfasi data all’incontro, esso si è tradotto in un nulla di fatto per almeno due ragioni: da un canto erano assenti i gruppi più importanti degli insorti, compresi i “Vendicatori del Delta del Niger”, la vera forza della nuova insurrezione; dall’altro sta fallendo la classica strategia del Governo federale di “comprare” i capi delle bande per fermare le rivolte.
Da quanto è emerso, Buhari è riuscito a coinvolgere nell’incontro solo i vecchi capi, nella gran parte ormai screditati per essersi venduti troppe volte; d’altra parte, la recessione che sta fiaccando la Nigeria ed il rifiuto del Senato di chiedere nuovi prestiti internazionali, impediranno di mettere sul tavolo i 10 Mld di investimenti promessi alle comunità del Delta (e che in buona parte sarebbero finiti nelle tasche dei soliti capi milizia).
Nonostante l’inconcludenza dell’incontro (o forse proprio per questo), alla fine delle trattative Buhari ha provato comunque a fare la voce grossa, dicendo ai ribelli presenti che se avevano un altro Stato dove andare erano liberi di farlo. Una dichiarazione ai limiti della provocazione, stante le finalità espressamente separatiste della parte più forte della guerriglia.
Nel frattempo, a ricordare al Presidente gli altri problemi che ha addosso lui, e soprattutto la Nigeria, durante l’incontro è giunta notizia di sanguinosi attentati compiuti da Boko Haram, certo in grave difficoltà ma tutt’altro che sradicato.
La profonda crisi della Nigeria è destinata a peggiorare fino a quando non verrà arginata la spaventosa corruzione che divora l’intero Paese; fino a quando le depresse aree del nord-est rimarranno emarginate e fatte oggetto di una bestiale repressione, permettendo così a Boko Haram di sopravvivere e rigenerarsi; fino a quando il ricco Delta del Niger continuerà ad essere svenduto alle multinazionali del petrolio, distruggendo irrimediabilmente il territorio di popolazioni costrette alla miseria.
di Salvo Ardizzone