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Netanyahu e le promesse disattese

Il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha sempre annunciato con evidente arroganza che realizzerà tutti gli obiettivi che ha annunciato sinora dall’inizio dell’aggressione contro Gaza e il Libano. Tra questi obiettivi c’è quello di riportare i coloni sionisti nel nord della Palestina occupata con una serie di obiettivi che non abbiamo visto raggiungere fino ad ora, siano essi legati alla fine della Resistenza, alla rimozione di Hezbollah dai confini.

Ma la mattina di sabato 19 ottobre ha portato uno sviluppo strategico e storico, rappresentato dall’invio di un drone che ha superato tutte le tecnologie e le difese aeree sioniste e americane presenti in Israele, oltre a droni ed elicotteri, che ha colpito la residenza personale di Netanyahu a Cesarea, a sud di Haifa.

Lo sviluppo qualitativo che ha avuto luogo solleva molte domande urgenti e importanti nei diari di Israele, dei suoi leader della sicurezza e dei coloni sionisti, così come in diversi media. Netanyahu potrà tornare alla sua residenza con la moglie e i familiari (se non sono stati fatti uscire clandestinamente dall’entità per paura di essere presi di mira dai combattenti della Resistenza) o cercherà un altro luogo di residenza?

Netanyahu e gli obiettivi falliti

Il primo ministro israeliano non è riuscito a far ritornare a casa alcun sionista, i fatti dimostrano che molti di questi occupanti stanno fuggendo nel profondo di Israele. Il leader sionista non ha presentato all’opinione pubblica israeliana alcun vero piano su come risolvere il problema, mentre l’esercito israeliano, stremato, non riesce ad avanzare all’interno del territorio libanese.

Non c’è dubbio che le minacce e le promesse della Resistenza, fatte in precedenza dal martire Sayyed Hassan Nasrallah, secondo cui i sionisti non torneranno al nord prima del cessate il fuoco a Gaza e in Libano, si traducono ogni giorno in colpi sempre più dolorosi al nemico, prendendo di mira le profondità dell’entità usurpatrice, senza che l’esercito israeliano sia in grado di fornire protezione ai coloni sionisti.

Escalation della Resistenza

L’attacco alla residenza di Netanyahu rientra nel piano di escalation che la Resistenza ha iniziato ad adottare. Su questo aspetto Sheikh Naim Qassem, vice segretario generale di Hezbollah, è stato chiaro nel suo discorso televisivo del 16/10/2024, in cui ha affermato: “Hezbollah ha il diritto di prendere di mira qualsiasi luogo all’interno della Palestina perché Israele prende di mira tutto il Libano. Non ci sono più punti all’interno di un’equazione, perché gli israeliani hanno aperto questa equazione.”

In questo contesto, la Resistenza aveva precedentemente preso di mira la base generale della Brigata Golani a Binyamina, causando oltre cento tra soldati uccisi o feriti. Recentemente è diventato chiaro che il ritmo degli attacchi portati avanti dalla Resistenza è aumentato, poiché prendono di mira sempre più il territorio israeliano da Safed, Haifa e Netanya, fino alla periferia di Tel Aviv.

Qui è utile ricordare ciò che ha detto Sheikh Qassem, quando ha sottolineato che “l’unico modo per fermare l’aggressione e riconquistare la terra, è la fermezza della Resistenza e l’unione del suo popolo attorno ad essa. Siamo di fronte ad una bestia che non può sopportare che la Resistenza le impedisca di raggiungere i suoi obiettivi, ma noi saremo quelli che ne terranno le redini e la riporteranno all’ovile”.

di Redazione

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